ECONOMIA DOMESTICA

Confindustria: diamoci un taglio (al cuneo fiscale)

Secondo via Vela "è la strada migliore" per far ripartire l'economia. Le imprese piemontesi resistono alle tensioni internazionali: un'azienda su cinque prevede un aumento dell'occupazione. E la debolezza dell'euro può diventare un'opportunità per l'export

“Il taglio del cuneo fiscale è la migliore delle strade, innanzitutto perché risponde in modo veloce all’aumento del potere d’acquisto: innanzitutto perché è percepibile dal mese dopo in cui viene messo in campo, poi perché così s’inizia un percorso strutturale” afferma il presidente diConfindustria Piemonte Marco Gay nel giorno della presentazione dell’indagine trimestrale. “Abbiamo il taglio fiscale più alto in Europa – ha concluso – quindi questa è la strada maestra”.

Riduzione del carico fiscale e un’accelerazione sugli investimenti, a partire dal Pnrr, sono le priorità secondo le industrie piemontesi che tuttavia in questi primi sei mesi dell’anno sembrano tenere botta alle tensioni a livello globale. Guerra in Ucraina, escalation dell’inflazione e aumento dei prezzi delle materie prime non incidono, per ora, sul clima di fiducia delle imprese piemontesi che sembrano ancora sfruttare il buon impulso della ripresa post-Covid. È l’indicazione, almeno in apparenza sorprendente, che arriva dall’indagine congiunturale realizzata a giugno da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte su un campione di quasi 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi. Gli indicatori non si discostano in misura significativa dai livelli di marzo e dicembre.

Le previsioni relative a produzione, ordini e occupazione restano positive, sugli stessi valori di marzo, scende ulteriormente il ricorso alla cassa integrazione. Sono stabili gli investimenti; continua a peggiorare la redditività, in coerenza con i forti aumenti dei costi degli input energetici e delle commodity. Oltre 3 aziende su 4 segnalano aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia. Tra le province registra un segno negativo soltanto Vercelli (-2,1%), più positive le previsioni di Alessandria, Canavese, Novara, Torino e Verbania. Alcuni comparti dei servizi sono in piena crescita, a partire da turismo e Ict. “Le nostre imprese dimostrano una grande e persino sorprendente capacità di reazione e di adattamento. Nonostante le difficoltà ha no continuato a investire”, commenta Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino.

A livello territoriale, gli indicatori sono favorevoli per le imprese torinesi (+18,2% contro una media regionale del +13,3%) e si mantengono positivi in tutte le aree, con la sola eccezione di Vercelli (-2,1%). In particolare Alessandria, Canavese, Novara, Torino e Verbania hanno attese sulla produzione superiori alla media regionale (rispettivamente +21,9%, +16,0%, +19,8%, +18,2% e +20,0%). Le altre province registrano saldi più prudenti: Asti +10,8%, Cuneo +10,4% e Biella +3,6%. Per quanto riguarda i settori, le valutazioni più incoraggianti vengono dalla meccatronica, da edilizia e indotto, cartotecnica e alimentare. Continua il periodo non brillante di chimica e manifatture varie. Contrariamente a quanto osservato in passato, le previsioni delle imprese di minori dimensioni sono allineate o addirittura migliori della media. 

Per il terzo trimestre del 2022, le attese sulla produzione registrano un assestamento (-0,7 punti percentuali) rispetto al secondo trimestre. Il 25% prevede un aumento dei livelli di attività, contro l’11,8% che ne prevede la riduzione, con un saldo ottimisti-pessimisti a +13,3%. Trend analogo per gli ordinativi, con un saldo del 10% e un calo di 3,5 punti rispetto alla scorsa rilevazione.

Per contro, il 19,8% delle aziende prevede un aumento dell’occupazione, contro il 4,9% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +14,9 punti percentuali, aumenta di 1,2 punti rispetto a marzo. Restano prudenti le attese sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +0,6%, probabilmente a causa del rallentamento delle economie mondiali e alla difficile situazione del commercio globale. Rallentamento economico e impennata dell’inflazione non frenano gli investimenti, che aumentano di 1,5 punti: il 27,8% delle rispondenti ha programmi di spesa di un certo impegno (erano il 26,3% a dicembre). Il ricorso alla cassa integrazione interessa il 5,1% delle imprese, in calo di 1,6 punti percentuali rispetto a dicembre, segno della buona tenuta delle imprese piemontesi. Migliora ulteriormente il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo. Indicazioni positive, sia pure con sfumature diverse, vengono sia dalle imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti) che da quelle più piccole (sotto i 50 addetti). Oltre il 70% delle rispondenti ha rilevato aumenti di prezzo di materie prime (75,5) energia (75,7%) e trasporti (73,3%).

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