ECONOMIA DOMESTICA

Tanti artigiani chiudono bottega

Nel primo trimestre più chiusure che aperture. Saldo -0,17%, positivo solo a Vercelli e Asti. Burocrazia estenuante, fiscalità eccessiva ed ora anche le difficoltà nell'approvvigionamento delle materie prime le ragioni di una contrazione preoccupante

Sono più numerose le aziende artigiane piemontesi che hanno chiuso nel primo trimestre 2022 rispetto a quelle che hanno aperto. Emerge dall’analisi dell'Ufficio Studi di Confartigianato Imprese sulla base dei dati Unioncamere e Infocamere. Al 31 marzo 2022 in Piemonte si contano 115.296 micro e piccole imprese artigiane registrate, frutto di 2.697 nuove iscrizioni e di 2.887 cessazioni. L’andamento è quindi negativo dello -0,17%, con un saldo di -190 unità, un dato, comunque, leggermente in crescita se confrontato al -0,20% con cui si era chiuso il primo trimestre di un anno fa.

A livello provinciale, si registra un calo nelle province di Alessandria (-0,74%), Biella (- 0,74%) e Vco (-0,68%). Un miglioramento, nonostante il valore rimanga comunque negativo, nella provincia di Cuneo (-0,18%), di Torino (-0,01%) e di Novara (-0,25%), mentre il saldo è positivo nelle province di Asti (+0,02%) e Vercelli (+0,20%).

“La mancanza di una coerente politica industriale e legata alle peculiarità del mercato italiano – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte – non aiuta a creare un terreno già reso arido dalla burocrazia estenuante e dalla fiscalità eccessiva, ragione per cui è del tutto teorico parlare anche di orientamento e formazione. Come ci si può aspettare che un giovane intraprenda con fiducia in un contesto simile, con l’ulteriore misera beffa del Reddito di Cittadinanza? Resta inoltre alta l’attenzione sulle ripercussioni della situazione geopolitica attuale in particolare sulle difficoltà legate ad approvvigionamenti e rincari di materie prime ed energia, che hanno iniziato a gravare sulle attività produttive già nell'ultima parte dello scorso anno”.

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