OBIETTIVO 2024

"Alle regionali pronti a sparigliare", il Terzo Polo sfida destra e sinistra

Un Pd al bivio tra riformismo e populismo, un centrodestra al traino del partito della Meloni. Costa non esclude "affatto" una corsa solitaria per la guida del Piemonte. "Di sicuro è che con i Cinquestelle e con chi sta con loro non faremo alcuna alleanza"

“Da una parte c’è la crisi del Pd che si troverà a fare una scelta tra populisti e riformisti non potendo continuare a tenere il piede in due scarpe. Dall’altra c’è il declino di Forza Italia e le vicende di queste ore non lasciano intendere possa giocare un ruolo decisivo”. È il giorno dell’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, la vigilia del voto che porterà il leghista, ala ultraconservatrice, Lorenzo Fontana sullo scranno più alto di Montecitorio. È l’inizio della XIX legislatura, la quinta per Enrico Costa, liberale nel midollo, un percorso da Forza Italia ad Azione dove approda appena dopo il battesimo della formazione politica di Carlo Calenda, assumendo subito ruolo e peso nazionali.

Parte la legislatura, si avvicina la nascita del governo di Giorgia Meloni, ma Costa guarda (anche) più avanti, al 2024 quando per una coincidenza figlia della fine anticipata della legislatura regionale piemontese nel giugno del 2014, si andrà a votare lo stesso giorno per il Parlamento Europeo e per la sua Regione, il Piemonte.

Dunque un Pd in crisi, Forza Italia finita nel sacco dalle sue stesse manovre, un centrodestra sempre più a destra e un centrosinistra al bivio tra riformismo e populismo. Onorevole Costa, sembra la tempesta perfetta per voi del Terzo Polo. Pensate di veleggiare spinti da questi venti turbinosi verso le regionali del Piemonte?
“Intanto guardiamo il quadro attuale. Il Terzo Polo a differenza del Pd da una parte e di Forza Italia e Lega dall’altra è una forza politica in ascesa, pur essendo nata da poco. Il nostro risultato delle elezioni lo definirei eccellente. Ora inizia la legislatura e parte, senza fretta ma con grande determinazione, un percorso per arrivare al 2024 con un partito strutturato”.

Quando parla di partito non si riferisce più soltanto ad Azione, ma alla prosecuzione dell’alleanza con Italia Viva? 
“Certamente. Le elezioni hanno confermato la validità di questa alleanza che non è e non è mai stata solo elettorale, ma un disegno più ampio anche in chiave europea. Vede, io sono convinto che siamo destinati a più che raddoppiare i consensi che abbiamo ottenuto. Dobbiamo lavorare per arrivare al 2024, anzi prima, con un partito organizzato a tutti i livelli, questo sì”.

Per pescare in quel che resta di Forza Italia, ma anche tra gli elettori delusi del Pd?
“Il Pd se imboccherà la strada del rapporto e integrazione con i Cinquestelle, solo temporaneamente abbandonata, è evidente che ci saranno degli scossoni non solo di assestamento, ma di frattura nella parte riformista e parlo soprattutto degli elettori. Quella parte guarderà con attenzione verso di noi”.

E il suo vecchio partito in cui ha militato a lungo?
“Sull’altro fronte il declino di Forza Italia è evidente. Le vicende di queste ore non lasciano intendere quale ruolo possa ancora giocare. Ecco perché noi avremo un ampio margine di crescita”. 

Le elezioni regionali hanno una legge elettorale a turno unico e questo è un elemento di cui tenere conto. Dovrete per forza allearvi?
“Ma no, non è affatto detto. Dovremo valutare le condizioni, magari per prendere un’iniziativa autonoma. Non lo escludo affatto. È evidente che l’essere competitivi dipende dalla forza del partito, ma anche con il valore aggiunto della persona. Penso alle comunali di Roma dove Calenda per un soffio non è andato al ballottaggio. L’ipotesi autonoma, per le regionali piemontesi del 2004, non è per niente peregrina, ovviamente analizzeremo la situazione, di sicuro è che con i Cinquestelle e con chi sta con loro non faremo alcuna alleanza”.

Il centrodestra in Regione, ovviamente, ha ancora i numeri usciti dal voto del 2019, ma la realtà del quadro politico dopo le elezioni del 25 settembre è notevolmente cambiato, preannunciando una possibile conferma tra un anno e mezzo. Come guardate a quello schieramento?
“Sul fronte del centrodestra è evidente lo spostamento a destra, lo era già prima con la Lega, lo sarà ancor più con FdI. Anche guardando a questo scenario penso che noi potremmo lanciare una proposta molto attrattiva. Per il Terzo Polo, insieme a liste civiche che come hanno confermato anche le recenti elezioni amministrative hanno una forte attrattività, si possono aprire grandi spazi”.

Ripetere, sul piano regionale, l’esperienza fatta per l’elezione di Stefano Lo Russo a sindaco di Torino?
“Non ripeterei un’esperienza dove ci siamo nascosto in una lista civica che non ci ha portato nulla. Alle elezioni politiche In Piemonte abbiamo fatto un grande risultato, moltissimi voti sono di opinione, adesso dobbiamo essere anche capaci di far si che nei piccoli centri ci siano nostri esponenti capaci di intercettare voti”. 

Nel vostro simbolo è citato Renew Europe, il gruppo liberale cui appartiene sia Azione sia Italia Viva. La coincidenza del voto regionale con quello europeo sarà un’occasione da cogliere?
“Certamente la concomitanza tra le due elezioni è un atout in più e noi abbiamo persone in grado di competere bene alle europee e penso, per primo, a Gian Luca Susta che ha già svolto quel ruolo”.

Per il Piemonte, se non vi alleerete né col centrosinistra né col centrodestra, servirà anche lì un nome forte. Ce l’ha già in mente?
“Adesso non è il momento dei nomi. È il momento di incominciare a costruire bene il partito, a strutturare una forza politica che ha tutte le potenzialità per raddoppiare in poco tempo l’ottimo risultato incassato alle Politiche”.

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