EMERGENZA UMANITARIA

Afghanistan, i Comuni piemontesi pronti ad accogliere i profughi

Corsaro, presidente regionale Anci, conferma l'impegno dei sindaci. La posizione di Salvini (aiutare solo chi ha collaborato) crea imbarazzo negli amministratori locali leghisti. Muliere (Pd) ricorda l'esperienza dell'esodo albanese e l'anima solidale del Piemonte

“I Comuni piemontesi di fronte alla tragedia afghana sono pronti a dare il loro contributo di solidarietà e accoglienza, come non hanno mai mancato di fare. E non saremo noi sindaci nel momento dell’accoglienza a fare la differenza tra chi ha collaborato con le autorità italiane e chi comunque fugge da una situazione che è sotto gli occhi del mondo”. 

Andrea Corsaro è sindaco di Vercelli, ma in questo caso parla come presidente di Anci Piemonte, declinazione regionale dell’Associazione dei Comuni d’Italia il cui delegato all’immigrazione Matteo Biffoni, primo cittadino di Prato, nelle scorse ore ha ribadito come “i sindaci italiani sono pronti a fare la loro parte nell’accogliere le famiglie afghane”, aggiungendo che “non c’è tempo da perdere, il Governo si sta muovendo per salvare vite umane, attraverso l’azione delle prefetture sul territorio e i sindaci mettono a disposizione la propria esperienza, per questo abbiamo scritto al ministro dell’Interno e abbiamo avvisato il ministero della Difesa”.

È, dunque, un Piemonte dei comuni che passa oltre le disquisizioni su chi aiutare e chi no, chi accogliere perché ha collaborato nei vent’anni di presenza delle forze della coalizione occidentale e chi invece potrebbe essere lasciato al proprio destino nel Paese riconquistato dai talebani. Politico di centrodestra Corsaro, segna volontariamente o no una demarcazione rispetto alle parole del leader della Lega Matteo Salvini che rimandano proprio al riconoscimento del lavoro svolto con i militari, i diplomatici e le organizzazioni italiane come discrimine per l’accoglienza dei profughi.

Una posizione, quella di Salvini, che sta creando qualche imbarazzo negli stessi sindaci leghisti piemontesi che antepongono la fascia tricolore e l’impegno assunto con i propri concittadini anche sul fronte della solidarietà a una linea politica forse azzardata del Capitano. “Chi ha collaborato con lo Stato italiano deve essere accolto e aiutato. Tutti gli altri profughi devono essere distribuiti a livello europeo: bene ha fatto Salvini a dire che la risposta non può che essere comunitaria”, sintetizza cercando una via mediana Paolo Tiramani, deputato della Lega, ma anche sindaco di Borgosesia. “Siamo il Paese più accogliente di tutti, ora sia l'Europa a battere un colpo. Non possiamo essere sempre noi a prendere i migranti: ognuno si assuma la sua responsabilità”, chiosa l’onorevole sindaco che ha proposto di esporre la bandiera a mezz’asta in ogni municipio quale “simbolo del dolore per il destino che attende il popolo afghano dopo la presa di potere da parte dei Talebani”, un gesto rivolto “soprattutto alle donne destinate ancora una volta a pagare il prezzo più alto per l’insediamento di un regime che considera la donna null’altro che un bottino di guerra”.

“I comuni faranno la loro parte e il Piemonte non mancherà di farlo. Magari ci saranno enti più sensibili e altri meno, ma la solidarietà mostrata in occasioni precedenti non può che confermare lo spirito di solidarietà e disponibilità che è propria di ogni paese e città del Piemonte”, dice convinto il vicepresidente vicario di Anci Piemonte Emanuele Ramella Pralungo, sindaco del Pd di Occhieppo Superiore, nel Biellese.

Un altro ex sindaco dem, di Novi Ligure, attuale componente dell’esecutivo regionale di Anci, Rocchino Muliere, a lungo consigliere e capogruppo in Consiglio regionale, rimarca quella differenza che “porta gli amministratori locali di fronte a emergenze umanitarie a superare gli schieramenti e a mettersi a disposizione di chi soffre o, peggio, rischia la vita”. Muliere ricorda l’esperienza piemontese e l’impegno dei comuni all’epoca dell’esodo albanese, “Oggi come allora i nostri comuni hanno dimostrato di essere sempre pronti a rispondere alle emergenze umanitarie, oltrepassando opinioni politiche diverse. I sindaci hanno una responsabilità e mettono in primo piano le necessità più importanti rispetto all’appartenenza. Sono certo che anche in questa drammatica circostanza lo riconfermeranno, soprattutto in Piemonte”.

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