NUMERI DELLA PANDEMIA

Covid, "i morti in Piemonte sono il doppio dei dichiarati" 

Risultati choc di uno studio Usa pubblicato su Lancet. Per i ricercatori le vittime non sarebbero 12mila, ma almeno 25mila. Scettica la comunità scientifica. Di Perri: "Numeri eccessivi, anche se nel computo ufficiale qualcosa può essere sfuggito"

I morti per Covid in Piemonte sarebbero molti di più dei 12mila attestati dai dati ufficiali, i decessi raggiungerebbero addirittura una cifra superiore al doppio. Il dato che fa sobbalzare e, se confermato, imporrebbe una profonda riscrittura degli effetti tragici della pandemia è contenuto nello studio realizzato dai ricercatori Institute for Health Metrics and Evaluation dell'Università di Wahington e pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.

Gli studiosi statunitensi basando la loro ricerca sulla comparazione del numero di decessi, in 191 aree geografiche a livello mondiale, avvenuti nel biennio 2020-2021 con i dati delle morti riferite agli 11 anni precedenti, sono giunti alla conclusione che i 18,2 milioni di persone che hanno perso la vita a causa del virus (pure restando sempre aperto il dibattito su morte per Covid o con Covid) potrebbero doversi triplicare e, restringendo il campo all’Italia il numero delle vittime salirebbe da 137mila a 2259mila.

L’analisi dei numeri e la loro rivisitazione porta i ricercatori americani ad attribuire una diffusa sottostima o, per meglio dire, un conteggio decisamente in difetto a tutte le regioni, sia pure non non poche notevoli differenze. Non si evidenziano grosse disparità tra le cifre ufficiali e quelle frutto dello studio, per esempio, in Friuli Venezia Giulia con un incremento di vittime indicato dalla ricerca che fa passare il dato ufficiale di 4230 a 5060, nell’ambito di una forchetta minimo-massimo che va da 4610 a 5610. Lo stesso vale anche per la Valle d’Aosta che ha dichiarato 488 morti per Covid, mentre i ricercatori indicano il dato di 713, media tra 572 e 840.

Per quanto riguarda il Piemonte, invece, la differenza aumenta in maniera a dir poco notevole. Per gli statistici americani le vittime nei due anni di pandemia sarebbero oltre il doppio dei 12mila dichiarati, arrivando a 27.100 con un minimo stimato di 25.600 e un massimo di 28.700. Cifre spaventose, senza che già quelle ufficiali non lo siano. Ovviamente, nella ricerca statunitense, cambiano anche i tassi di mortalità calcolati sui decessi ogni 100mila abitanti, che per l’Italia passa da 120,6 a 227,4 e nel caso del Piemonte da 146 a 328,9. Un rapido raffronto con una delle regioni vicine, la Lombardia, fa vedere che il passaggio è da 185,9 casi ogni 100mila abitanti a 315,1. 

Se per trovare un esito opposto bisogna guardare i dati di Paesi come l’Islanda, l’Australia o Taiwan, dove i ricercatori indicano un eccesso dei dati ufficiali sui decessi, nel caso dell’Italia l’esito dello studio sta sollevando molti dubbi nella comunità scientifica.

“Mi sembrano numeri davvero un po’ troppo alti. Che in diverse circostanze, specialmente nei momenti di maggior picco ed emergenza, possano essere, diciamo, sfuggiti al conteggio persone decedute positive al virus è cosa che non deve stupire, ma da qui ad arrivare a queste cifre ce ne passa”, osserva il professor Giovanni Di Perri, infettivologo dell’Amedeo di Savoia. “Diciamo anche che non è molto importante soffermarsi più di tanto su questi numeri. Abbiamo vissuto questa drammatica esperienza e un’idea ce la siamo fatta. Piuttosto – osserva Di Perri – dovremo purtroppo mettere in conto per i prossimi anni un aumento della mortalità a causa dei tumori, patologie che insieme ad altre sono state trascurate in questi due anni di pandemia. La prevenzione e i controlli in oncologia sono stati rallentati, spesso anche sospesi e questo comporterà conseguenze. Alcuni segnali sono già evidenti adesso”.

Qui lo studio completo

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