VERSO IL VOTO

Asti, la sanità nelle urne

Il sindaco uscente fiuta l'aria e prende le distanze dalla riorganizzazione decisa da Boraso, direttore dell'Asl: "Non darò il mio ok fino a che non mi sarà tutto chiaro". Teme che la questione diventi un assist per l'avversario di centrosinistra

La sanità irrompe nella campagna elettorale di Asti. Il sindaco uscente e aspirante rientrante Maurizio Rasero ha preso una posizione piuttosto netta sulla delibera del direttore generale dell’Asl, Flavio Boraso, che riorganizza i servizi e le strutture dell’azienda sanitaria locale. In particolare, il primo cittadino ha manifestato preoccupazione su scelte organizzative che potrebbero comportare un depotenziamento dei servizi sanitari rivolti alla popolazione: “Non darò l’ok – ha affermato perentorio – fino a che non mi sarà tutto chiaro”.

Le intenzioni sono sicuramente apprezzabili: bene fa il sindaco del comune capoluogo, nonché presidente della conferenza dei sindaci del territorio, cui spetta formulare indirizzi e valutazioni sull’operato del direttore generale, a pretendere chiarezza, in uno spirito di leale collaborazione tra le istituzioni. Peccato però che, a quanto sembra il suo parere, Rasero, lo abbia già pronunciato: almeno, così si legge nella delibera del 22 aprile, adottata dal direttore generale. Il 16 marzo scorso Boraso nel presentare ai sindaci l’atto ha espressamente affermato “la necessità di garantire la piena condivisione” sulle modifiche che intende apportare nel nuovo piano di organizzazione. Viene da chiedersi: il sindaco Rasero era un po’ distratto e non ha colto la portata di tali decisioni (il ridimensionamento di alcune strutture sanitarie, tra cui Dermatologia, Psichiatria, Sert, tutto il Dipartimento di Emergenza, a fronte del proliferare di strutture amministrative e tecniche)? Oppure il direttore Boraso gli ha presentato una versione diversa da quella deliberata, o quanto meno ha sfumato alcuni “dettagli” non proprio trascurabili, pur di avere il via libera alle modifiche che intende attuare?

Una cosa è certa, a detta di molti amministratori anche di centrodestra, il momento scelto da Boraso per mettere mano alla riorganizzazione dell’azienda non è, sul piano politico, tra i più felici. Alla guida dell’Asl di Asti da quasi un anno e mezzo decide di annunciare una mezza rivoluzione proprio in piena campagna elettorale per il rinnovo del Comune di Asti, quando il candidato della principale coalizione che si oppone alla riconferma di Rasero, Paolo Crivelli, è un medico, ex dipendente dell’Asl stessa, cui non parrà vero di poter utilizzare la questione della sanità astigiana come argomento della campagna elettorale. D’altra parte, la presa di posizione, anche se un po’ tardiva, di Rasero, che ha certamente un buon fiuto politico, dimostra che non gli sono sfuggiti i forti segnali di insofferenza e demotivazione da parte degli operatori sanitari astigiani nei confronti della direzione, in particolare per le modalità di gestione, giudicate “spicce” e poco inclini al confronto. Ancor di più pesa la preoccupazione sulla sorte dell’ospedale cittadino, che rischia di soccombere alla concorrenza non solo di quello alessandrino, cosa che da sempre agita i pensieri dei politici astigiani, ma persino del nuovo ospedale di Alba, che tanto sta a cuore all’assessore alla Sanità, Luigi Icardi.

Boraso, che nella sua lettera di insediamento si era presentato come “timoniere” della nave Asl, rischia di mandare fuori rotta un’amministrazione che, almeno sulla carta, dovrebbe essergli politicamente affine. Eppure, nella città del Palio tra i maggiorenti del centrodestra c’è chi più che un “lupo di mare” inizia a descriverlo come uno Schettino. Veleni di campagna elettorale.

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