ECONOMIA DOMESTICA

Idroelettrico strategico per il Paese ma la legge del Piemonte apre la svendita ai gruppi stranieri

L'energia, "materia di sicurezza nazionale", oggetto della relazione del Copasir. Manovre russe sul gas e rincari delle bollette rendono ancora più importanti dighe e centrali. Borghi (Pd): "Assalti francesi con le gare, meglio prorogare le attuali concessioni"

“Quella energetica non è solo più una questione economica, ma anche si sicurezza nazionale. E in questo scenario, verso la transizione ecologica, l’idroelettrico è fondamentale per mantenere un’autonomia del nostro Paese”.

Enrico Borghi, deputato del Pd, è uno dieci componenti del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che ieri ha approvato e consegnato la “relazione sulla sicurezza energetica nell’attuale fase di transizione ecologica”, corposo documento che conferma come sull’energia si gioca una partita estremamente importante e rischiosa per il Paese. Il rincaro delle bollette, con le pesantissime ricadute su famiglie e imprese, non è soltanto una questione di mercato, ma anche di geopolitica. Una parte importante della relazione è dedicata all’idroelettrico, spesso considerato marginale e che, invece, come scrive il Copasir “con oltre 4mila impianti e 15mila addetti rappresenta un settore strategico per l’economia nazionale assicurando il 20% della produzione totale e il 40% delle rinnovabili”.

Se il comitato che si occupa di servizi segreti e sicurezza nazionale elabora un dossier sull’energia cosa dobbiamo pensare?
“Che rispetto a quel che si pensava negli anni Novanta e in quelli a seguire, ovvero che questo fosse un tema solo di mercato, oggi si deve cambiare visione e guardare all’energia come a una importante questione di sicurezza nazionale che necessita di un piano adeguato”.

Dietro il salasso delle bollette che peserà moltissimo sui bilanci delle famiglie e rischia di mettere in ginocchio molte imprese c’è qualcosa di più del rincaro del gas?
“La questione del caro bollette dimostra che l’approvvigionamento di materia prima è soggetto a tensioni di natura geopolitica. La Russia usa la questione delle bollette per ricattare l’Occidente, mi pare evidente. Ma non finisce lì”.

E dove continua?
“Per esempio con le scelte che si faranno per la tecnologia delle rinnovabili a basso costo. Si rischia di venderci alla Cina. Ecco perchè questi temi vanno affrontati in un sistema europeo e atlantico”.

Arriviamo all’acqua.
“L’idroelettrico è fondamentale per un’autonomia nazionale. Se ci privassimo o perdessimo gli asset in questo settore le consguenze sarebbero veramente pesanti”.

Lei aveva criticato le decisioni di alcune Regioni, la Lombardia e il Piemonte che ne aveva copiato l’impianto normativo, per le leggi sulle concessioni e la volontà di procedere in fretta verso gare per assegnare quelle scadute, praticamente quasi tutte. Resta convinto che sia stata una scelta sbagliata, mentre sarebbe stato meglio andare verso proroghe come aveva indicato lei e il suo partito?
“Convinto, oggi più che mai. Fino a quando non ci sarà reciprocità con altri Paesi europei, che hanno concessioni di oltre 90 anni, aprire a player stranieri sarebbe un grosso guaio. Seguendo la logica delle Lega daremmo tutto in mano ai francesi che verrebbero a fare campagna acquisti dei nostri impianti”.

Il consiglio regionale del Piemonte ha di fatto delegato alla giunta la predisposizione delle gare. Poi è arrivato il Covid e non si è andati avanti, ma la legge resta. 
“L’attuale maggioranza che governa il Piemonte ha fatto una legge che peggiore non si sarebbe potuto. Invece di procedere lancia in resta verso le gare meglio sarebbe stato e sarebbe ancora negoziare aumenti e investimenti con gli attuali concessionari in cambio di una proroga delle concessioni in attesa che la situazione europea presenti quelle reciprocità e quell’uniformità di cui dicevo. Su questa posizione c’è la Valle d’Aosta col 6% del mercato idorolettrico italiano, ma anche il Trentino che è a guida leghista ma non ha fatto l’errore del Piemonte e condivide la nostra linea”.

Lei sostiene anche la necessità di riportare in capo allo Stato e non più alle Regioni la competenza legislativa in materia di concessioni, mentre la Lega in Piemonte auspica tante società partecipate a gestire gli impianti. Siamo agli antipodi.
“Quella roba delle piccole società proprio non si può sentire. Semmai serve il contrario, un grande player”.

Con le bollette che schizzano e la crisi economica provocata dalla pandemia, c’è la necessità di affrontare la questione con approccio diverso anche da parte delle Regioni?
“Come Copasir lanciamo un warning molto chiaro. E anche la necessità di centralizzare la competenza legislativa in una materia che riguarda la sicurezza nazionale, tanto più in prospettiva della transizione ecologica”.

Leggi qui la relazione Copasir

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