POTERI FORTI

Pronta la spedizione di Garibaldi

Il professore torinese è la carta che Profumo intende calare nella partita per la presidenza della Compagnia di San Paolo. Fuorigioco la Fornero per ragioni anagrafiche, il milieu liberal sabaudo punta su uno dei suoi più brillanti allievi. La golden share meno dorata di Lo Russo

Una presidenza garibaldina nel futuro della Compagnia di San Paolo. È quel che pare profilarsi guardando, attraverso gli spessi vetri del palazzo di corso Vittorio Emanuele, a ciò che si muove in vista della successione a Francesco Profumo al vertice della cassaforte in cui è custodita gran parte del pacchetto azionario di Intensa Sanpaolo.

Proprio nelle mani e nella mente dell’ex ministro, ormai verso la scadenza del suo secondo e non più rinnovabile mandato, sarebbe la scelta del suo successore, per prassi prerogativa del sindaco di Torino ma che in virtù del nuovo statuto in corso d’opera sarà parecchio ridimensionata. E Profumo che da tempo lavora al passaggio di testimone curando (non senza legittimo interesse) l’individuazione dell’erede, avrebbe concentrato la sua attenzione su un nome che, in passato era circolato con forza per un’altra poltrona pesante e ambìta della Compagnia: quella del segretario generale. 

Il nome è quello di Pietro Garibaldi, nel 2018 in lizza per subentrare allo storico grand commis della fondazione Pietro Gastaldo. Scartata la prima carta, quella assai preferita dall’ex rettore del Politecnico, Stefano Firpo, dal mazzo uscì Alberto Anfossi, soluzione interna e di mediazione tra le varie correnti interne. Ma Garibaldi restò e a quanto pare resta nei pensieri di Profumo, oggi al vertice non solo della Compagnia, ma anche di quella potente associazione delle fondazioni che è l’Acri, sui cui avrebbe, a sua volta, messo gli occhi Fabrizio Palenzona

Classe 1968, professore ordinario all’Università di Torino, è stato direttore di qel sancta santorum della cultura economica liberal sabauda che è il Collegio Carlo Alberto. Un lungo curriculum in cui figura, tra le altre, l’attività nel dipartimento di ricerca del Fondo Monetario Internazionale e un incarico di consigliere economico del Ministero dell’Economia con Domenico Siniscalco nel 2004 e 2005, Garibaldi è pure un “bocconiano” giacché dell’ateneo milanese è stato assistente e professore associato. Non solo uno studioso, Garibaldi. Nel 2012 subentrò a Elsa Fornero, di cui è stato uno dei più brillanti allievi, alla vicepresidenza del Consiglio di sorveglianza di Intesa (vigeva la governance duale), quando la professoressa di San Carlo Canavese venne chiamata da Mario Monti al governo.

Oggi fuorigioco la Fornero, soprattutto per ragione di età (ha 74 anni, troppo vicino al limite che verrà imposto dal nuovo statuto su precise indicazioni del Mef, recepite e veicolate dall’Acri), tocca a Garibaldi sdcendere in campo a difendere quel nucleo di interessi che sta dentro e attorno all’establishment economico torinese (e non solo). Un profilo perfetto per i desiderata di Profumo nell’approntare la sua successione e proiettare le sue ambizioni (Cassa depositi e prestiti è il suo chiodo fisso), non lasciando spazio di manovra ad altri, grazie alle modifiche statutarie che ridurranno il peso di enti istituzionali tra i quali lo stesso Comune di Torino con la sua storica golden share che sarà un po’ meno dorata. Piacerà al sindaco Stefano Lo Russo il piano che il suo ex rettore sta preparando in maniera un po' garibaldina?

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