ENTI LOCALI

Lavori in ritardo, il Governo chiede indietro i soldi ai Comuni

Sono più di 400 in tutto il Piemonte i municipi che dovranno fare a meno delle risorse stanziate dall'esecutivo e non ancora utilizzate. Borghi: "Colpa di una burocrazia sciatta, lo Stato deve aiutare questi sindaci a corto di personale e risorse"

Un caso di ordinaria burocrazia. Quattromila Comuni italiani, 4.800 opere pubbliche in ballo e i fondi che d’emblée vengono revocati per il classico problema procedurale. A denunciarlo è il deputato ossolano Enrico Borghi (Pd) che parla di “interpretazione sciatta delle regole di alcuni funzionari ministeriali”, nella fattispecie di quelli del Viminale. Parliamo di interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza di scuole e edifici. I contributi, stanziati dalla legge 160 del 2019, vanno dai 50mila a più di 400mila euro. Sono fondi statali messi a disposizione in epoca pre-pandemia; i beneficiari sono in gran parte piccoli comuni “che ogni giorno combattono senza abbastanza personale contro burocrazia e carenza di risorse” prosegue Borghi in una nota scritta a quattro mani con la collega Debora Serracchiani.

In totale sono stati revocati contributi per più di 400 milioni di euro. Le motivazioni sono più d'una, a partire da questioni procedurali riguardo al caricamento di dati sui portali della registrazione degli interventi, ma c'è anche chi non è riuscito a rispettare i termini di inizio lavori. Finanziamenti erogati tra il 2020 e il 2021 ma che in molti casi non sono ancora stati spesi neanche in parte. “Non possiamo, proprio in questo momento storico, permettere che i Comuni si vedano revocati contributi importanti ricevuti. Per questo chiediamo alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese un provvedimento che permetta agli Enti di risolvere i problemi, sanare ritardi ed errori materiali, consentire l’avvio dei lavori entro la fine del 2022” proseguono gli esponenti dem.

Tra le amministrazioni incappate nella scure del Viminale non ci sono però solo piccoli comuni ma anche capoluoghi come Asti, Cuneo e Alessandria che rischiano di dover rinunciare a un finanziamento di 340mila euro, Novara (420mila euro), Biella (260mila), Verbania (260mila).  “Gli enti locali - conclude Borghi - hanno oggi grandi difficoltà di personale, macchine amministrative che faticano a coprire tutte le esigenze e necessità di cittadini e imprese. Serve uno Stato che con soluzioni sussidiarie e secondo i ruoli sanciti dalla Costituzione, agevoli gli Enti locali, senza complicare l’operatività e l’efficacia di investimenti a vantaggio delle collettività”.

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