LA SACRA RUOTA

Stellantis restituisce il prestito,
per avere libertà di licenziare

Il gruppo rimborserà con un anno di anticipo la linea di credito da 6,3 miliardi erogata nel pieno della pandemia. In tal modo viene meno il blocco dei possibili interventi sul personale nel nostro Paese, una misura prevista dagli accordi di garanzia siglati da Sace

Stellantis è pronta a restituire il prestito Sace da 6,3 miliardi, e lo farà con un anno di anticipo. Questa sì che è una notizia, dopo cento anni in cui le casse dei vari governi italiani sono state praticamente un pozzo di san Patrizio per l’azienda di casa Agnelli. Era il marzo 2020 quando Intesa Sanpaolo diede il via libera alla concessione monstre per l’allora Fca Italy, “a sostegno della ripartenza e della trasformazione dell’automotive in Italia”. A garantire fu lo Stato secondo un’operazione prevista dal decreto Liquidità e ora, un anno prima dei tre previsti, Stellantis sarebbe già pronta a onorare il suo prestito.

Ma perché tanta solerzia? I fondi erano stati attivati nel pieno della pandemia per pagare gli stipendi dei lavoratori, i fornitori e gli investimenti programmati nelle strutture in Italia, motivo per cui John Elkann aveva precisato che quelle risorse sarebbero servite “per aiutare l’intero settore auto in Italia” che pativa un enorme crisi di liquidità. La notizia del rimborso anticipato del prestito, lanciata da Bloomberg, non è stata confermata né smentita dai tre attori coinvolti – Stellantis, Sace e Intesa Sanpaolo – ma se così fosse avrebbe come diretta conseguenza il venire meno del blocco dei possibili interventi sul personale. Tutti gli accordi di garanzia siglati da Sace e legati alla pandemia, infatti, prevedevano la salvaguardia dei dipendenti durante il periodo della loro validità. Che sia l’anticamera di qualche operazione di ristrutturazione? Magari una sforbiciata ai lavoratori degli stabilimenti italiani che, come ha detto il numero uno del gruppo Carlos Tavares “costano il doppio” di altri paesi europei per via dei costi di produzione troppo alti. Chissà. Certo è che la notizia risuona in modo sinistro tra i lavoratori e nella filiera del settore.

print_icon