LA SACRA RUOTA

Stellantis resta senza componenti e ferma lo stabilimento da record

Alla Sevel (veicoli commerciali) mancano i semiconduttori, scatta la cassa integrazione. Uliano (Fim-Cisl): "Mai accaduto prima. Penalizzati gli impianti italiani negli approvvigionamenti?". Preoccupazione per gli altri siti produttivi anche a Torino

“Una situazione mai avvenuta prima, né con Fiat né con Fca”. Invece con Stellantis accade che uno stabilimento del gruppo, quello della Sevel di Chieti dove si producono veicoli commerciali, venga fermato per una settimana a causa della carenza di componenti, in particolare di semiconduttori. 

La sottolineatura del fatto che mai prima d’ora la produzione si sia dovuta fermare per mancanza di approvvigionamenti (e presumibilmente per non aver fatto scorte sufficienti come invece accaduto in altri colossi dell’automotive, come Volkswagen) da parte di Ferdinando Uliano, segretario nazionale di Fim-Cisl apre a molte e forti preoccupazioni sulle politiche industriali del gruppo in Italia.

“Fermare per una settimana uno stabilimento significa che la situazione si é particolarmente aggravata sul lato dell'approvvigionamento”, sostiene il sindacalista che ricorda come “i veicoli commerciali sono un settore fortemente trainante, e Sevel rappresenta lo stabilimento che ha avuto un continuo incremento dei volumi e gli ordini sono in continuo aumento”. Ma c’è di più. Il numero uno dei metalmeccanici della Cisl fornisce un’informazione che potrebbe alimentare ulteriormente le preoccupazioni per la produzione in Italia del gruppo presieduto da John Elkann. Uliano, infatti, dice di essere a conoscenza del fatto che “a livello mondiale il gruppo Stellantis decide le assegnazioni dei microchip nei vari plant. Per questo è fondamentale che la direzione chiarisca se c’è stata una riduzione complessiva o se questa ha riguardato in misura maggiore gli stabilimenti italiani”.

Un’ipotesi, quest’ultima, che semmai confermata aprirebbe a una serie di considerazioni e, ancora, di più che motivate preoccupazione che andrebbero ben oltre la situazione contingente dello stabilimento Sevel. Un impianto, quello per cui si è annunciata la sospensione della produzione, che proprio quest’anno raggiungerà il record storico di 300mila veicoli. Ma c’è un altro primato, inedito come sottolinea criticamente Uliano: a fronte di un aumento dei volumi produttivi c’è un aumento della manodopera in somministrazione e un calo degli occupati stabili. Lel 2016 si sono prodotti 290mila furgoni e i lavoratori Sevel a tempo indeterminato erano 6.059, mentre nel 2021 si supereranno 300mila veicoli e i lavoratori sono 5.670. I somministrati oltre 700.

E mentre i sindacato mettono in conto uno sciopero, quanto accade alla Sevel incominciando dal sospetto che per la produzione italiana non siano state previste scorte sufficienti non può che preoccupare per gli altri impianti di Stellantis che ha già siglato accordi per uscite incentivate, partendo da Mirafiori. Una politica quella dell’a.d. Carlos Tavares mirata a una strategia di riorganizzazione cui ancora si guarda con attenzione e apprensione. Quel che accade nello stabilimento Sevel non la riduce di certo.

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