PALAZZO LASCARIS

Il Tar stoppa Fratelli d'Italia, Allasia e i vice restano in sella

Il tribunale amministrativo respinge la richiesta di sospensiva sul rinnovo dell'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Le carte bollate si rivelano un'arma spuntata per FdI (e un boomerang per il capogruppo Bongioanni) - DOCUMENTO

Nessuna sospensiva. L’ufficio di presidenza del Consiglio regionale del Piemonte resta al suo posto e la votazione, da remoto, che ne ha rinnovato i componenti per il momento resta valida. A stabilirlo è stato il Tar, tirato in causa dal ricorso del capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni, che contestava la mancata segretezza di un voto attraverso la pec, com’è avvenuto appunto lo scorso 8 febbraio quando il parlamentino piemontese ha confermato il presidente Stefano Allasia (Lega) ed eletto come vice Franco Graglia (Forza Italia) e Daniele Valle (Pd) mentre consiglieri segretari sono stati indicati Gianluca GavazzaMichele Mosca, entrambi della Lega, e Ivano Martinetti del M5s in quota opposizione. Dopo un lungo braccio di ferro, Fratelli d’Italia è rimasta fuori e ha inasprito il conflitto con gli alleati fino all’atto estremo di ricorrere al Tar contro gli stessi partiti con cui governa la Regione.

“Ritenuto che il tema decisorio del rapporto tra voto elettronico da remoto e principio di segretezza del voto esiga la più approfondita cognizione propria della fase di merito” il Tar ha deciso di respingere “la domanda di sospensione cautelare” si legge nell'ordinanza. Un altolà a chi pensava di risolvere i propri dissidi politici con le carte bollate in attesa di un pronunciamento nel merito della questione. Ma quando? Il tribunale amministrativo non ha ancora fissato una data, ma certo tra primo e secondo grado sembra difficile che la disputa possa dirimersi in tempo per la fine della legislatura, fissata tra due anni.

Il presidente del collegio Raffaele Prosperi scrive inoltre che “alla sommaria delibazione propria della fase cautelare, non si apprezzano profili di gravità e irreparabilità del pregiudizio con riguardo al possibile vulnus alla segretezza del voto, la quale risulterebbe preservata automaticamente dal lato del ricevente con accorgimenti tecnici del sistema, mentre dal lato del mittente resterebbe rimessa alla diligente cooperazione del votante”.

Insomma, un’arma rimasta spuntata nelle mani di Fratelli d’Italia, mentre dai banchi di maggioranza e minoranza è già arrivato più di un avvertimento al presentatore del ricorso, il capogruppo Bongioanni: la norma infatti non prevede che possa sedere in Consiglio colui che ha un contenzioso aperto con l’ente e il consigliere dem Maurizio Marello ha già fatto sapere di essere pronto a convocare la Giunta per le elezioni proprio per discutere del “caso Bongioanni” senza escludere la possibilità di una sua decadenza.

Leggi l'ordinanza del Tar

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