ENTI & ISTITUZIONI

Città metropolitana e Province,
Pd: "Indietro non si torna"

La Consulta boccia la legge Delrio e chiede al Parlamento di superare la coincidenza tra sindaco metropolitano e sindaco del comune capoluogo. Il centrodestra vorrebbe ripristinare l'elezione diretta, ma il dem Borghi frena: "Resteranno enti di secondo livello"

“Indietro non si torna”. Il Pd non ha intenzione di ripristinare l'elezione diretta nelle Province e nelle Città metropolitane, nonostante Lega e Forza Italia si siano già espresse favorelmente. Per il momento anche il governo ha dato parere contrario, ma il dibattito nella variopinta maggioranza di Mario Draghi è aperto. La questione è tornata d’attualità dopo la sentenza numero 240/2021 in cui la Corte costituzionale ha bocciato la coincidenza tra le cariche di sindaco del comune capoluogo e sindaco metropolitano prevista dalla legge Delrio. Poiché questa coincidenza, spiegano i giudici, contrasta con il principio di “uguaglianza del voto dei cittadini” e pregiudica la “responsabilità politica del vertice della Città Metropolitana”. In sostanza: perché un abitante di Ivrea dovrebbe ritrovarsi il sindaco di Torino a capo della Città Metropolitana senza che lui, o un suo rappresentante, possa esprimersi in merito? Pur bocciando la norma in questione, però, i magistrati precisano che “spetta al Legislatore, e non alla Corte costituzionale, introdurre norme che assicurino ai cittadini la possibilità di eleggere, in via diretta o indiretta, i sindaci delle Città Metropolitane”.

Ecco che la palla, lanciata al Palazzo della Consulta, rimbalza a Montecitorio dove un tavolo tecnico di maggioranza sta discutendo proprio la riforma del Testo unico degli enti locali, o meglio ha iniziato a discutere giacché dopo la prima riunione dell'11 novembre non ce ne sono state altre, alla faccia di chi auspicava decisioni in tempi relativamente brevi. Il centrodestra vorrebbe coglierla al balzo la palla per riportare le lancette indietro e far tornare le province (e con loro le città metropolitane) enti di primo livello, cioè con presidente e consiglio eletti dai cittadini. I parlamentari torinesi di Forza Italia Carlo Giacometto e Claudia Porchietto hanno presentato una proposta per introdurre l’elezione diretta del sindaco metropolitano e superare “un’anomalia che vede organi costituzionali non eletti dai cittadini”. Per Giacometto “il disegno di Matteo Renzi era coerente, ma con la bocciatura del referendum costituzionale l’attuale assetto non sta più in piedi”.

Opposta la posizione del Pd, dove sono tanti i parlamentari che nel 2014 la legge Delrio l’hanno sostenuta e ora non vogliono vedere sconfessato tout court l’impianto di quella riforma: “La Città Metropolitana per sua natura deve rimanere un ente di secondo livello perché nasce come organismo di raccordo e pianificazione di area vasta” taglia corto il deputato verbanese Enrico Borghi, secondo cui “non avrebbe senso introdurre una competizione diretta tra il sindaco del capoluogo e quello metropolitano su una serie di competenze che si sovrappongono”. “Più semplice – conclude – è uniformare la Città Metropolitana alle province, dove gli amministratori eleggono non solo il Consiglio ma anche il presidente”. Il Governo è sulla stessa linea. A rappresentare l'esecutivo al tavolo c'è il sottosegretario al ministero dell'Interno, ma anche uno dei massimi esponenti di Italia Viva, il partito di Renzi che da premier tanto aveva puntato sull'abolizione delle province. Figurarsi se ora appoggerebbe l'ipotesi di un loro ritorno a quel che erano prima.

Il dibattito investe la politica proprio nei giorni di campagna elettorale per le elezioni metropolitane di Torino in programma il 19 dicembre. Il sindaco c’è già ed è Stefano Lo Russo, lo ha eletto meno della metà dei cittadini che lui andrà ad amministrare. Tra i provvedimenti che il tavolo di lavoro sta varando c’è anche l’ipotesi di re-istituire le giunte esterne (finora ci si è “aggiustati” con i consiglieri delegati), con il riconoscimento di una indennità economica per gli assessori. Il parlamento potrebbe conferire in tempi relativamente brevi la delega al governo che poi avrà un anno per depositare la legge. Insomma, se ne parla nel 2023.

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