POLITICA & SANITÀ

"Il riparto sanitario è una rapina".
De Luca blocca i fondi regionali

Il governatore campano contesta i parametri. Il coordinatore Salute della Conferenza delle Regioni getta la spugna. Risultato: tutto è fermo e nessuno sa quanti soldi si potranno spendere. Icardi: "Grave ritardo, sono molto preoccupato"

Forse neppure Crozza sarebbe riuscito a immaginare di far dire al suo clone del governatore campano quel che l’originale ha scandito, tra sospiri e rotear di palmi di mano, aprendo un caso senza precedenti: arrivare a giugno senza che le Regioni sappiano quanto avranno a disposizione per la Sanità nell’anno in corso.

“La Campania non può essere rapinata ogni anno di 220 milioni di euro. Ogni cittadino campano riceve 60 euro in meno rispetto a un cittadino emiliano”, ha detto Vincenzo De Luca di fronte alla platea per il giuramento di Ippocrate dei neolaureati di Napoli. Ma la sua battaglia che sta ingessando il riparto del fondo sanitario nazionale è incominciata mesi fa e un bel po’ ne sono ormai passati, oltrepassando il termine naturale per assegnare i fondi alle Regioni, senza che la situazione si sia sbloccata. Anzi tutto sembra precipitare con l’ulteriore non edificante conseguenza di vedere le bandiere del federalismo e dell’autonomia ammainarsi nella resa al tanto deprecato centralismo.

La tesi dell’ex sindaco sceriffo di Salerno è semplice: “Da sette anni non viene data esecuzione a una legge che impegna il Governo a stabilire i criteri sulla base dei quali fare il riparto e che sono fondamentalmente tre: aspettativa di vita, età anagrafica della popolazione, deprivazione sociale. Da dieci anni stiamo utilizzando un solo criterio: l’età anagrafica, e siccome siamo la regione più giovane di Italia abbiamo meno risorse”. Molto più complicata la soluzione per uscire da un’impasse che rischia di provocare gravi danni, visto che nessun governatore, nessun assessore alla Sanità ad oggi sa con esattezza quanto arriverà in cassa e quindi quanto potrà spendere per i servizi sanitari. 

Dopo settimane di vani tentativi e trattative il coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni Raffaele Donini, assessore della giunta di Stefano Bonaccini, stremato da De Luca e di fronte alla diffida di quest’ultimo al ministero, ha allargato le braccia, gettato la spugna e rimandato al Mef la ripartizione del fondo sanitario. Cosa mai successa prima. Neppure nel biennio stravolto dalla pandemia e dall’emergenza Covid, quando il ruolo oggi di Donini era ricoperto dall’assessore piemontese Luigi Icardi, si era andati oltre i primi mesi dell’anno per definire l’assegnazione delle risorse finanziarie, anche se poi l’approvazione formale sarebbe avvenuta decisamente più avanti.

Per tornare alla rivendicazione di De Luca, il parametro dell’età media della popolazione alla base dei coefficienti utilizzati aveva portato nel 2020 ad assegnare, per esempio, 2.023 euro procapite alla Liguria, 1.919 al Piemonte, 1863 alla Lombardia e 1.837 alla Campania seguita in fondo alla classifica solo dalla Provincia di Bolzano con 1.824 euro per abitante.

“Abbiamo mandato una diffida, scaduti i termini, ci rivolgeremo ad altre autorità giudiziarie. Una cosa è certa – ha avvertito il presidente della Campania – non intendiamo tollerare un minuto di più questa rapina ai nostri danni”. Una posizione, ad oggi, irremovibile che, anzi, ne ha alimentato altre sia pure meno perentorie, ma comunque capaci di ingarbugliare sempre più la matassa in Conferenza delle Regioni che da tempio delle autonomie rischia di trasformarsi in una Babele da cui uscire solo imboccando la via del ministero, dunque con una sorta di abdicazione del federalismo a favore di un centralismo che, in verità si è più volte affacciato come possibile soluzione a problematiche emerse nel due anni dell’emergenza.

Ma non è in ballo solo una questione, pur rilevante, politica. In gioco c’è la programmazione delle spese sanitarie di ogni singola Regione. “Sono seriamente preoccupato”, ammette Icardi che spiega come “molte decisioni siano ferme, proprio in attesa del riparto e ogni giorno che passa i problemi aumentano. Con l’aggravante data dal fatto che stiamo ancora aspettando gran parte dei fondi per le spese sostenute per l’emergenza Covid”.

De Luca tiene il punto, Donini passa la palla al ministero e se, come è prevedibile, sarà proprio il Mef a dividere i circa 124 miliardi del fondo nessuno può escludere una pioggia di ricorsi da parte delle Regioni che si riterranno penalizzate da una decisione assunta, per la prima volta, al di fuori del consesso delle autonomie. Dove l’autonomia è stata costretta ad ammainare la sua bandiera, sventolando quella bianca di fronte al governatore sceriffo.  

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