TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd in crisi, Marello si mette in Azione

Il consigliere regionale di Alba, sempre più isolato tra i dem, si guarda attorno. "Questo non è più il mio partito" annuncia sui social. Forse perché vede in pericolo la sua rielezione. Qualche abboccamento con Costa

“Mi addolora dirlo ma se il mio partito non cambia sarò costretto ad andarmene”. Un avviso ai naviganti, un ultimatum che ai più sembra già ampiamente scaduto. A un mese dalle elezioni politiche il Pd rischia già di perdere pezzi e non si tratta di un militante qualunque, ma del consigliere regionale albese Maurizio Marello, eletto nel 2019 a Cuneo con oltre 5.800 preferenze. Ha affidato il suo rancore a un post su facebook in cui ammette che “questo Pd, da un po’ di tempo a questa parte, non è più il mio Pd”; un partito che ha “perso la sua identità, la sua missione”.

Dichiarazioni che sembrano lasciare poco spazio a una ricomposizione, soprattutto per chi da anni vive in una condizione di separato in casa. Le accuse, neanche troppo velate, di essere la quinta colonna del suo concittadino Alberto Cirio, il gelo calato con la deputata di Borgo San Dalmazzo Chiara Gribaudo, diventato isolamento dopo il successo di Patrizia Manassero a Cuneo e il consolidamento di un blocco che si raccoglie attorno al segretario provinciale e sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni. Tra un anno e mezzo, quando scadrà il suo mandato, Calderoni si candiderà alle regionali con il sostegno di tutto il Pd, da qui le apprensioni di Marello. Quando il tour dem, che il gruppo regionale sta facendo in tutto il Piemonte, è approdato nella Granda il partito ha organizzato un dibattito sull’ipotetico nuovo ospedale di Savigliano invitando non il consigliere del territorio, ma il capogruppo Raffaele Gallo di Torino. Tanto per rendere l’idea dei rapporti.

Quanta basta (e avanza) per convincere il politico langhetto a guardarsi intorno. Ma dove andare? Inutile dire che mentre il Pd s’avvita su se stesso il canto di Carlo Calenda e Matteo Renzi inizia a sedurre qualche naufrago della politica. In parlamento come sui territori: “C’è già stato qualche abboccamento” assicurano da Roma. E chissà che nel futuro di Marello non ci sia proprio un approdo su quei lidi. S’era incaricato Enrico Costa, vicesegretario di Azione, ma soprattutto uomo fortissimo della politica cuneese, di fare un sondaggio. D’altronde in un momento in cui il partito è chiamato a consolidarsi sul territorio qualche onesto collettore di preferenze può far comodo.

Per ora nulla di ufficiale, nessuna conferma (ma neanche smentita). Mentre c'è chi inizia a pensare che il pranzo di due settimane fa al Miralanghe di Guarene sia stato l'ultimo del gruppo dem al completo. Un incontro in cui di Marello, più che le riflessioni politiche venne apprezzato l'ottimo vino, riferiscono i soliti maligni. Le parole del consigliere cuneese lasciano poco spazio a un eventuale ripensamento: “Se il Pd non saprà rinnovarsi nei programmi e nelle persone, allora non avrà prospettive – ammonisce –. Mi aspettavo un segnale dalla nomina dei nuovi capigruppo di Camera e Senato. Invece nulla è cambiato. Il Pd ha confermato i vecchi capigruppo. Squadra che vince non si cambia, cito Sergio Chiamparino. Peccato che la squadra sia stata perdente”. Di qui, forse, la sua voglia di cambiare casacca.

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