Salone libro: Ferrero, meno soldi che alla fiera del peperone

"Per i circa mille eventi di una edizione del Salone del Libro di Torino avevo un budget di 60 mila euro. Meno di quello della fiera del peperone di Carmagnola. E' un dato di fatto. Comunque gli editori ci aiutavano sobbarcandosi la gran parte dei costi di viaggio e di ospitalità degli autori". Lo ha detto lo scrittore Ernesto Ferrero testimoniando in tribunale a Torino alla ripresa del processo sulle presunte irregolarità degli ex responsabili della kermesse libraria subalpina, di cui è stato direttore editoriale. Fra i vari aspetti che, su richiesta del pm Gianfranco Colace, ha toccato nel corso della sua audizione, figura la scelta dei padiglioni di Lingotto fiere (gestito dai francesi della Gl Events) come sede della manifestazione. "Nel 2014 si fece un sopralluogo al PalaAlpitour. Io, che non mi occupavo delle questioni finanziarie, immagino che fosse per risparmiare sull'affitto. Ma non era adeguato: spazi, trasporti pubblici, ricettività e disponibilità di parcheggi non erano sufficienti". Secondo Ferrero l'unica alternativa praticabile restava quella del Lingotto: "Come struttura è pessima ma piaccia o no era ineludibile. L'unica che avevamo e che abbiamo. La città non ha altre soluzioni per eventi di questo genere". Ferrero si è anche detto del parere che nei rapporti con i gestori del Lingotto la Fondazione per il Salone del Libro "doveva accettare la situazione" per "garantire la pax fieristica". "Si era di fronte a un monopolista e non si potevano discutere più di tanto le sue richieste - ha concluso -. Tanto è vero che la location è sempre quella".

print_icon