GRANA PADANA

Il virus infetta (e divide) la Lega

Sempre più lontani i due fronti interni: quello governativo apertamente Sì Vax e quello che sul Green Pass ammicca ai No Vax con le senatrici Casolati e Ferrero. Irritazione per il post della Meloni che difende l'infettivologo Garavelli e attacca il leghista Zulian

La nemesi cromatica che riporta l’abbandonato verde originario nella Lega quale tinta del pass vaccinale, anziché unire come accaduto per decenni divide anche l’ultimo partito leninista minando quella che spesso è stata anche la sua forza. 

C’è l’ala moderata, governativa e decisamente sì vax, quella dell’eminenza grigia Giancarlo Giorgetti, del governatore del Veneto Luca Zaia, dei suoi colleghi Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana con uno stuolo di assessori in cui si annovera anche quello alla Sanità del Piemonte Luigi Icardi, insieme agli altri colleghi di giunta sia pure con diverse intensità di moderatismo e giorgettismo. Per non dire di molti parlamentari incominciando da Paolo Tiramani che di vaccino se ne è fatto inoculare addirittura uno sperimentale, come il ReiThera, incappando poi nell'inghippo di vedersi negare il Green Pass. 

E c’è l’ala ribelle, balzata dal No Euro e No Europa al No Green Pass che ammicca fin troppo scopertamente ai No Vax, con la coppia Claudio Borghi e Alberto Bagnai, insieme al senatore ligure Armando Siri, protagonisti della manifestazione in Piazza del Popolo e conseguente presa di distanza del capogruppo alla Camera Riccardo Molinari che il giorno dopo tranchant spiegò: “Io non ci sono andato e ritengo che i miei colleghi abbiano sbagliato ad andare”, iscrivendosi di fatto alla corrente moderata pur restando meno lontano degli altri dal segretario. Che sta nel mezzo della tenaglia.

Il rivendicare di aver evitato che il green pass fosse necessario “anche per andare in bagno, come avrebbe voluto qualcuno della sinistra”, non basta a Matteo Salvini per evitare che Borghi gettasse benzina sul fuoco parlando di sconfitta, vellicando ulteriormente il fronte antivaccinista mentre sull’altro fronte al deputato veneto Alex Bazzaro che aveva spiegato di essersi vaccinato “non per scelta” sono arrivati gli strali di Zaia per il tramite del capogruppo della sua lista in consiglio regionale.

Fatti che non si sono registrati in Piemonte anche se, pur con accenti diversi, ormai ovunque è una Lega infettata dal virus al quale gli orientamenti già peraltro presenti e piuttosto definiti da tempo e su altri temi rispondono come anticorpi diversi. Pur sottotono rispetto al rumore provocato dai Borghi e da Bagnai, non sfuggono all’interno del partito piemontese le posizioni molto simili delle due senatrici torinesi Marzia Casolati e Roberta Ferrero, sostenitrici della manifestazione della discordia. E qui, in particolare sulla Ferrero, s’incrocia un’altra vicenda che si allarga oltre l’ambito del partito intrecciandosi con Fratelli d’Italia, sempre sul terreno delle misure legate alla campagna vaccinale e alla certificazione.

Non è stata presa per nulla bene dalla stragrande maggioranza dei parlamentari piemontesi della Lega, così come da altri esponenti di rilievo a livello regionale, la difesa a spada tratta di Giorgia Meloni nei confronti di Pietro Luigi Garavelli il primario infettivologo dell’ospedale di Novara la cui presenza un po’ di giorni fa alla manifestazione contro il Green Pass ad Alessandria ha suscitato un vespaio di polemiche, ma soprattutto ha portato all’apertura di un procedimento disciplinare nei suoi confronti da parte dell’Aou Maggiore della Carità. Pur dicendosi a favore dei vaccini ed egli stesso vaccinato, Garavelli aveva arringato la piccola folla spiegando le sue tesi, tra cui la perplessità sulla vaccinazione ai di sotto dei 40 anni. Il primario lontano dal suo posti di lavoro in ospedale orami da molti mesi a causa di un infortunio, con quella sua presenza annunciata avrebbe sollevato dubbi nel vertice dell’azienda ospedaliera di cui è dipendente e da qui l’apertura del procedimento.

Duro tweet della Meloni: “La sua colpa? – scrive la leader di FdI di Garavelli –. Aver partecipato a una manifestazione contro il Green Pass ad Alessandria. Da lì, l’ospedale Maggiore di Novara ha aperto la procedura per un’eventuale azione disciplinare e anche l’Ordine dei Medici sta valutando sanzioni. Nonostante i riconoscimenti per il grande lavoro svolto sulle terapie domiciliari, adesso viene trattato come un sovversivo”. Parole che hanno irritato non poco l’alleato, visto che a dirigere l’ospedale di Novara, da pochi mesi c’è Gianfranco Zulian, che della Lega è militante ed è stato pure candidato in passato alle amministrative novaresi. Chiamato nell’ottobre dello scorso anno a dirigere il settore emergenza Covid della sanità regionale, Zulian è una delle figure di riferimento nella sanità piemontese per il partito di Salvini. E, secondo la Meloni, sarebbe lui a trattare Garavelli come un “sovversivo”. Troppo anche per la Lega, già non poco irritata per l’atteggiamento degli alleati in Regione su più di un fronte. “Zulian ha fatto solo il suo dovere” spiega un parlamentare leghista, facendo intendere come quel post della Meloni sarebbe a dir poco fuori luogo. Ma tutti nel Carroccio salviniano sono su questa linea? La leader di FdI ricorda i riconoscimenti a Garavelli, da poco nominato Cavaliere al merito per il suo lavoro nell’emergenza Covid. Lui, appena ricevuta l’onorificenza, non aveva mancato di ringraziare due parlamentari: Gaetano Nastri senatore di FdI e, per la Lega, proprio la Ferrero.

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