La paga del Presidente

Dicono che… la candidatura alla presidenza di Circoscrizione faccia gola anche a chi ha davvero poche chance di vittoria. Soprattutto tra i partiti più piccoli, quelli ad altissimo rischio di non raggiungere il quorum, o tra quei “civici” in cerca d’autore il candidato presidente sarebbe quanto meno la garanzia di poter entrare nel parlamentino di quartiere. Ed è proprio attorno a questi scranni di ripiego che da giorni si assiste al più triste mercato delle vacche (anzi, delle poltroncine) tra minacce, ripicche e qualche repentino cambio di casacca.

Un puzzle che rischia di creare ben più di un grattacapo a tutti i principali candidati a sindaco alle prese con le rimostranze dei cespugli che cingono le rispettive coalizioni: come Articolo 1-Mdp nel centrosinistra, che invoca la “pari dignità rispetto agli altri alleati” minacciando di sbattere la porta, o i Verdi nelle trattative con il M5s, fino ai transfughi di Azione e Italia Viva sui lidi di Paolo Damilano. In tutte le coalizioni s’intensifica il pressing per ottenere almeno l’agognata candidatura e dunque un posto da eletti in un ente reso ancor più marginale dall’ultima amministrazione grillina, senza competenze né quattrini da spendere ma con un gettone di presenza per i consiglieri che in tempi di crisi alletta molti: 600-700 euro al mese. Tanto? Poco? Il problema è per fare cosa.

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