QUESTO LO DICE LEI

Castelli getta la spugna: "Non mi candido a Novara"

La viceministro dell'Economia, fedelissima di Di Maio, fa un passo indietro: "Casa mia è Collegno". Una decisione presa dopo la levata di scudi della base Pd. Compare e scompare il nome di un altro dimaiano a Torino, tal Pascucci ex sindaco di Cerveteri

Laura Castelli getta la spugna. “Scopro dai giornali, e da qualche simpatico tweet, che sarei candidata all’uninominale di Novara. No grazie, casa mia è Collegno, se la coalizione ha fatto altre scelte ne prendo atto e in pieno spirito di squadra darò il mio contributo nei plurinominali di Impegno civico, sperando però che questa campagna elettorale sia caratterizzata da proposte per i cittadini e non da attacchi, insulti e odio” afferma la viceministro dell’Economia. “Con Impegno civico abbiamo una proposta chiara – prosegue – la sfida è andare oltre il 3 per cento, daremo il massimo per raggiungere l’obiettivo”.

Che fosse candidata, Castelli non l’aveva appreso dai giornali (e in particolare dallo Spiffero che per primo ne ha dato la notizia ieri sera), ma direttamente dai vertici del Pd e del suo partito, quello appena fondato da Luigi Di Maio, poi alleatosi con il Centro democratico di Bruno Tabacci sotto le insegne di Impegno civico. Al punto che la candidata dem Milù Allegra aveva già ricevuto la telefonata di Marco Meloni, plenipotenziario di Enrico Letta per la stesura delle liste, che l’avvertiva del cambio di programma. La notizia era talmente vera da provocare l'autosospensione dell'ex responsabile organizzativo del Pd torinese, Saverio Mazza e la minaccia di restituire la tessera da parte di Lidia Roscaneanu, la militante dem che Castelli diffamò nel 2016, guadagnandosi una condanna per diffamazione aggravata. A provocare il passo indietro di Castelli è stata semmai la rivolta della base democratica a Novara. È bastato che la notizia circolasse un paio d’ore per provocare la levata di scudi. Una soluzione “incomprensibile” per il consigliere regionale dem Domenico Rossi, dal momento che “non porta alcun vantaggio al partito di Di Maio, poiché si tratta di un collegio in cui il centrodestra è ampiamente in vantaggio, ma toglie tantissimo al Pd in termini di potenziale risultato elettorale”. Quello di Novara è un collegio improbo per il centrosinistra, come tutti sanno, ma concederlo senza neanche combattere, candidando uno dei personaggi più invisi alla base della coalizione sarebbe stato troppo. Per 24 ore Letta e lo stato maggiore del Nazareno hanno ricevuto decine di messaggi dal Piemonte per chiedere di tornare sui suoi passi, al punto che alla fine Castelli ha tolto il disturbo.

Quello della Castelli però non è l’unico nome paracadutato in Piemonte nelle ultime ore dalle fila dimaiane. Nel collegio senatoriale di Moncalieri, che raccoglie i comuni della provincia di Torino, è comparso a sorpresa l’ex sindaco di Cerveteri (Roma) Alessio Pascucci al posto di Elena Apollonio, consigliera comunale di Torino e rappresentante di Demos in Piemonte. Anche in questo caso, l'allarme tra i dem subalpini, sembra rientrato: “Resta la Apollonio” fanno sapere da Roma. 

Intanto non s’arrestano i lunghi strascichi della polemica: “Il nuovo Pd candida Laura Castelli, il nostro Pd candidava Pier Carlo Padoan. La differenza è netta. Chi vota il nuovo Pd vota Di Maio e Castelli. Ecco perché noi siamo altro, siamo altrove” scrive su twitter Matteo Renzi, postando il video dell’ormai celebre dibattito televisivo tra Padoan e Castelli, con l’esponente allora grillina che pronuncia il suo “Questo lo dice lei”. 

print_icon