MAL COMUNE

Riforma, i sindaci del Piemonte guadagneranno meno degli altri

La proposta del Pd in Parlamento aggancia le indennità a quelle dei consiglieri regionali. In Piemonte sono i più bassi. Ravetti: "Parificare gli stipendi degli eletti in tutte le Regioni con i nostri". E attacca la maggioranza: "Non vuole discutere il recovery fund"

“Se la proposta di legge del Pd per ridare dignità ai sindaci è, come spero, un primo passo verso il decentramento amministrativo e il federalismo e l’autonomismo regionale e non soltanto un’iniziativa per risolvere qualche problema, forse è arrivato il momento di uniformare gli stipendi dei consiglieri e delle giunte regionali”. 

Lancia un sasso nello stagno (anche del suo partito) Domenico Ravetti, capogruppo del Pd a Palazzo Lascaris nella passata legislatura e oggi, vicepresidente di quella commissione per l’Autonomia voluta con forza dalla Lega e che non a caso il consigliere dem tira in ballo nient’affatto marginalmente nel ragionamento che partendo dagli stipendi dei sindaci apre a uno scenario che valica i confini del Piemonte.

Il testo presentato in parlamento dal Pd, tra le altre innovazioni sul ruolo e la responsabilità dei sindaci, prevede che la loro retribuzione sia agganciata a quella dei consiglieri regionali. I sindaci delle città  metropolitane dovranno avere un trattamento economico pari a quello dei presidenti delle giunte regionali, i primi cittadini dei capoluoghi di regione il 90% del presidente di Regione, quelli dei capoluoghi di provincia il 90% dello stipendio dei regionali, poi a scendere nelle città con più di 500mila abitanti il sindaco avrà uno stipendio pari all'80%, del 70% per i 250mila e i 500mila abitanti, fino al 50% della retribuzione di un consigliere regionale per i comuni tra i 50mila e i 100mila abitanti e il 25% tra i 3mila e 5mila abitanti.

“Bene, ma non è giusto che sindaci vengano penalizzati o avvantaggiati dal fatto di veder collegato il loro stipendio a quello dei consiglieri regionali che, come si sa, differisce spesso in maniera notevole da Regione a Regione”, osserva Ravetti. Che lancia la sua proposta-richiesta a più di un destinatario. “Visto che il Piemonte è la Regione i cui consiglieri guadagnano meno rispetto a tutte le altre, si uniformino gli stipendi ai nostri”. Che non sono proprio disdicevoli, visto che ogni componente dell’assemblea di via Alfieri porta a casa in media più di 7mila euro netti. “Altrimenti avremo sindaci, soprattutto del Sud, che guadagneranno molto di più dei nostri e di quelli di altre regioni”. Un messaggio chiaro ai parlamentari del suo partito, ma che l’esponente dem rivolge anche al presidente del consiglio regionale, il leghista Stefano Allasia: “Porti questa istanza in conferenza dei presidenti dei consigli regionali”.

Alla Lega Ravetti si rivolge anche per esortarla “a smettere di sventolare bandierine, come quella della commissione Autonomia ed Enti Locali di cui sono vicepresidente e nella quale mi piacerebbe lavorare”. Evidente la polemica sull’attività della commissione stessa che proprio Allasia mise al primo punto dell’agenda del consiglio regionale all’inizio della legislatura. “È il luogo in cui affrontare e cercare di risolvere i problemi dei nostri sindaci, magari incominciando proprio dall’utilizzo dei fondi del Pnrr. Purtroppo questo finora non è accaduto”. 

Il consigliere del Pd ricorda come il suo gruppo, per il Piano nazionale di ripresa e resilienza avesse proposto di istituire una commissione apposita, “ma la maggioranza ci aveva risposto che se ne sarebbe dovuta occupare la commissione Autonomia, presieduta da Riccardo Lanzo, che non l’ha mai convocata per affrontare questo tema”. Per Ravetti “la Lega sbandiera l’autonomismo, ma quando è ora di applicarlo, anche per facilitare il lavoro dei sindaci, non lo fa. Il presidente Alberto Cirio ha raccolto un’enormità di progetti dai Comuni alimentando false speranze, senza che poi si valutassero con l’obiettivo di utilizzare al meglio i fondi. E senza generare illusioni nei sindaci la cui dignità passa anche da atteggiamenti come questo”.

Se poi si aggiunge che i primi cittadini piemontesi, la cui stragrande maggioranza guida comuni al di sotto dei 5mila abitanti, rischieranno di guadagnare molto meno rispetto ai colleghi delle altre regioni e la proposta di Ravetti si scontrerà con chi non ne vorrà sapere di ridursi lo stipendio, sui municipi del Piemonte non resterà che sventolare bandiera bianca.

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