Stellantis, tra massimalisti e revisionisti

Anziché chiedere occorre dare. Così, hanno giustamente interpretato l’incontro con Tavares, ad di Stellantis, il sindaco di Torino e il presidente della Regione cambiando il paradigma del pretendere da Fiat, poi Fca ora Stellantis che rimanga a Torino e nel contempo avere i soggetti sociali del territorio sostenere che se n’è già andata via. Qualunque imprenditore se si sente dire che “è già andato via da Torino” perché dovrebbe preoccuparsi di Torino? Il provincialismo torinese, di cui sono affetti molti sindacalisti, imprenditori, opinion leader (ci sono?), politici, partiti, che imputa all’azienda molte colpe ha, dal 2011 con il referendum su Mirafiori, accentuato un atteggiamento negativo verso l’ancora Fca.

Mettere il territorio al servizio di un progetto industriale, dalla ricerca alla produzione, sull’automotive con la sua importante filiera significa costruire la possibilità di un futuro torinese per Stellantis. Cirio e Lo Russo hanno fatto l’unica cosa giusta che si doveva fare verso Stellantis: mettere le istituzioni, il sapere, la professionalità e la competenza dei lavoratori integrandoli nei piani industriali di crescita di Stellantis. Ovviamente chiedendo in cambio lavoro e occupazione considerando che tutto ciò che si offre alla realizzazione del progetto deve avere prima di tutto un ritorno sul nostro territorio in termini di benessere generale.

Stellantis bisogna dirlo, attraverso il suo ceo Tavares, non ha cambiato stile rispetto al passato. Quindi quei sindacalisti che asseriscono che c’è un cambio di passo che è un’altra storia, coltivava e narrano un’illusione ottica. Insomma, prendono un abbaglio ma se sono gli unici a narrare e agire sindacalmente si rischia che abbiano ragione senza averla. Tavares come Marchionne ripete a tutti quello che già sappiamo e non potrebbe fare altrimenti. Tavares come Marchionne incontra i sindacati ma chi si attende annunci roboanti, oggi come prima, non li trova negli incontri ufficiali. I cambiamenti avvengono sempre fuori dai riflettori e la sequenza degli incontri è sempre prima con gli analisti, gli stakeholder e gli azionisti; poi il sindacato e sovente prima il Governo. In questa situazione si rischia di rincorrere richieste di incontri sindacali, condividendo un’impostazione vecchia e desueta per dire subito dopo che ci va l’incontro con il Governo ai massimi livelli e poi… si ricomincia. E l’azienda non può che ripetere ciò che ha già detto, magari due giorni prima, con un interlocutore diverso, oppure qualche sindacalista pensa che Tavares dica cose diverse dal Responsabile Relazioni Industriali? O ancora, qualche sindacalista che sogna le duecentomila vetture prodotte a Mirafiori? Ingannando sé stesso, il territorio e illudendo i lavoratori Stellantis creando un effetto populista cavalcato poi dalla Lega?

Eppure, Stellantis da tempo dice cosa sarà Torino: cuore della produzione dell’auto elettrica con i modelli lusso di Maserati e la 500E; luogo di progettazione con gli Enti Centrali sviluppando la guida autonoma e l’infotainment. Soprattutto però, per chi non se ne è ancora accorto, l’area metropolitana sta diventando sempre più un grande polo logistico di Stellantis ma anche di Cnhi. Se consideriamo che la logistica da Amazon al Sito di Orbassano si sta concentrando su questo territorio occorre lavorare per dare prospettive a questa filiera. Una filiera che va legata alla transizione ecologica fornendo da parte delle istituzioni la possibilità di sperimentare azioni di transizioni ecologica applicata al trasporto merci su strada attraverso impianti di realizzazioni di biocombustibili, idrogeno e altre alimentazioni del futuro. Chi scopre oggi l’elettrico e se ne innamora perdutamente trascurando gli altri sistemi di alimentazione commette un errore che pagheremo caro perché non è ancora chiaro come sosterremo il sistema di produzione di energia elettrica e la filiera dello smaltimento e riciclo delle batterie.

Inoltre, Torino ha una peculiarità di sapienza attraverso le sue Università e le aziende presenti sul territorio, per cui si guarda verso tutte le possibili alternative di alimentazione e poter utilizzare il motore endotermico alimentandolo con nuove fonti è la nostra sfida, insieme all’elettrico e all’ibrido. Però, come al solito, i massimalismi, soprattutto sindacali, viaggiano ciechi e sordi salvo cambiare rotta come già avvenuto in passato che non si cancella. Ma anche i massimalisti a volte diventano revisionisti…

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