REGIONE

Centrodestra, fioretti di Quaresima.
Cirio prepara gli "aggiustamenti"

Pochi ritocchi di deleghe degli attuali assessori. I cambiamenti saranno discussi al tavolo del centrodestra per le candidature nelle grandi città entro la metà di marzo. Il governatore maneggia con cura pesi e contrappesi per scongiurare nuove tensioni

L’Innominato di Piazza Castello – non un rimpasto, neppure rimpastino, guai a parlare di verifica, tantomeno di tagliando, come ha rimarcato Alberto Cirio – si paleserà entro la metà di marzo. Sarà, infatti il tavolo regionale del centrodestra approntato per definire i candidati sindaci nelle principali città chiamate al voto, da Cuneo ad Asti (saltando Alessandria dove la decisione è stata frutti di accordi nazionali ed è già stato presentato ufficialmente l’attuale primo cittadino, il leghista Gianfranco Cuttica), ad affrontare come appendice anche la questione che si dovrebbe risolvere in alcuni passaggi di deleghe da un assessore all’altro, senza scossoni. 

La friabile montagna della (quasi) crisi aperta dai Fratelli d’Italia sull’ufficio di presidenza di Palazzo Lascaris che è seguita ed è legata alle rivendicazioni di maggior peso in giunta, nella fattispecie per l’assessore Maurizio Marrone, partorisce il topolino. Che il governatore non abbia mai avuto in mente rivolgimenti fragorosi è noto, che lo abbia detto chiaramente ancora l’altro giorno – “È normale che dopo due anni e mezzo che si governa ci possano essere degli aggiustamenti, ma risolveremo tutto e andremo avanti come sempre” – altrettanto. 

Nessun nuovo ingresso in giunta, nessuno perderà il suo posto, nessun passaggio delle competenze più pesanti. Il presidente, dopo le misurate dichiarazioni dell’altro giorno, non apre bocca, ma ambienti di piazza Castello indicano alcune dei possibili pochi cambiamenti che verranno discussi dai vertici dei partiti della maggioranza e ovviamente dal governatore cui spetta la decisione formale e sostanziale.

Il passaggio dell’Agricoltura dal leghista Marco Protopapa al compagno di partito Fabio Carosso, dato da mesi come certo sembra doversi ridimensionare solo nell’attribuzione al vicepresidente delle competenze su Caccia e Pesca, lasciando all’attuale titolare il grosso della delega, ma beneficiando Carosso di un settore di peso (elettorale) come quello della caccia. Un ridimensionamento rispetto allo schema iniziale che troverebbe ragioni nelle dinamiche interne alla Lega, dove il vicepresidente è visto da una parte della nomenclatura come troppo vicino a Cirio e quindi non propensa a rafforzarlo ulteriormente.

Strada chiusa (dalla Lega) alla cessione della delega alla Casa reclamata dai Fratelli d’Italia per Marrone, che resterà saldamente nelle mani di Chiara Caucino, che manterà pure le competenze su Infanzia e Famiglia, cavalli di battaglia dell’assessora biellese. L’attuale titolare di Affari legali e semplificazione, a questo punto, potrebbe essere accontentato con una parte del Welfare più qualche rimasuglio strappato qua e là da altri colleghi. In ballo anche l’allegerimento delle responsabilità in capo a Marco Gabusi (Forza Italia) che manterrà di certo i Trasporti (delega di fascia A, quasi al pari della Sanità), ma potrebbe perdere il Personale o le Infrastrutture. Si vedrà.

La filosofia che anima il governatore di fronte a questo passaggio, il più soft e indolore possibile, si potrebbe condensare in un semplice concetto: si ottiene qualcosa, ma non si perde pressoché nulla. Un delicato meccanismo di pesi e contrappesi, un Cencelli in corpo otto, per evitare ogni possibile oscillazione del sismografo della coalizione dopo la forte scossa dei giorni passati che, a dispetto del fragore, non sembra aver lasciato macerie. Almeno finora.

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