SANITÀ

Medici no vax da domani al lavoro. Mascherine in corsia e nelle Rsa 

Anticipato a domani il termine della sospensione. La pandemia preoccupa meno e c'è carenza di camici bianchi. Dalla Regione segnali di condivisione del provvedimento. L'allarme del Pd. Resta l'obbligo dei dispositivi di protezione negli ospedali

Da domani i medici no vax potranno tornare al lavoro. Come ampiamente annunciato, il consiglio dei ministri conclusosi poco dopo le 15 ha modificato la norma, anticipando di due mesi la scadenza del provvedimento che quando era stato assunto, con un quadro pandemico ben diverso e più preoccupante, aveva come termine il 31 dicembre. 

Retromarcia del Governo, rispetto ad alcuni annunci, invece per quanto riguarda l’uso delle mascherine negli ospedali e nelle Rsa. I dispositivi di protezione individuale restano obbligatori in questi contesti sanitari. Lo prevede la nuova ordinanza del ministro della Salute Orazio Schillaci, a fronte della scadenza, proprio oggi, dell’analogo atto precedente. Nei giorni scorsi il governo aveva fatto capire di essere intenzionato a non rinnovare la misura, ma una serie di obiezioni tra cui quella del presidente nazionale degli Ordini dei medici Filippo Anelli e il richiamo da parte del Quirinale a non considerare finita la pandemia avrebbero indotto l’esecutivo a usare cautela su questo fronte.

Come si diceva, è invece stata tradotta in decreto la bozza circolata nelle scorse ore riguardante l’anticipo della fine del divieto ad esercitare la professione per quei medici che si sono rifiutati di ottemperare all’obbligo vaccinale. L’articolo 6 del decreto anticipa “dal 31 dicembre al 1° novembre 2022 la scadenza dell’obbligo vaccinale per il personale esercente le professioni sanitarie, per i lavoratori impiegati in strutture residenziali, socioassistenziali e socio-anitarie nonché per il personale delle strutture di cui all’articolo 8-ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 ovverosia le strutture che effettuano attività sanitarie e sociosanitarie, allo stato fissata al 31 dicembre 2022”. Inoltre, con specifico riguardo alla categoria degli esercenti le professioni sanitarie, si legge nel decreto “la vigente misura della sospensione dall’esercizio della professione, non si ritiene più giustificata né proporzionata al mutato quadro epidemiologico”. Un riferimento diretto e palese viene fatto alla grave mancanza di personale medico: “Peraltro, il reintegro del menzionato personale contrasta la grave carenza di personale sanitario che si registra sul territorio”, si legge nella relazione illustrativa.

Dunque una pandemia con conseguenze decisamente meno preoccupanti e gravi da un lato e la crescente carenza di medici negli ospedali sono alla base del provvedimento assunto oggi dal Governo. Una decisione che ovviamente di riverbererà su tutto il sistema sanitario e sulle Regioni che sono chiamate a governarlo, facendo i conti ogni giorno proprio con un continuo esodo di personale medico dalle strutture e il sempre più pesante ricorso a sanitari forniti dalle cooperative.

Per quanto riguarda il Piemonte, ambienti di Piazza Castello commentano il provvedimento del Governo facendo osservare come “ogni decisione è figlia del suo tempo”, dunque di fronte a un virus che provoca assai meno ricoveri arriva una sostanziale condivisione di quanto deciso a Palazzo Chigi. Un atteggiamento che suona anche come risposta alla richiesta arrivata dal gruppo del Pd di Palazzo Lascaris che, definendo “inquietante il reintegro dei medici no vax”, sollecita la Regione a opporsi al reintegro. 

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