Foto di gruppo

In un periodo storico dove viene posta l’etichetta “green” su qualsiasi cosa, pure quando si tratta di produzioni chimiche, e dove la protezione dell’ambiente diventa sovente oggetto di retorica al fine di ottenere l’erogazione di contributi pubblici, l’estinzione colpisce quotidianamente il pianeta privandolo della varietà e della biodiversità faunistica e floreale.

La grave crisi che sta attraversando la Terra non risparmia nemmeno alcune qualità umane e doti personali. Occorrerebbe quindi intervenire al più presto, istituendo oasi ecologiche destinate anche alla riproduzione della satira, dell’arte diplomatica e di quella politica: importanti discipline quasi scomparse dalla nostra società.

Se ci voltiamo a guardare indietro, potremmo rapportare il passato con il presente e constatare così il verificarsi di una situazione inedita quanto sconvolgente. Le tenebre hanno infatti inghiottito quasi tutti coloro che facevano ridere il pubblico mettendo in ridicolo il potere costituito, e hanno fatto sparire chi a Sinistra era capace di fare un’opposizione senza tregua ai governi non rispettosi delle dinamiche democratiche e dei più deboli.

Il silenzio che impera tutto intorno alle scelte di Draghi, sia in campo economico che internazionale, raffigura un unanimismo surreale (salvo eroiche eccezioni parlamentari di carattere individuale). In un Paese, il nostro, dove giornali irriverenti come “Il Male” e “Cuore” erano attesi in edicola con grande impazienza, da tantissimi lettori, nessuno osa più rivelare liberamente la propria opinione.

L’analisi critica, condita da buone dosi di ironia e di paradossi, è lasciata a pochi resistenti, come il toscano “Il Vernacoliere”, e in televisione a Crozza. Mentre una miriade di fotomontaggi in rete danno vita a una satira grezza, spesso volgare. Fuori da questi casi imperversa il silenzio, oserei dire addirittura la paura. Stesso quadro per quella che dovrebbe essere l’opposizione sociale e parlamentare. Le piazze piene di contestatori dei decenni scorsi (in cui scendevano i lavoratori con gli studenti per chiedere pace, giustizia sociale e diritti sul posto di lavoro) sono solamente un lontano ricordo.

Oggi le forze politiche, in passato definite progressiste o sociali, si ritrovano quasi tutte sull’altro lato della barricata, schierandosi per la guerra, il precariato e a favore della svendita del patrimonio pubblico sopravvissuto al saccheggio perpetuato da tanti governi. La Sinistra è stata tra le vittime più importante del Covid, la malattia ha spezzato in mille inutili pezzi quanto rimaneva faticosamente in piedi degli eredi di Gramsci.

Si potrebbe fare un gioco e immaginare cosa sarebbe accaduto nell’opinione pubblica se, negli anni precedenti il 2018, il presidente del Consiglio avesse propugnato con determinazione la sconfitta militare del presidente Putin per “far vincere la Democrazia”, proponendo di conseguenza agli italiani meno riscaldamento il successivo inverno per difendere la libertà della Nato di colonizzare i Paesi che confinano con la Russia. Allo stesso modo, non sarebbe passato in silenzio se un Ministro, come è accaduto qualche settimana fa, avesse dichiarato ai giornalisti che vengono inviate armi a Kiev, e non a Mosca, poiché gli ucraini rispettano i diritti della comunità Lgbt, mentre i russi no.

Come sa chi regge i fili di questo conflitto, Zelensky è stato eletto dai cittadini ucraini con il duplice scopo di normalizzare i rapporti con il vicino e sconfiggere la potente corruzione che teneva in ostaggio il Paese. Poco è stato fatto di quanto contenuto nel programma elettorale, e neppure è cambiata la linea fortemente discriminatrice nei confronti degli omosessuali, ma di questo i media non parlano, e dei cittadini di origine russa. In sintesi, non è facile comprendere quale tipo di Democrazia l’Occidente stia difendendo.

Infine, pochi a sinistra hanno proferito verbo apprendendo che il battaglione neonazista Azov è stato integrato nei ranghi dell’esercito nazionale ucraino. La capacità critica di quel mondo politico, che è anche il mio, sembra svanita poiché annegata in un sogno atlantista filo imperialista. Dall’altra parte invece regna confusione su una Russia che non ha più nulla a che fare con la defunta Unione Sovietica, nonché su un potere politico che a Mosca si mescola con quello economico nello stesso modo in cui avviene in Occidente. Questa guerra non è per la Democrazia, ma per spartire risorse, ricchezze, a favore degli imperi finanziari globali.

La foto ricordo scattata al G7 in Alta Baviera assomiglia terribilmente al ritratto di un gruppo di ragazzotti in vacanza sulle Alpi accompagnati da alcuni anziani, ma paterni, professori prossimi al pensionamento. Uno scatto studiato a tavolino che infonde simpatia, unione, intimità, che rassicura, ma al contempo crea profonda inquietudine poiché ricorda tremendamente la comunicazione da Guerra fredda degli anni ’50.

Esistesse ancora, la satira avrebbe davvero un tesoro in materiale su cui lavorare. Calenda, Renzi, Di Maio, il cui affidamento genitoriale è passato dall’irrequieto Grillo al più ferreo Draghi, offrono una risorsa infinita per tutti coloro che vogliono parlare di politica usando l’arma della risata. Nel caso poi si aggiunga il caro bollette e i salari in media di 4 euro all’ora (lordi) dati ai precari (e poi Briatore si stupisce del fatto che sia più ambito il misero reddito di cittadinanza) allora gli autori potrebbero davvero sbizzarrirsi nel porre a tutti i lettori una domanda: “Ma davvero diamo armi per difendere la Democrazia, oppure diamo armi per ucciderla definitivamente anche in Europa?”.

Ai posteri, se ci saranno, l’ardua sentenza.

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