FIANCO DESTR

Torino Bellissima in fibrillazione,
prime rogne in casa Damilano

Non solo i partiti non gli riconoscono la leadership della coalizione, ora anche nella sua lista crescono i malumori, a partire dal gruppo consiliare. Congelata la nomina del coordinatore cittadino: pioggia di no sul nome dell'ex renziano Ricca

Non sarà un partito ma già naviga in balia delle correnti, rifugge la vecchia politica eppure è attraversato da veleni e veti incrociati. Paolo Damilano vuole dare una struttura a Torino Bellissima, ma ancora non è in grado di indicare un coordinatore perché ogni nome finora emerso si scontra con l’altolà di questo o di quell’altro. Domani la lista civica dell’ex candidato sindaco di centrodestra si riunirà per fare il punto della situazione ma se fino a qualche giorno fa l’ordine del giorno prevedeva la designazione del vertice cittadino, ora quel punto è scomparso. Piuttosto verranno istituiti una serie di tavoli tematici che dovranno partorire “proposte concrete da sottoporre al sindaco di Torino e alla sua giunta” dice uno dei partecipanti.

Il nome finito sotto il fuoco amico è quello dell’ex presidente della Circoscrizione 8 Davide Ricca. Per Damilano è lui il profilo giusto per dare un’organizzazione a una forza politica dai confini ancora indefiniti in cui il confronto interno rischia di tracimare in una inconcludente anarchia. In particolare, l’ex renziano – migrato nel centrodestra dopo la mancata ricandidatura alla presidenza della Circoscrizione – pagherebbe l’ostracismo del gruppo consiliare e di buona parte degli animatori della lista. In particolare c'è chi racconta di un Pino Iannò pronto a uscire dal gruppo in Sala Rossa se Ricca fosse designato referente di Torino Bellissima, circostanza che pur tra mille imbarazzi tuttavia smentisce. “Se Paolo sceglie Ricca si ritrova da solo: chi vorrebbe farsi rappresentare ai tavoli di trattativa da uno che è stato fino all’altro ieri nel centrosinistra?” ragiona un altro ex dirigente dem, anche lui migrato alla corte di Damilano.

Una bella grana non solo per Ricca ma per i tanti altri ex di Italia Viva, ospiti non propriamente graditi nella nuova casa. Mentre, infatti, l’ex agit-prop renziano veniva travolto dai veti dei suoi nuovi compagni di strada, è partito l’iter di espulsione da Italia Viva per lui e per tutti coloro che si sono candidati col centrodestra o che comunque abbiano annunciato pubblicamente la loro adesione al progetto di Damilano. Situazione simile a quella in cui si trovano anche gli iscritti di Azione, traghettati sui nuovi lidi del centrodestra dall'ex parlamentare Ds Alberto Nigra: per loro non ci sarà l’espulsione ma solo la decadenza dagli organi dirigenti.

Una situazione complessa in cui si affastellano i nomi per il ruolo di coordinatore locale: ci sperano Cristina Seymandi, ex staffista dell’amministrazione di Chiara Appendino dove tirava le fila del tavolo di progettazione civica, e pure Enrico Delmirani vero braccio destro di Damilano durante la campagna elettorale e dipendente di una delle aziende di famiglia (la Valmora). La prima, però, porta sulla pelle la lettera scarlatta di una contiguità con il Movimento 5 stelle (nonché la personale Caporetto elettorale), all’altro più d'uno imputa la responsabilità di alcune scelte giudicate infelici da parte del candidato sindaco.

Insomma, è questa la Babele nella quale si muove l’imprenditore che sognava di diventare sindaco e che ora punta a costruire una forza politica modello esportazione con cui recitare un ruolo di primo piano nel panorama politico nazionale. Al primo Consiglio comunale non si è presentato per una lieve indisposizione, se va avanti così sarà costretto a comprare casse di Maalox. Che non è propriamente Barolo. 

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