I COSTI DELLA PANDEMIA

Sanità, conti infettati dal Covid.
Al Piemonte servono 100 milioni

Le Regioni battono cassa al Governo: occorrono oltre due miliardi in più. Domani riunione dei governatori. Icardi: "Intervenire subito sulla legge di Bilancio". Cirio chiede le cifre di spesa: "Voglio spiegare quanto costano i No Vax al sistema piemontese"

Alla sanità delle regioni, stravolta dal Covid, mancano più di 2 miliardi, molte rischiano di andare in deficit e per quanto riguarda il Piemonte il buco potrebbe superare i cento milioni. Chiaro l’allarme che arriva dal coordinatore della commissione Salute in Conferenza delle Regioni, l’assessore dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini, del Pd: “Se dallo Stato non arriveranno fondi aggiuntivi molte Regioni faticheranno a chiudere i bilancio dell’anno in corso”.

Donini, un po’ di mesi fa, aveva ricevuto il testimone di coordinatore da Luigi Icardi (oggi suo vicario) che sulla questione è perfettamente allineato, come del resto tutti i suoi colleghi, tant’è che il documento inviato nei giorni scorsi al Governo per sollecitare all’interno della legge di bilancio un’integrazione del fondo è stato approvato all’unanimità dall’organismo presieduto dal governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.

“È fondamentale che tutte le forze politiche presentino emendamenti alla legge di bilancio per ottenere quei fondi in più”, spiega l’assessore regionale del Piemonte che sottolinea come questo sia un problema che “non viene cavalcato da questo o da quel partito, ma riguarda tutte le Regioni”. Icardi ricorda come “i tempi per presentare gli emendamenti sono molto stretti e bisogna fare in fretta. E di corsa si va anche in Conferenza delle Regioni, dove Fedriga ha convocato i governatori per domani, invitando anche i capigruppo di Camera e Senato e le commissioni Sanità e Bilancio. Il giorno dopo Icardi, sostituendo Donini, coordinerà la commissione Salute e tra gli argomenti ci sarà ancora quella che non pare esagerato definire come emergenza finanziaria, legata a quella sanitaria. Nei giorni scorsi Icardi, insieme a Donini e alla vicepresidente della Lombardia Letizia Moratti, aveva posto il problema al ministro della Salute Roberto Speranza.

Intanto oggi, nella periodica riunione al Dirmei, il presidente della Regione Alberto Cirio chiederà il conto di questi due anni di emergenza in Piemonte. Una cifra che è importante conoscere, ma non risulta facile da comporre, visto che la gestione della sanità dalla diffusione del Covid in poi è intrecciata con la lotta al virus e a dir poco complesso, se non spesso impossibile, risulta dividere ci costi legati alla pandemia e quelli dalla quale dovrebbero essere distinti. Più facile confrontare la differenza delle uscite dalle casse delle Asl prima del Covid e dopo. 

Su una cosa c’è certezza: quali che siano i conti, la campagna vaccinale non subirà conseguenze. L’obiettivo di “concludere la terza dose entro marzo” del quale Cirio ha assicurato l’altro giorno il commissario Francesco Paolo Figliuolo resta e non è minimamente messo in discussione. Sui vaccini il Piemonte sta procedendo bene, meglio di tutte le altre regioni, e non ci sono motivi per temere rallentamenti. Anche sui centri vaccinali e un possibile revisione al ribasso di numero o di orari, che alcune Asl hanno ipotizzato per supposte razionalizzazione del personale, l’indicazione ribadita più volte dal commissario Antonio Rinaudo è chiara: nessuna riduzione. 

“A parte per i grandi hub come quello del Valentino e altri di dimensioni analoghe, non è contemplata la chiusura di altri, tantomeno la riduzione di attività – ribadisce Rinaudo –Impensabile ridurre l’attività quando il primo dicembre ci attende la terza dose per la fascia dai 40 ai 60 anni. E dobbiamo accelerare sulle terze dosi e recuperare ancora chi non è vaccinato”. E proprio su chi continua a non volersi immunizzare e sul costo che questo atteggiamento ha sulla sanità regione, Cirio intende vederci chiaro chiedendo i costi per il Covid.  

“Voglio spiegare quanto ci costano i no vax”, dice senza giri di parole il governatore, mettendo nei costi sia quelli che i cittadini pagano dovendo subire tempi di attesa ancora lunghi, sia quelli che si contano in denaro. Una posizione, quella di Cirio, che trova più di una giustificazione concreta: ieri il primario di terapia intensiva di Bergamo ha lanciato l’allarme parlando di letti pieni di non vaccinati, lo stesso il direttore sanitario del Galliera di Genova di fronte al caso di un paziente in chemioterapia a rischio di sepsi che non aveva trovato posto a causa dei tanti pazienti ricoverati nel reparto di malattie infettive. “In Piemonte non dobbiamo correre il rischio di arrivare a questi punti per colpa di chi continua a rifiutare il vaccino, nonostante i numeri parlino chiaro sull’altissima percentuale di non vaccinati che finiscono in ospedale e in rianimazione”. 

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