COVID & POLITICA

"Sabato in piazza Castello",
la sfida dei No Green Pass

Torino si candida a diventare il fulcro della protesta e della disobbedienza. Con il sostegno di un drappello di intellettuali capitanati da Mattei. "Non ci preoccupano le denunce. Le direttive del ministro Lamorgese a prefetti e questori

“In piazza Castello come sempre”. Il tam tam è stato lanciato su Telegram e alcuni gruppi No green pass di Torino sfidano sin d’ora il divieto ai cortei nel centro delle città che dovrebbe essere introdotto dalla circolare inviata dal Viminale alle Prefetture. Alcuni vorrebbero quindi tornare il 13 novembre, per il sedicesimo sabato consecutivo, nel cuore della città. Questa la posizione, ad esempio, dell’Onda piemontese, che ha preso le distanze dalla “Variante” il cui portavoce Marco Liccione, al contrario, si è detto disposto a cambiare piazza. “Se non ci fanno passare in qualche via ci si disperde e poi ci si raduna in piazza San Carlo – si legge nelle chat dell’Onda – non possono bloccare gruppi di due-tre persone ognuno da strade diverse. E a quel punto se la polizia ci carica in piazza San Carlo ci disperdiamo e ci raduniamo in piazza Vittorio”. E la stretta sembra non impensierire l’ala più battagliera: “Non dobbiamo porci il problema – aggiunge un altro No Green pass – se partono denunce nei nostri confronti dovranno allargare i capi di imputazione”.

Il capoluogo piemontese si candida a diventare il fronte della protesta. Ieri un nutrito e variegato drappello di studiosi, parlamentari fuoriusciti dal M5s, medici si è interrogato sulle “politiche pandemiche” in un convegno promosso dal giurista torinese Ugo Mattei all’International University College of Turin di piazza Paleocapa: dai filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben all’autore tv Carlo Freccero all’oncologo Mariano Scarzelli, agli ex grillini Jessica Costanzo e Massimo Baroni. Ospite d’onore Stefano Puzzer, il leader dei portuali di Trieste. E se gli intellettuali hanno tentato di volare alto, mettendo in guardia i rischi della riduzione delle libertà con uno stato di emergenza permanente, i più pragmatici hanno sottolineato l’esigenza di costruire “l’unione tra tutte le piazze italiane” in grado di coinvolgere le proteste di ogni tipo e colore.

Esprimere il proprio dissenso contro il green pass è un diritto. Ma ci deve essere un “bilanciamento”, perché accanto a quello di manifestare, c’è anche “il diritto al lavoro, allo studio, alla salute” di quei cittadini “che si sono vaccinati, seguono le regole” e vogliono avere “spazi di vita sicura”. Con queste parole la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, intervenuta ieri all’Assemblea nazionale dell’Anci a Parma, spiega il giro di vite con il quale il Viminale ha deciso di limitare tutte le manifestazioni. A partire da oggi, infatti, saranno consentiti solamente sit-in. Quindi stop ai cortei in giro per i centri storici, solo manifestazioni “statiche”, ben lontane da obiettivi sensibili – come sedi di partito, sindacati e luoghi istituzionali – ma anche dai negozi del centro che, a causa delle manifestazioni fissate ormai ogni sabato del mese, continuano a lamentare perdite di fatturato: il 30%, secondo la stima di Confcommercio. Queste manifestazioni “hanno messo a dura prova non solo i cittadini, ma anche le attività commerciali”, rimprovera Lamorgese. E questo, paradossalmente, in un momento “di ripresa economica”.

La titolare del Viminale, ringraziando i sindaci per la “difesa della sicurezza ma anche della salute dei cittadini”, ricorda che “siamo in un periodo di pandemia” e rischiamo “un aumento di contagi”, per cui “bisogna stare attenti”. Per questo motivo Lamorgese ha emanato una direttiva – inviata a questori e prefetti – che, oltre a quanto già ribadito nei giorni scorsi – “riconosce il diritto alla manifestazione, ma secondo regole ben precise”. Le regole prevedono che i prefetti possano “individuare specifiche aree urbane sensibili, di particolare interesse per l’ordinato svolgimento della vita della comunità” che “potranno essere oggetto di temporanea interdizione” per la durata “dello stato di emergenza” dovuto al Covid. I questori, dunque, potranno vietare i cortei e, “laddove necessario” potranno “adottare divieti e prescrizioni riguardanti lo svolgimento delle manifestazioni”. Inoltre, ai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza spetterà valutare “profili di criticità” per i cortei anche “alla luce dell'andamento” della pandemia sul territorio. Il Viminale specifica che le restrizioni valgono per tutte le manifestazioni, non solo quelle contro il green pass. L’obiettivo principale è evitare contagi, visto che si tratta di assembramenti di persone prevalentemente non vaccinate. Così come è accaduto a Trieste dove “per colpa delle manifestazioni abbiamo avuto il più grande cluster della storia della pandemia in Friuli Venezia Giulia”, tuona il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, non nascondendo il timore che “entro fine mese, probabilmente anche prima, andremo in zona gialla”.

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