GRANA PADANA

"Dove ci porta il Capitano?"
Lega piemontese in affanno

Il calo dei sondaggi e la linea periclitante di Salvini allarmano la base e i quadri del partito. La maldestra "missione" in Polonia è costata 260mila voti. "Sogniamoci di avere un governatore leghista nel 2024". Segnali negativi dallo storico serbatoio di consensi

L’ultimo sondaggio Swg che attribuisce alla Lega il 16,4% delle intenzioni di voto suona come ennesimo campanello d’allarme per il partito di Matteo Salvini, in una fase politica profondamente segnata dalla guerra scatenata in Ucraina dalla Russia (con la disastrosa missione del Capitano in Polonia che si stima sia costata qualcosa come 260mila voti), ma che deve comunque tenere in conto anche il prossimo appuntamento con le elezioni amministrative in molti comuni. 

Una verifica con gli elettori che preoccupa militanti e quadri dirigenti anche e soprattutto in una regione come il Piemonte il cui governo a preponderante trazione leghista viene proiettato al 2024, quando si tornerà alle urne, in uno scenario denso di nubi e forti dubbi sulla possibilità di conservare l’attuale patrimonio elettorale.

La linea troppo segnata da cambiamenti, frenate e accelerate, avvertimenti e distinguo, non di rado in contraddizione nello spazio di pochi giorni è fonte di imbarazzi difficilmente superabili con toppe peggio dello sbrego (basti solo pensare ai rapporti con Vladimir Putin e alle lodi sperticate rivolte da Salvini allo Zar di cui circolano ormai innumerevoli testimonianze in rete). Tutto questo e altro ancora muove più di un legittimo interrogativo sulla leadership salviniana proprio in quello storico tessuto connettivo della Lega formato da piccole e medie imprese e partite ive che vedono il conflitto come principale ostacolo a una ripresa nella quale hanno creduto e credono ancora.

Ma a perdersi, nelle valutazioni che si fanno nei ranghi leghisti sarebbe proprio il futuro governo del Piemonte. Fuor dai denti, una regione data per persa. Tant’è che uno dei candidati in pectore alla successione di Alberto Cirio (semmai l’attuale presidente decidesse di non ricandidarsi) come il sindaco di Novara Alessandro Canelli preconizzerebbe l’impossibilità che nel 2024 Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte possano essere guidate da un governatore leghista.

Magari al Pirellone andasse Letizia Moratti o Daniela Santanchè, allora forse… In realtà la Lombardia che conta nella e sulla Lega sta lavorando per una candidatura di Giancarlo Giorgetti e pure questo la dice lunga sull’aria che tira, anche se sul tavolo restano i nomi di Nicola Molteni, di Alessandro Morelli e altri. Se l’eminenza grigia andrà al posto oggi occupato da Attilio Fontana, in piazza Castello difficilmente troverebbe posto un altro leghista. Da qui la naturale, seppur debitamente anticipata, agitazione per gli aspiranti alla candidatura presidenziale, dall’attuale assessore Fabrizio Ricca al già citato Canelli, che forte delle preferenze nel Novarese starebbe facendo un pensierino al parlamento europeo.

A proposito di sistemazioni future, voci che rimbalzano tra Roma e Torino raccontano di imminenti passaggi di consiglieri regionali, parlamentari e pure un paio di sindaci a Fratelli d’Italia e qualcuno, addirittura con la prospettiva di migrare verso la calendiana Azione. Se così fosse, altro che segnali di un grosso problema all’interno del partito. Il segretario regionale  Riccardo Molinari avrebbe già confidato a chi gli è più vicino il suo sconcerto e la difficoltà nel tenere pubblicamente la posizione al fianco del Capitano, in un clima dove si moltiplicano le preoccupate domande da parte di militanti e dirigenti su dove stia andando la Lega di Salvini. E, soprattutto, se il suo leader lo sappia.

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