TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, Furia vuole restare segretario e cerca la pastetta tra le correnti

L'attuale numero uno del partito piemontese spera di sganciare la conta locale dal congresso nazionale, evitando così le primarie: "Lavoriamoci". Ma per farlo servirebbe una larga maggioranza pronta a confermargli la fiducia. Una convergenza che a oggi non c'è

Con un messaggio whatsapp di Paolo Furia ai componenti della sua segreteria si apre, di fatto, anche in Piemonte il congresso del Pd. Nel momento più difficile per un partito senza bussola, in crisi di senso prima ancora che di consenso, il segretario regionale tenta il blitz annunciando l’intenzione di succedere a se stesso. “Letta dice che entro marzo dobbiamo avere il segretario regionale” è la premessa, ma, prosegue, “se troviamo un’intesa unitaria, possiamo chiudere prima e indipendentemente. Bisogna lavorarci”. E proprio lui, uscito con le ossa rotte dalla corsa a un posto blindato in Parlamento, scaricato da Enrico Letta quando già preparava le valigie per Montecitorio, è pronto a “lavorarci”.

L’obiettivo è sganciare il congresso regionale da quello nazionale, ufficialmente per “metterci subito al lavoro in vista del 2024, quando lanceremo ad Alberto Cirio il guanto di sfida”. La verità è che dopo una tornata elettorale disastrosa, in un partito sempre più lacerato nessuno ha voglia di gettarsi in una nuova conta interna. Che peraltro arriverebbe all’indomani di quella nazionale. Certo, per riuscire a ottenere l’investitura entro la fine dell’anno, senza passare dalle primarie, Furia dovrebbe ottenere un via libera ampio, da tutte le componenti del partito. “Dovrà essere una scelta unitaria” ribadisce uno dei maggiorenti del Pd piemontese. Un’ipotesi più facile a dirsi che a farsi.

Tre anni fa Furia si candidò con il sostegno della sinistra dem e diventò segretario solo grazie a un’alleanza in assemblea con i cattolici di Stefano Lepri e Monica Canalis che con quella operazione riuscirono a tagliare fuori i renziani. Il loro candidato, Mauro Marino, era arrivato primo ma una successiva intesa tra il secondo (Furia) e la terza (Canalis) mise i seguaci dell’ex premier in minoranza. Ora sarebbero proprio loro a dover accendere il semaforo verde per consentirgli un altro mandato. Lui, comunque, ha già iniziato a muoversi ottenendo il via libera dal suo primo sponsor, la riconfermata senatrice Anna Rossomando. Anche Canalis, la sua vice, ha dato il suo assenso: i due si sono visti a pranzo martedì scorso dopo il presidio contro il ddl Allontanamento Zero davanti a Palazzo Lascaris. Insomma, per il momento ha il sostegno della maggioranza uscente. Fuori da quel perimetro c’è molta diffidenza soprattutto da chi gli imputa di aver trasformato il suo ruolo in un trampolino per la sua carriera politica.  

Questa sera alle 20,30 è convocata la prima direzione regionale per un grande classico del day after in casa dem: l’analisi della sconfitta cui seguiranno, come da ordine del giorno, “varie ed eventuali”. C’è da scommetterci che almeno in quella sede il congresso resterà sullo sfondo, mentre nei capannelli della nuova sede di via Coppino i dirigenti locali inizieranno a discutere del domani. “Finché non sapremo le regole del gioco è inutile parlarne” ha risposto il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle a tutti coloro che l’hanno interpellato sul tema. La sua intenzione di candidarsi a governatore non è un mistero così come non lo è la ferma opposizione di Lepri e Canalis. Non solo: Valle ha coagulato attorno a sé un consenso larghissimo all’interno del gruppo regionale e consolidato l’asse con il parlamentare Mauro Laus, il segretario della Federazione torinese Marcello Mazzù e il sindaco Stefano Lo Russo. Difficile che Furia possa fare a meno di loro per i suoi piani.

Questa partita s’intreccia giocoforza con quella delle regionali del 2024. Le ultime politiche hanno lasciato tanti candidati dem sul campo e ora molto dipenderà da cosa vorranno fare loro. “Per esempio, come intende muoversi Lepri?” si chiede uno dei massimi dirigenti di Torino. Corrono voci che anche lui potrebbe ambire a salire fino all’ultimo piano del nuovo grattacielo della Regione. Lo stesso dicasi per l’assessora torinese Gianna Pentenero e pure per Chiara Gribaudo, galvanizzata dal doppio successo nella sua Cuneo (dov’è stata tra le principali artefici della candidatura della neo sindaca Patrizia Manassero) e nella corsa, a dire il vero scontata, per il ritorno tra i banchi della Camera.

Furia intanto tira dritto e ha anche già convocato la commissione per lo statuto, dal momento che il partito piemontese prevede come forma di elezione del segretario le primarie: un ritocco alle regole consentirebbe di aggirare i gazebo laddove ci fosse un’ampia convergenza su un candidato. Convergenza che tuttavia, a oggi, non si registra.  

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