FINANZA & POTERI

Gros-Pietro punta al quarto mandato iniziate le grandi manovre su Intesa

Messina lo rivuole, ma per il quasi ottantenne presidente mantenere la poltrona questa volta sarà più difficile. A Torino molti lamentano la sua scarsa attenzione per il territorio e anche Profumo potrebbe alla fine giocargli uno scherzetto. Spuntano Siniscalco e Ambrosini

Musica soffusa e passi appena accennati nell’inizio delle danze per il prossimo rinnovo della governance di Intesa Sanpaolo. E c’è chi, come l’attuale presidente Gian Maria Gros-Pietro, proverà fino alla fine a non alzarsi per nulla dalla poltrona. Ma l’attenzione e i giochi in vista delle nomine della prossima primavera sono proprio concentrati sul posto occupato dal settantanovenne torinese che una ventina d’anni fa guidò la liquidazione dell’Iri e subito dopo l’Eni nel periodo della liberalizzazione del mercato del gas e dell’espansione del gruppo petrolifero.

Se il ceo Carlo Messina sembra destinato a una riconferma certa, il tema che è fin d’ora sui tavoli che contano e che interessa non poco e non senza ragione Torino e il Piemonte è proprio quello della presidenza, la cui indicazione in base a una regola non scritta è attribuita per consuetudine alla Compagnia di San Paolo. E proprio la fondazione di corso Vittorio Emanuele che detiene il 6,119% delle azioni della banca, con molti mesi di anticipo ha già costituito la commissione nomine affidata alla guida di Carla Ferrari (manager con un passato nella banca e ora figura forte della finanza nella Compagnia) il cui compito è proprio quello di sondare e ascoltare in primis i consiglieri della fondazione stessa e poi, in maniera discretissima e informale, gli stakeholder per poi suggerire, in virtù della citata prassi, il nome del futuro presidente.

Sul fatto che Gro-Pietro cerchi di succedere a se stesso sembrano, ad oggi, esservi pochi dubbi. Un’aspirazione più che comprensibile per diverse ragioni tra cui non è certo esclusa quella economica: nel 2020 l’emolumento ricevuto dal professore è stato di 853mila euro, l’anno precedente un milione tondo. Cifra inferiore rispetto ai 3,32 milioni ricevuti da Messina, ma pur sempre uno “stipendio” più che ragguardevole e in grado di agire da forte collante con la poltrona.

Se Gros-Pietro riuscirà a rimanervi attaccato sarà, però, da vedere. Nel caso otterrebbe la riconferma appena dopo aver compiuto ottant’anni, ma soprattutto il prossimo sarebbe il quarto mandato portando il top manager torinesi a far concorrenza in fatto di longevità nelle cariche al grande vecchio della finanza bianca lombarda Giuseppe Guzzetti rimasto al vertice dell’Acri per quasi un ventennio passando il testimone nella primavera di due anni fa al presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo. Due figure, Profumo e Guzzetti, che entrano a pieno titolo nella conduzione delle danze che molti ambienti torinesi e non solo guardano con l’auspicio di un rinnovamento. Tra questi anche alcuni clienti piemontesi importanti della banca che sussurrano da qualche tempo come la torinesità e quello che potrebbe definirsi sindacato territoriale di Gros-Pietro si sia sentita poco o punto e uno skill più internazionale e una visione un po’ più operativa sarebbe nient’affatto disdicevole. 

Per contro, proprio la totale assenza di qualsivoglia invasione di campo così come di interventi tali da poterlo solo lontanamente preoccupare, agli occhi di Messina appaiono come qualità preziose, tanto da far trovare all’attuale presidente nel Ceo forse il suo più convinto e potente sostenitore e sponsor per la sua riconferma. 

Le possibili alternative allo schema su cui si muoverà Messina? I requisiti imposti dalla Bce per poter presiedere una banca come Intesa sono molto rigidi e stringenti, tanto da escludere un gran numero di potenziali e aspiranti successori di Gros-Pietro. In più c’è sempre il fattore M, come Messina: pur avendo inizialmente tentato un asse con l’ex vicepresidente di Confindustria Licia Mattioli, il Ceo era stato deteminante, soprattutto con la sua moral suasion nei confronti della sindaca Chiara Appendino, per la riconferma di Profumo al vertice della Compagnia.

L’ex rettore e già ministro mostrerà fattivamente la sua riconoscenza al banchiere, oppure conscio dell’iniziale orientamento verso la Mattioli, deciderà in maniera diversa quando si tratterà di indicare il nome del successore di Gros-Pietro? Particolare non irrilevante: per Profumo non ci potrà essere un altro giro al vertice della Compagnia, quindi potrebbe essere più sensibile ai segnali di alcuni importanti stakeholder che chiedono un cambio alla presidenza della banca? 

Messina, però, ha un altro strumento per esercitare la sua influenza nella scelta torinese del futuro presidente di Intesa: ha in mano i debiti del Comune. Un fatto che pur con stile viene fatto pesare, o comunque ricordato, non di rado nella città cui spettano, tramite la Compagnia, tre consiglieri nel board della banca che verrà eletto, da pressi, in una lista unica previo accordo tra le fondazioni. 

Detto che Gros-Pietro pare intenzionato a restare e Messina ad appoggiarlo, qualche nome comunque sia prende a circolare. Uno è quello dell’attuale vicepresidente, Paolo Andrea Colombo, già al vertice di Enel Saipem e componente di collegi sindacali di grandi gruppi, con un padrinaggio importante quale quello Guzzetti, tant’è che nell’ultima tornata di nomine proprio l’ex presidente di Acri cercò di mettere il manager milanese al posto poi riassegnato a Gros-Pietro. 

Un altro nome è quello dell’ex ministro Domenico Siniscalco, torinese, nuovamente molto attivo, non a caso chiamato come chairman dall’Unione Industriale per gli incontri con i candidati a sindaco. Poi si parla di un altro ex ministro, Vittorio Grilli al Mef nel governo di Mario Monti una vita nel mondo bancario, ad un passo dal diventare governatore della Banca d’Italia quando Mario Draghi andò alla Bce. E non manca, tra i nomi, neppure quello di Stefano Ambrosini, che tra gli innumerevoli incarichi vanta anche quello, pur breve, di presidente di Veneto Banca, ma anche della Bim, la Banca Intermobiliare definita un tempo come la piccola Mediobanca torinese per il ruolo nella gestione di grandi patrimoni e investimenti sotto la Mole e non solo. 

La danze sono appena incominciate, i passi sono lenti, ma sui carnet i primi nomi compaiono, magari per sparire prima dell’ultimo giro di valzer. Certo non sarà ininfluente, nella scelta del prossimo presidente di Intesa, il futuro inquilino di Palazzo di Città. Una voce in capitolo, di sicuro, il nuovo sindaco l’avrà.

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