VERSO IL VOTO

Calenda deve stare Bonino, Torino tocca a Più Europa

Nella spartizione dei collegi uninominali uno "buono" del capoluogo andrà ai radicali. E spunta la scrittrice Loewenthal. Una notizia che gela i vertici locali di Azione. Costa capolista, ottime chance per Ruffino. Il nodo dei transfughi della prima ora

"Il patto non si ridiscute”. Carlo Calenda liquida (o prova farlo) con un tweet la bagarre che l’accordo sottoscritto con Enrico Letta ha aperto sul fronte sinistro, tentando di scacciare così lo spettro dello strappo agitato in queste ore da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Angelo Bonelli dei Verdi. Dunque c’è anche questo nodo a complicare e forse ritardare il percorso appena incominciato con la decisione di Azione di allearsi con il Pd. Percorso che ha la tappa più attesa dai diretti interessati nella distribuzione dei collegi uninominali, quelli dove la coalizione si presenta con un candidato unitario. Lo schema fissato nell’accordo prevede che il 70% vada ai Dem e il restante 30 ad Azione e +Europa. Questo per la spartizione a livello nazionale, ma tutto fa supporre e le conferme ufficiose vanno in tale direzione, che il parametro verrà calato anche a livello regionale, pur con eventuali aggiustamenti geografici. Secondo tale schema in Piemonte, dei 15 collegi (10 per la Camera, 5 per il Senato), al partito di Calenda insieme a quello di Benedetto Della Vedova dovrebbero essere assegnate quattro candidature.

Di più se ne saprà certamente dopo il tavolo nazionale, fissato per domani, cui parteciperanno per Azione il vicesegretario e coordinatore della segreteria Andrea Mazziotti, il presidente del partito Matteo Richetti, per il Pd il plenipotenziario e fedelissimo di Letta Marco Meloni e la vicepresidente del Nazareno Debora Serracchiani. Nessuna sorpresa rispetto alle percentuali fissate, piuttosto sarà da vedere la valutazione dei collegi circa la loro capacità di garantire un biglietto per Roma, la loro possibile contendibilità al centrodestra o, come nel caso di non pochi nelle province del Piemonte, l’enorme difficoltà a conquistare l’elettorato di quelle aree.

Con questo scenario, denso di attese ma anche di molte incognite, i calendiani piemontesi sono pronti a rivendicare un collegio “buono”, alla Camera o al Senato poco importa, a Torino dove il centrosinistra gode di un vantaggio storico e consolidato. Ma, semmai il Pd concedesse questa carta vincente, sono sicuri in Azione che sarebbe un loro uomo o una loro donna a occupare quella candidatura quasi “blindata”? Già, perché il 30% fissato dal patto va a sua volta distribuito tra i due partner della formazione, come peraltro previsto dagli accordi nazionali: grossomodo un 60% delle candidature espresse da Calenda e un 40 da Della Vedova (e Riccardo Magi, silenzioso ma influente negoziatore). Peraltro, elemento non propriamente marginale, è stato proprio grazie all’intesa con +Europa che Azione ha potuto evitare la raccolta delle firme per la presentazione della lista.

E sotto la Mole i seguaci di Emma Bonino hanno storicamente una loro roccaforte e possono vantare alle ultime elezioni risultati lusinghieri. Da qui l’ipotesi che starebbe prendendo piede nelle stanze romane: assegnare un collegio ai radicali subalpini. Sarà la volta buona per Igor Boni, storico esponente dell’Associazione Aglietta, di conquistare finalmente quello scranno più volte insegnito in diverse tornate elettorali? Oppure, come si vocifera, la scelta cadrà sulla scrittrice e direttrice del Circolo dei Lettori Elena Loewenthal, prima esclusa in Regione dove si era candidata proprio nella lista di +Europa? Chissà. Il rischio però per Calenda si vedersi sfilare il collegio di Torino è considerato altissimo tra i suoi che non fanno mistero di puntare tutto o, comunque molto, su Daniela Ruffino, la deputata ex di Forza Italia poi transitata, insieme all’altra metà della coppia politica Osvaldo Napoli, nelle fila di Giovanni Toti, approdando poi alla corte di Calenda. Proprio questo passaggio intermedio di “decantazione”, farebbe superare alla parlamentare di Giaveno le forche caudine dell’accordo che prevede la non candidatura nel maggioritario dei fuoriusciti dal partito di Silvio Berlusconi nel corso della legislatura.

Lo stesso varrebbe anche per lo stesso Enrico Costa (e per l’appena citato Napoli), che ha aderito ad Azione poco dopo la sua fondazione. Una lettura del patto che probabilmente verrà ulteriormente definita, ma che pare ormai prevalente anche se alcuni nello stesso partito dell’ex titolare del Mise paiono, non disinteressatamente, più fiscali rispetto all’applicazione del veto ai transfughi di Arcore. Non arriva certamente da lì ma dal Pd un’altra figura di primo piano, per la competizione nel capoluogo, come quella dell’ex assessore ai tempi di Piero FassinoClaudio Lubatti, richettiano di ferro che molto si è speso per dirottare Azione a sostenere la candidatura a sindaco di Stefano Lo Russo. Un impegno che gli verrà riconosciuto, premiandolo con una candidatura abbastanza sicura? Ci sono i collegi, ma cè anche le liste del proporzionale dove Azione conta di portare in Parlamento due eletti, uno nel Piemonte1 e l’altro nel resto della Regione.

Ci sarà in testa di lista sicuramente Costa, ma per l’ex ministro sono più di una e anche al di fuori del Piemonte le candidature previste (con un massimo per legge di cinque). Correrà nel suo collegio storico di Cuneo, mentre è da vedere se sarà anche nel Piemonte2 o non vorrà fare ombra al segretario regionale Gianluca Susta di cui è nota la voglia di tornare in Parlamento dopo aver saltato un giro. Non meno scalpitante di entrarci per la prima volta è l’alessandrino Giovanni Barosini, protagonista del discusso accordo con il Pd a sostegno del poi eletto sindaco Giorgio Abonante. Per lui si profila una candidatura in posizione alta nella lista, ma Azione proverebbe a conquistare per l’ex Udc anche il collegio uninominale, considerato oltre a quelli di Torino, il più contendibile del Piemonte. I dem, che schierano l’ex sindaca Rita Rossa (forte del record di preferenze alle recenti comunali) e il già senatore (dal 2013 al 2108) Daniele Borioli, cederanno quel posto più che appetibile?

Intanto a Novara spunta il nome dell’ex candidato sindaco e coordinatore di Azione Sergio De Stasio, mentre sfumano le ipotesi del vercellese Gabriele Molinari e di Antonio Zacchera nel Verbano-Cusio-Ossola. Nomi che vanno e nomi che vengono, anche se come avvertono gli addetti ai lavori sul fronte calendiano, si è appena all’inizio e solo da domani si entrerà nel vivo di quella parte del patto che viene guardata con non minopre attenzione rispetto alle questioni di principio e al continuo riferimento a Mario Draghi e alla sua fin troppo evocata agenda. In quella dei maggiorenti di Azione si stanno già disegnando schemi e numeri.

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