SANITÀ & GIUSTIZIA

Morti con o per Covid non è la stessa cosa

A sancire per la prima volta la differenza è il pm Pacileo nelle motivazioni delle richieste di archiviazione dei fascicoli sui decessi nelle Rsa di Torino. "All'inizio tutti hanno sottovalutato la pandemia"

“La morte da Covid è da intendere come un decesso che ha come causa o concausa l’infezione da Covid” ed è diversa dalla “morte con Covid” con cui “si intende un decesso che è avvenuto per altre cause e con la persona che era sì affetta da Covid ma su cui il virus non ha avuto alcun effetto casuale o concausale in merito al decesso”. A metterlo nero su bianco per la prima volta, dopo che la distinzione è stata oggetto di speculazione nei giorni più tremendi della pandemia, è la Procura di Torino e, nello specifico il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, nelle sue richieste di archiviazione presentate sui fascicoli aperti per le morti nelle rsa di Torino e provincia durante la prima ondata pandemica. Anche il Piemonte e il suo capoluogo furono duramente colpite dalla prima ondata pandemica del 2020.

Anche qui, a pagare il prezzo più alto furono spesso gli anziani ospiti delle rsa. Anche qui, rileva il procuratore parlando a LaPresse, la situazione era similare in tutti gli istituti, presi quasi alla sprovvista nel caos pandemico. Solo che qui, spiega ancora il Pm, è stato possibile stabilire che la morte da Covid è diversa da quella con Covid e anche senza dover compiere centinaia di autopsie. A indicare la causa di morte è stato infatti il medico legale con un esame esterno del cadavere e dell’anamnesi senza un’autopsia.

Quello che la procura torinese ha anche evidenziato è che, durante la prima ondata di Covid “si è potuto constatare da parte dei responsabili delle rsa una certa iniziale sottovalutazione della situazione che però rispecchiava quello che facevano o non facevano le istituzioni pubbliche, cioè il governo. Un po’ tutti, privato e pubblico, si sono trovati all’inizio delle prime settimane in difficoltà e probabilmente hanno sottovalutato la situazione”. Nel ricostruire quei momenti, la procura torinese ha confermato che allora, allo scoppio della prima ondata, si sapeva poco cosa fare e il virus non era ancora conosciuto, anche se la precedente esperienza con Sars poteva dare indicazioni. In ogni caso era anche accertata la scarsità di protezione a livello mondiale. A fronte di “oggettive difficoltà” a un certo momento le rsa da metà marzo hanno iniziato a impegnarsi emanando dei protocolli. “Astrattamente parlando e col senno di poi, si sarebbe potuto fare di più ma in definitiva si è valutato che non c’erano delle colpe specifiche e delle responsabilità specifiche da addebitare a singole persone”.

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