EMERGENZA COVID

Stretta "austriaca" sui no vax? Meglio il vaccino obbligatorio

Il Governo frena sulle limitazioni selettive per i non vaccinati. Il costituzionalista Cavino: "Imporre l'immunizzazioni con sanzioni per chi si rifiuta". La maggioranza non può restare silenziosa di fronte a una minoranza minacciosa con i suoi cattivi maestri

Un lockdown selettivo, solo per i non vaccinati sul modello austriaco? “Sarebbe una grande forzatura del bilanciamento di interessi che la nostra Costituzione ritengo non consenta”. Il costituzionalista   Massimo Cavino, ordinario all’Università del Piemonte Orientale, spegne forse troppo frettolosi entusiasmi, pur animati da sacrosante ragioni, allontanando la possibilità di un’applicazione copia-incolla di quanto deciso dal governo del cancelliere Alexander Schallenberg.

Sulla questione ieri ci sono state accelerate e frenate. I governatori di centrodestra, soprattutto quello del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, ma anche il ligure Giovanni Toti, quello lombardo Attilio Fontana con un Luca Zaia più cauto rispetto al passaggio dalle forche caudine della costituzionalità, hanno sostenuto la linea di eventuali future restrizioni solo per i non vaccinati. In Piemonte Alberto Cirio non ha usato giri di parole per dire che dovrebbero essere solo i non vaccinati a restare a casa qualora ci fosse bisogno di nuove restrizioni. Verso sera Matteo Salvini ha preso le distanze dai suoi presidenti di Regione, mentre Matteo Renzi va dritto invocando proprio il modello di Vienna. Il Governo, per ora, non guarda all’Austria e attraverso il ministro Mariastella Gelmini fa sapere che non sta pensando a nuove restrizioni. Per ora.

Istanze e proposte che animano un dibattito spento sul nascere da quel che c’è scritto in Costituzione. È così professor Cavino? 
“Direi che immaginare un provvedimento come quello deciso in Austria, nel nostro contesto costituzionale risulta molto arduo”.

Troppo severo? Ma, in fondo noi il lockdown duro all’inizio della pandemia lo abbiamo applicato e ci ha pure evitato conseguenze peggiori rispetto a quelle già tragiche di quei mesi del 2020. È la disparità tra cittadini, vaccinati e non, l’ostacolo? 
“Si tratterebbe di limitare la libertà ci circolazione ad personam e la nostra Carta non lo consente, mentre prevede limitazioni per aree territoriali, come in effetti è avvenuto”.

Quindi se non si può fare come in Austria, come si affronta il tema dei No Vax avendo ormai capito che il convincimento è una pia illusione, mentre la quarta ondata cresce e il rischio di una pandemia di non vaccinati è concreto?
“Io credo che avrebbe molto più senso attuare l’articolo 32 e prevedere la vaccinazione obbligatoria. Con l’effetti di tutelare maggiormente la salute di chi fino ad ora non si è vaccinato e quella collettiva”.

Ipotizziamo l’obbligo, tra l’altro chiesto a gran voce proprio da chi cavalca politicamente il rifiuto del Green Pass, ma nessuno immagina medico e infermiere accompagnati dai carabinieri a casa dei No Vax. Come si fa a far rispettare un obbligo?
“L’obbligo vaccinale, come sappiamo, esiste già per alcune categorie come il personale sanitario e se queste persone non si vaccinano non possono lavorare. Se, però, immaginiamo un obbligo generalizzato a quel punto meglio prevedere un sanzione uguale per tutti e soprattutto efficace. Quindi una sanzione pecuniaria. Ogni volta che vieni trovato in giro senza certificato vaccinale paghi la sanzione. A quel punto il confinamento in casa, se ci sarà, sarebbe una scelta del singolo per evitare una sanzione”.

Per rendere efficaci i controlli bisognerebbe modificare il Green Pass. Lei cosa pensa delle proteste contro il certificato ritenuto una violazione della libertà? Ma davvero si può sostenere un concetto del genere?  
“Il Green Pass è un buon bilanciamento per tutti gli interessi in gioco, è istituito con una legge e rispetta la proporzionalità. È in termini giuridici un onere, ovvero una limitazione della libertà che permette di accedere al godimento di diritti. Per fare un esempio, è un onere la perquisizione personale cui ci sottoponiamo per salire su un aereo. E, ricordiamo, che lì veniamo addirittura radiografati, noi e i nostri bagagli. Eppure nessuno protesta contro la violazione di una libertà che se vogliamo è maggiore rispetto a quella che si denuncia per il Green Pass”. 

Professore, da mesi le città sono attraversate da cortei e manifestazioni, i No Vax infiltrati o commisti a frange estremiste minacciano medici, scienziati, politici, magistrati, giornalisti e in alcuni casi è emerso si stessero preparando per azioni violente. Di fronte a questa minoranza rumorosa, o peggio, la stragrande parte della popolazione deve continuare a essere maggioranza silenziosa o ci vorrebbe qualcosa sul modello della Marcia dei Quarantamila, che cambiò uno scenario con la voce di chi aveva subito solo quella di altri?

“Quello della marcia dei quarantamila è un riferimento calzante. Allora fu un fatto molto interessante, ma anche il risultato di una situazione di esasperazione che oggi devo dire non vedo, almeno non ancora. Per il momento non vedo la necessità di una manifestazione della maggioranza silenziosa, però se la minoranza oltre a fare proclami passasse ad atti più gravi allora forse sì, sarebbero necessarie delle reazioni”.

Il fronte No Vax, spesso mascherato da No Green Pass, ormai ha i suoi guru. Figure anche di rilievo della cultura, dell’accademia. Questo deve preoccupare?
“Finchè Massimo Cacciari e Ugo Mattei organizzano dirette facebook in contemporanea con la partita Italia-Irlanda del Nord, credo saranno seguiti da quelli che in Italia non amano il calcio, che sono davvero pochi”.

Eh, però non c’è sempre la partita… Lei ha fatto un post in cui invita Mattei e Cacciari ad andare a giocare a bocce in campagna dove non serve il Green Pass.
“L’importante è che nessuno ascoltandoli si senta legittimato a fare qualcosa di diverso, di peggio e di grave. I maestri discutano pure tra di loro, ma non diventino cattivi maestri”. 

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