MOBILITÀ

Post Covid, per treni e bus
l'emergenza non è al capolinea

Due anni di misure contro il Covid pesano sul ritorno alla normalità del trasporto pubblico locale. A luglio (forse) il nuovo contratto di servizio con Trenitalia, ma rispetto al 2019 ci sarà un taglio del 20% sulle corse. Rinviate al prossimo anno le gare per le linee su gomma

L’emergenza non arriva al capolinea nel trasporto pubblico locale. Semmai la fine dello stato emergenziale per il Covid, ne svela un altro sul fronte della mobilità che origina e si trascina da più tempo rispetto alla pandemia. Il contratto di servizio con Trenitalia il Piemonte lo ha rescisso da tempo, è aperto ancora un contenzioso e il nuovo accordo dovrebbe arrivare nelle più ottimistiche previsioni nel pieno dell’estate, ma non si tornerà alla situazione del 2019, prima che la pandemia e li misure per contenerla riducessero il numero di treni fino ad arrivare a dimezzarlo per un lungo periodo. 

Come ricorda il consigliere regionale del Pd Alberto Avetta, “l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi in commissione ha confermato che, finalmente, si sta chiudendo il contratto servizio con Trenitalia con cui si cristallizzeranno i servizi ferroviari attualmente attivi. Una buona notizia? Non proprio”. L’esponente dem, infatti, fa notare come “al contrario di tutte le altre regioni dovei servizi sono stati completamente ripristinati, in Piemonte ci si è fermati all’80% della riattivazione e su questo livello si baserà il nuovo contratto di servizio”.

Insomma, non solo da domani viaggiatori e pendolari non potranno fruire nel numero di corse uguale a quello che veniva fornito sul territorio regionale prima dell’emergenza Covid, ma non si tornerà a quei livelli neppure quando verrà finalmente siglato il tanto atteso nuovo contratto di servizio che, come annunciato da Gabusi, fisserà l’attuale livello di prestazioni fino al 2032. La ragione è, tutto sommato, semplice: non ci sono i soldi che Trenitalia chiede per tornare a fornire il servizio che dava prima della pandemia.

I 15 milioni in più che il Piemonte mette sul piatto ogni anno non sono sufficienti ad evitare che, semplificando il taglio, ci si fermi a otto treni rispetto ai dieci che viaggiavano fino a tre anni fa in tutta la regione. Certo quei soldi serviranno ad evitare conseguenze ancor peggiori e anche ad acquistare una trentina di treni per ammodernare in parte un parco rotabile tra i più vecchi tra quelli delle regioni. Basti pensare che l’età media dei convogli è di oltre sedici anni rispetto a poco più di uno di quelli che viaggiano in Emilia-Romagna.

Se questa è la situazione e la prospettiva del trasporto ferroviario, meglio non va passando dal ferro alla gomma. Lo spostamento delle gare per il rinnovo degli affidamenti dei servizi per la copertura delle linee sul territorio piemontese al 31 marzo del prossimo anno, richiesta dalla Regione all’Agenzia per la mobilità, evidenzia come sia ancora complicato il quadro di questa parte del trasporto pubblico. Molteplici, anche in questo caso, i motivi di una mancata uscita effettiva dall’emergenza.

Come scrive Gabusi all’agenzia “le risorse messe a gara sono le stesse del 2012 e quindi insufficienti a garantire la domanda di servizio che i territori da anni richiedono”, poi “i ricavi dal traffico, dopo due anni di pandemia, sono una variabile instabile, essendo la domanda ancora fortemente ridimensionata rispetto al 2019, attestandosi sul 60 per cento rispetto al periodo pre Covid”. E poi, non ultima per importanza, c’è la crisi energetica e i rincari dei costi dei carburanti che sommati a quelli per la manutenzione “saranno determinanti e devastanti per le aziende che dovranno inevitabilmente agire su altri costi, tra cui in primis, quelli del personale”. Una decisione quella della Regione che va nel solco della linea tracciata dall’Anci e delle associazioni di categoria. Ma anche l’ulteriore conferma che, oltre a quello ferroviario, anche il trasporto pubblico locale continua ad operare in una situazione di emergenza, a dispetto della fine fissata per domani. Sulla carta.

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