VERSO IL VOTO

Caccia al voto quartiere per quartiere

Dai feudi del centrosinistra alle roccaforti di Lega e FdI. Una Torino più divisa che mai si avvia alle urne. Ecco perché al Pd conviene che il Movimento 5 stelle non crolli. La variabile delle comunità straniere

Una lotta quartiere per quartiere. È ciò che si prospetta a Torino dove proprio negli ultimi giorni i componenti dei tre principali schieramenti si sono spartiti le candidature alla presidenza delle otto circoscrizioni della città. Ma quali sono i veri fortini elettorali di Pd, Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle? La città è una ma a volte basta spostarsi di qualche isolato per vedere ribaltate le forze in campo. E ha un bel dire il segretario del Pd Enrico Letta che il suo partito non è quello della Ztl; i dati delle ultime elezioni regionali dicono esattamente l’opposto: i dem sbancano nei quartieri bene e arrancano in periferia, nelle roccaforti storiche del fu Pci.

Basti pensare che solo due anni fa Sergio Chiamparino, sconfitto da Alberto Cirio in quasi tutto il Piemonte, riuscì a cavarsela egregiamente quasi esclusivamente nella enclave torinese e in particolare grazie ai quartieri cosiddetti “bene”. Se a livello cittadino arrivò a superare il 50% distanziando di quasi 15 punti l’attuale governatore, fermo al 35,6%, nella Circoscrizione 1 (Centro-Crocetta) l’ex sindaco ottenne addirittura il 61,5% delle preferenze, doppiando il suo avversario fermo al 30,9% con il candidato grillino Giorgio Bertola che neanche raggiunse il 7%. Un plebiscito. Nel seggio numero 1 (via Garibaldi e limitrofe) per ogni voto del centrodestra ce n’erano quattro del centrosinistra. Il problema, per Pd e soci, arriva man mano che ci si allontana dal centro cittadino per quanto non si tratti di un trend omogeneo ma piuttosto a macchia di leopardo.

Torino Nord potrebbe diventare il serbatoio dei voti di Paolo Damilano, candidato del centrodestra: le circoscrizioni 5 e 6 sono state le uniche in cui alle scorse regionali il centrosinistra andò sotto. Ma sono anche quelle in cui il Movimento 5 stelle ha ottenuto i risultati migliori, a ridosso del 20 per cento. Questo vuol dire che la capacità di Lega e Fratelli d’Italia di sfondare in quei quartieri potrebbe essere in gran parte determinata dalla tenuta dei grillini: potrebbero diventare loro, molto più che il Pd, l’argine a una destra che avanza. Se crollano loro sì, Damilano potrebbe anche farcela al primo turno. Si tratta in particolare di quell’area compresa tra corso Regina Margherita, via Sansovino (poi via Reiss Romoli) e corso Venezia: è qui che la Lega ha ottenuto i risultati più significativi arrivando in alcuni casi a sfiorare il 40 per cento. La coalizione di centrodestra in certi seggi (dal 515 al 520) ha doppiato i voti degli avversari o addirittura triplicato, come nella sezione 514 dove Chiamparino ha ottenuto 56 preferenze a fronte delle 172 di Cirio mentre il grillino Bertola si è fermato a 82, drenando tuttavia una parte del voto di protesta che altrimenti sarebbe finito in maggioranza alle forze sovraniste. Quanto, a distanza di due anni, il Movimento 5 stelle potrà ancora contare su quei quartieri dove Chiara Appendino trionfò nel 2016? E i delusi del M5s tenderanno in maggioranza a spostarsi a destra, a sinistra oppure resteranno a casa? Difficile da prevedere.

Tutt’altro che indipendente è la variabile legata agli stranieri che in città sono più di 120mila. La comunità più numerosa è quella romena che comprende circa 45mila persone ed è considerata storicamente più vicina al centrodestra, mentre le comunità marocchine (e in generale i residenti di origine africana che rappresentano uno straniero su quattro) sarebbero più orientati verso il centrosinistra.

Se nella periferia Nord di Torino potrebbero essere determinanti i Cinquestelle, nei quartieri “cuscinetto”, sarà il centrosinistra a non dover cedere metri di fronte all’avanzata della destra se vorrà tornare a guidare la città. È qui che si combatte la sfida più interessante: tra Borgo San Paolo, Cit Turin, San Donato, Santa Rita, Lingotto, San Salvario, Vanchiglia. Si tratta dell’anello che cinge il centro, quartieri nei quali alle scorse regionali Chiamparino aveva vinto con ampio margine ma che ora Damilano prova a prendere d’assedio. Tuttavia non sono mancati anche qui i campanelli d'allarme: nella Circoscrizione 8 dove il Pd è particolamente forte in alcuni seggi si è assistito a un recupero della Lega: il 779 per esempio o il 791. Quelli nella zona di piazza Galimberti o di via Giordano Bruno, sede dell'ex Moi, dove la sicurezza percepita, negli ultimi anni, era calata vistosamente finché l'amministrazione pentastellata non ha portato a termine il piano di trasferimento delle centinaia di profughi andati a vivere abusivamente nelle palazzine dell'ex Villaggio Olimpico. Laddove le riqualificazioni hanno funzionato la Lega (e in generale i partiti sovranisti) arretrano, come nel caso dell'area universitaria di Borgo Rossini dove ha trovato spazio anche la nuvola Lavazza, quartiere Aurora, al di là della Dora che divide il centro e le zone della nuova movida dalle circoscrizioni di Torino Nord.

In questi quartieri cuscinetto sono anche concentrati la maggior parte dei candidati di Pd e alleati mentre il M5s è più debole con percentuali che alle scorse regionali sono rimaste al di sotto del 14 per cento e che questa volta potrebbero addirittura scendere sotto la doppia cifra.  Sono quartieri popolosi che rappresentano una fetta importante delle circoscrizioni 2,3,4,7 e 8: è su di loro che deve puntare Damilano per ricacciare nella zona Ztl (e in collina) Stefano Lo Russo e alleati.

Un altro elemento determinante è rappresentato dall'affluenza: una bassa affluenza potrebbe favorire il centrosinistra che può contare su una maggiore capacità di mobilitazione visto anche il radicamento di molti suoi candidati, più persone si recheranno alle urne maggiori saranno le chance per Damilano.

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