Stellantis, tra Draghi e il piano

Il Governo Draghi ha compiuto un passo importante nei confronti dell’automotive stanziando 8 miliardi in 8 anni. Il primo marzo conosceremo il nuovo Piano industriale di Stellantis. Due momenti che possono essere di svolta per il nostro Paese prefigurando, finalmente, una possibile strategia nazionale per l’auto.

Secondo indiscrezioni il piano dell’esecutivo avrebbe cinque mission. Una quota degli stanziamenti andrebbe alla domanda per l’acquisto di auto nuove, tramite rottamazione suddiviso tra concessionari e famiglie. Le restanti quattro mission sono destinate all’offerta, quindi alle 2100 imprese della componentistica italiana e alle altre 3600 imprese collegate per oltre 250mila dipendenti con l’obiettivo di evitare i previsti 70mila esuberi che ne deriverebbero dal passaggio all’elettrico.

Il Governo pensa che occorra sviluppare con i Politecnici centri di ricerca sulle batterie elettriche, sull’idrogeno e sui motori endotermici, cioè gli attuali, perché con l’uso di biocombustili e idrogeno non c’è bisogno di passare dall’elettrico all’endotermico ma basta riadattare il motore (oltre 800 componenti un motore endotermico, meno di 150 un motore elettrico: quanti occupati in meno fa?). Inoltre considerando che le materie prime come litio e cobalto in primis, per le batterie e anche le materie prime per i microchip, sono per la stragrande maggioranza in mano cinese o a paesi sotto l’egemonia dalla Cina, il Governo pensa di sviluppare una filiera con paesi “non allineati” dell’Africa e Sudamerica, dove il biocombustibile su endotermico è diffuso e la ex Fca molto presente.

Nel Piano dell’esecutivo c’è poi una mission dedicata alla trasformazione delle aziende che dovranno riconvertirsi alla filiera completa dell’economia circolare e quindi allo smaltimento e recupero dei materiali delle celle delle batterie; collocando, possibilmente, questo processo produttivo vicino alle gigafactory. Purtroppo per ora ne è prevista una sola di Stellantis a Termoli. Considerando che il Piano europeo, da poco presentato, sulle gigafactory è debole e favorirebbe Intel ma i segnali di Intel non sono rivolti all’Europa (tranne l’Irlanda) ma bensì a investimenti massici negli Usa, si rimane quindi con un “nervo scoperto” fondamentale affinché tutto il Piano funzioni.

In ultimo, l’obiettivo del Piano Draghi è di favorire la nascita di imprese “made in Italy” che siano di dimensioni tali da competere con i colossi della componentistica mondiale. Sarà necessario investire in formazione e riconversione professionale dei lavoratori con uno sforzo congiunto, vero, delle parti sociali. Al sindacato il compito di non limitarsi a chiedere ammortizzatori sociali, sarebbe una battaglia di retroguardia. Se la filiera della componentistica italiana vuole sopravvivere ed essere competitiva non può che uscire dalla piccola e media dimensione e operare su scala mondiale.

Se le indiscrezioni saranno confermate il piano nazionale per l’auto sarà ambizioso e dovrà essere accompagnato da una strategia flessibile: non bisogna puntare tutto sull’elettrico. D’altra parte, come in molti sostengono, la data del 2035 per cessare la produzione dell’endotermico è indicativa e l’Europa avrà ancora tempi e sedi per concordare scadenze definitive. Inoltre l’idrogeno e i biocombustibili che formerebbero una filiera completa dell’economia circolare e della transizione ecologica, come dicevo, utilizzano l’endotermico cambiando tipologia di carburante e Stellantis stessa si accinge a mettere in produzione il diesel euro 7.

Siamo a un passaggio cruciale in cui tutti gli attori sociali devono uscire dalle frasi fatte e slogan “vacui e vuoti” e dire cosa pensano. In questo scenario Stellantis presenterà il suo Piano industriale su cui c’è molta attesa, giustamente. L’Italia, con il Piano Draghi, ha dato delle risposte forti e concrete ora tocca all’azienda confermare il suo radicamento in Italia che passa attraverso una strategia globale. Il marchio Alfa con i nuovi Suv prova a rilanciarsi e a sfondare nel mercato statunitense. Potrebbe essere anche il momento del rilancio del brand Lancia.

Per Mirafiori oltre i modelli elettrificati di Maserati (già annunciati) è necessario pensare al dopo 500E perché, avendo un mercato quasi esclusivamente europeo, nel corso di due anni si andrà verso una saturazione, con calo e assestamento delle vendite. Quindi su Mirafiori è indispensabile capire l’evoluzione dei modelli che dovranno garantire l’occupazione di tutti gli addetti. Naturalmente resta fondamentale conservare testa e ricerca con Crf ed Enti Centrali. Sarebbe auspicabile che dei 4500 ingegneri che dovrebbero digitalizzare le auto del futuro di Stellantis ce ne siano anche da assumere a Torino.

Ma se guardiamo complessivamente a Stellantis dobbiamo essere coscienti che oggi il valore, tranne che con la Jeep, viene prodotto altrove. Basta guardare ai numeri delle vendite negli USA dove con 1.777.394 vetture consegnate, nel 2021, dal Gruppo i brand che primeggiano sono Jeep, Dodge e Ram (Ram che è cresciuta del 4%). E in Europa Stellantis ha due punti di forza in Opel Mokka e Peugeot 2008.

Ci sono inoltre due assi di sviluppo che per Stellantis sono fondamentali: la sua strategia software che dovrebbe garantirle ricavi incrementali annuali di 20 miliardi entro il 2030 e il mercato cinese che vale oltre 20 milioni di auto vendute nel 2021. Le sfide globali di Stellantis hanno come brand di punta Peugeot, Jeep, Maserati e Alfa Romeo di cui quest’ultimo viene considerato come l’unico marchio premium globale del gruppo, capace di fare bene anche in paesi quali Usa, Cina e Medio Oriente.

Diventa pertanto fondamentale, per l’Italia e per Torino in particolare, questo uno-due tra Piano Draghi e Piano Stellantis e per costruire un futuro dell’auto a Torino bisogna guardare a quella sfera “un po’ schiacciata sui poli” come canta Guccini che è il mondo.

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