LA GUERRA ALLE PORTE

Il viaggio della speranza

Sono arrivati a Torino, dopo 24 ore di traversata, i 13 bambini oncologici in fuga con le loro famiglie dall'Ucraina. L'ospedale Regina Margherita si prenderà cura di loro. Le imprese piemontesi hanno finanziato la missione. Cirio: "Andremo a prenderne altri" - VIDEO

Kira ha 7 anni e nella sua breve vita ha già guardato in faccia due flagelli come il cancro e la guerra. Uno, almeno, se lo è lasciato alle spalle, dopo un viaggio durato più di ventiquattr’ore assieme alla mamma Iulia e al fratellino più grande, Dania, di 10 anni; con l’altro dovrà farci i conti ancora un po’. Adesso, però, può contare sulle cure dell’ospedale Regina Margherita di Torino, che si occuperà di lei e di altri 12 bambini oncologici in fuga dall’Ucraina.

Da quando la Russia ha occupato il paese le terapie, per alcuni, sono state sospese. Non avevano tempo, loro, di aspettare la fine della guerra. “È stato un viaggio duro, ma l’importante era portare Kira in Piemonte” racconta provata mamma Iulia quando ormai è sull’aereo in direzione di Torino. Qualche parola d’italiano l’ha imparata nei suoi viaggi a Verona, dove sua figlia è stata già sottoposta a due trapianti di midollo osseo, nel 2017 e nel 2018. Nell’ultima visita di controllo il suo mieloma pare essersi ripresentato, per questo s’è reso necessario un nuovo viaggio verso l’Italia. L’altro figlio, Dania, sta bene ma grazie a un posto in più in aereo ha potuto aggregarsi lasciandosi dietro un conflitto che sta facendo strage di bimbi. “Torino è sicura, Odessa no” dice Iulia con gli occhi lucidi pensando al marito rimasto in città ad attendere le truppe russe.

L’equipe medica del Regina Margherita, composta dal pediatra oncologo Sebastian Asaftei – che grazie alla nazionalità romena ha potuto svolgere anche il ruolo di interprete – dall’anestesista pediatra Simona Italiano e dagli infermieri Pier Chialvo e Silvia Vigna è partita ieri sera da Torino per Iasi, in Romania, trasportata da un aereo messo a disposizione dalla Basic Air di Marco Boglione, il patron di Robe di Kappa. Iasi è l’aeroporto “sicuro” più vicino al confine con l’Ucraina. Da lì hanno viaggiato per oltre 400 chilometri in direzione di Palanca (Moldavia) a 57 chilometri da Odessa, dove l’esercito di Kiev ha consegnato loro la maggior parte dei bambini assieme alle loro famiglie. Un’operazione delicata che ha necessitato di un contatto sul posto, materializzatosi in Alessandro Barbero, imprenditore albese del settore tessile che oltre ad aver messo a disposizione il pullman con un’auto di scorta, per il viaggio tra Iasi e Palanca, ha anche accompagnato i sanitari fino a destinazione e ritorno. Ed è proprio a Iasi che questi bambini hanno potuto prendere l’aereo, un Boeing 737 charter, da 160 posti, pagato dalla Fondazione Lavazza, per raggiungere Torino.

Un viaggio estenuante, tra speranza e morfina, la desolazione nel cuore e quella intorno. L’ultimo supplizio le due ore all’aeroporto di Iasi per consentire alle autorità romene di verificare i documenti e aprire loro le porte per l’Italia e il Piemonte. Da terra lontana, pressoché sconosciuta, a terra promessa. Solo uno di loro è maggiorenne, Dimitri di 21 anni. Prima che l’aereo decolli qualche videochiamata, l’ultimo saluto a chi è rimasto. Lacrime di speranza e disperazione.

“Finché ci sarà qualcuno che avrà bisogno di aiuto, i piemontesi, da buoni alpini, risponderanno presente” aveva detto il governatore Alberto Cirio alla vigilia della missione. Ha raggiunto Iasi assieme all’assessore ai Bambini della Regione  Chiara Caucino, alla vicepresidente del Senato Anna Rossomando, e alla professoressa Franca Fagioli, direttore di Oncoematologia Pediatrica e Centro Trapianti del Regina Margherita. All’inizio era previsto il trasferimento di soli sette bambini, poi in ospedale sono iniziati i salti mortali per fare spazio e accogliere “tutti quelli che possiamo curare” aveva detto Cirio. Ne sono arrivati 13 assieme alle loro famiglie, “ma quando apriranno i corridoi umanitari torneremo” assicura il governatore.

Intanto la testolina calva di Georgiy, 4 anni, non smette un attimo di muoversi. “Non vedeva l’ora di prendere l’aereo” ammette la mamma Victoria. Lui ride poi, in preda all’adrenalina, stuzzica un po’ la sorella Ksenia, impegnata a colorare su uno dei taccuini donato dal Regina Margherita, assieme a dei pupazzetti. Da oggi, almeno, uno dei due flagelli che hanno colpito questi bimbi è alle spalle. Da domani riprenderanno a combattere con l’altro.

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