POTERI FORTI

Ritardi e carenze, Pnrr a rischio. Profumo: "Riforme indispensabili"

Il presidente della Compagnia di San Paolo lancia l'allarme: "La scarsità di competenze progettuali della pubblica amministrazione può farci perdere una straordinaria occasione per innovare il Paese". Le richieste al nuovo governo e il grazie a Draghi

Presto che è tardi. L’Italia rischia di “perdere una straordinaria occasione per produrre una reale innovazione del Paese”, quella che si presenta con il Pnrr, a causa della “conclamata carenza di competenze progettuali” della Pubblica amministrazione, specie nei piccoli Comuni. A lanciare l’allarme è Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo di Torino, aprendo oggi la giornata del Risparmio nella sua veste di presidente dell’Acri, l’associazione delle fondazioni di origine bancaria. “Sono gli stessi amministratori, soprattutto dei piccoli Comuni che, dopo anni di mancate assunzioni, assenza di aggiornamento e invecchiamento del personale, hanno chiesto aiuto, in molti casi proprio alle Fondazioni, auspicando di essere accompagnati in questa fase molto delicata e dai tempi strettissimi”.

Serve, insomma, uno scatto in avanti per la riforma della Pubblica amministrazione prevista dal Recovery plan. Sul Pnrr “ormai siamo in uno stato talmente avanzato che possiamo permetterci un primo, parziale, bilancio”, ha aggiunto avvertendo dei pericoli. Un ringraziamento è rivolto a Mario Draghi “per aver saputo assumersi l’onere di guidare il Paese in un momento difficilissimo, riuscendo ad avviare la campagna vaccinale e a rispettare le scadenze per aderire al Recovery Plan europeo”.

Un’opportunità da cogliere appieno, a fronte di un quadro economico e sociale difficile, probabilmente destinato a peggiorare nei prossimi mesi. “Oggi incertezza vuol dire vivere in uno scenario in costante cambiamento – ha spiegato l’ex rettore del Politecnico, già ministro del governo Monti –. Ciò significa che è necessario imparare a vivere in una condizione di instabilità permanente”. Anzi, dobbiamo adattarci a una condizione che non sarà più straordinaria, perché “quello di crisi non è uno stato eccezionale, ma una nuova normalità basata su una costante ricerca di nuovi equilibri”. Da qui il clima di precarietà e le ansie nel Paese. “A tutto questo non eravamo preparati – ha proseguito –. La rapidità dei cambiamenti che si sono verificati negli ultimi decenni ci ha forse impedito di cogliere il quadro complessivo. La storia degli ultimi trent’anni è costellata di avvenimenti che generano costante instabilità: dalla caduta del muro di Berlino all’accelerazione della globalizzazione, dall’esplosione del terrorismo internazionale alla crisi finanziaria statunitense del 2008, con i suoi effetti economici sui paesi europei, dalla pandemia da Covid-19, con le sue conseguenze economiche e sociali, all’invasione russa dell’Ucraina, che ha causato nuove problematiche legate all’approvvigionamento energetico, che a loro volta hanno innescato la crisi inflattiva esplosa in queste settimane. Su tutto questo si dispiega anche l’acuirsi dell’emergenza climatica con i suoi effetti devastanti ormai sotto gli occhi di tutti, anche nel nostro Paese. Questo scenario sta producendo altissimi costi sociali – ha avvertito Profumo – in termini di aumento delle disuguaglianze e crescita della povertà”.

In tale contesto internazionale, l’Italia è messa decisamente peggio di altri, anche a causa di tare ataviche che pesano come macigni. “Oggi l'ascensore sociale funziona solo in discesa: il 42,8% di persone povere ha visto peggiorare la propria condizione rispetto a quella dei genitori. Questo stato perdurante di crisi produce anche un importante impatto psicologico. Gli italiani sembrano sfiduciati e non essere più in grado di rialzarsi. Non riescono a immaginare la durata e gli esiti di questa fase. Sembra essersi erosa la speranza”. Anche quei timidi segnali di inversione sembrano affievoliti se non spenti. “Il capitale di solidarietà e vicinanza che abbiamo visto all’inizio della pandemia pare esaurito. Il tasso di astensione alle recenti elezioni può essere letto come uno dei segnali inequivocabili di questo scoramento. Per questo, oggi, a tutti noi è richiesto un salto di qualità – ha proseguito Profumo –. In un clima di diffusa incertezza, è necessario contribuire a ristabilire un’atmosfera di fiducia, mostrandosi in grado di non pensare solo a fornire risposte all’emergenza, ma di progettare per il lungo periodo”. Secondo il presidente dell’Acri questo vuol dire “essere capaci e decisi nel lavorare non solo sugli effetti, ma di adoperarsi per contrastare le cause che determinano le crisi. In tempi di crisi, siamo portati a considerare prioritaria la risposta all’emergenza, tamponando le falle del presente. Al contrario, è proprio in queste fasi che occorre investire sul futuro, per immaginare vie d’uscita e avviare percorsi che diano forma a uno sviluppo duraturo in grado di metterci al riparo da croniche ricadute”.

Infine, una richiesta da “sindacalista” della categoria. Le fondazioni di origine bancaria auspicano che “anche con il nuovo Governo” continui il patto di “sussidiarietà fiscale” iniziato nel 2015 con il Mef. Profumo ha ricordato come il percorso, che dura da qualche anno e si è sviluppato in diversi fasi, prevede che “su temi di interesse generale, laddove si riscontrino alcune condizioni come comprovata capacità, efficienza e radicamento territoriale, lo Stato può rinunciare a una quota di tassazione, lasciando al Privato le risorse necessarie per produrre un maggiore impatto diretto sui territori”, come dovrebbe avvenire anche per le fondazioni. Fra le iniziative citate da Profumo anche il recente Fondo per la Repubblica Digitale, “che sta muovendo i primi passi e che ha l’obiettivo di sperimentare progetti innovativi per accrescere le competenze digitali di disoccupati, donne e Neet, un fronte su cui il nostro Paese è molto in ritardo rispetto all’Europa”.

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