ALLA CARICA

Giunte parlamentari, Fornaro e Costa verso la presidenza

Conte prova a mettere i bastoni tra le ruote al Pd per il Copasir e candida l'ex pm Scarpinato. Organi di garanzia: Rossomando vice di Franceschini. L'ex capogruppo di LeU alla guida della "Elezioni", Il deputato di Azione alla giunta per le Autorizzazioni

Pochette e barbefinte, Giuseppe Conte ci riprova. Dopo essergli andata male con Francesco Boccia, l’ex ministro della sinistra dem che il leader dei Cinquestelle aveva tentato di mettere sul tavolo del Nazareno per la presidenza del Copasir, adesso il già due volte premier gioca un’altra carta, anzi due, per scombussolare i piani del Pd e forzare la mano puntando al bersaglio vero: la commissione di Vigilanza Rai.

Per il comitato sui Servizi Segreti, la cui guida spetta per legge alla minoranza, viene rivendicata dai dem, Conte ha indicato alla presidenza del Senato il nome dell’ex pm antimafia Roberto Scarpinato, ma ancora non ha comunicato i nomi alla Camera, “perché vuole alimentare l’ipotesi di essere proprio lui il candidato alla presidenza del Copasir”, come spiega un parlamentare del Pd che ben conosce le faccende di Palazzo San Macuto sgamando il piano dell’avvocato del popolo.

Bocciato su Boccia, visto che i due nomi fatti del Pd sono quelli dell’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dell’attuale segretario del Copasir Enrico Borghi, Conte piazza d fronte a Enrico Letta un nome pesante come quello di Scarpinato (autore dell’intemerata sul neofascismo alla seduta per la fiducia al Governo di Giorgia Meloni), lasciando addirittura pensare che l’eventuale alternativa sia nientemeno che egli stesso. Tutto questo nel timore, non proprio immotivato, che su Guerini (o Borghi) alla guida del comitato converga Azione, con Carlo Calenda e ancor più Matteo Renzi pronti a tagliare i Cinquestelle fuori dai giochi della Vigilanza, piazzando su quella poltrona (magari con un aiutino del centrodestra) Maria Elena Boschi.

Il redde rationem si avvicina, ma nel frattempo ci sono altre cariche di vertice negli organismi parlamentari di garanzia da affidare alle minoranze. Oggi tocca alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, la cui presidenza secondo gli accordi dei giorni scorsi va al Pd, quasi sucuramente per Dario Franceschini. Oltre all’ex titolare della Culturai, sempre per i dem, dovrebbero entrare anche Alfredo Bazoli e la riconfermata vicepresidente del Senato Anna Rossomando. Della Giunta fanno parte 19 senatori: sei di FdI, tre della Lega, uno di Forza Italia, uno di Noi Moderati, uno delle Autonomie, due del M5s, uno di Azione-Iv (si fa il nome di Ivan Scalfarotto, eletto in Piemonte) e uno dell'alleanza Verdi-Sinistra che indica Ilaria Cucchi.

Piemontese come Rossomando dovrebbe essere anche il presidente dell’analoga commissione a Montecitorio, la cui nomina è in agenda per domani. Per questo ruolo è in pole Federico Fornaro, capogruppo di LeU nella scorsa legislatura, che da studioso dei sistemi elettorali in quell’organismo sarebbe a dir poco suo agio. Sempre dal Piemonte arriva anche il più che probabile presidente della Giunta per le autorizzazioni alla Camera attribuita al Terzo Polo. Il nome che circola con più insistenza in transatlantico è infatti quello di Enrico Costa, viceministro alla Giusizia nel Governo Renzi e già ministro alla famiglia con Paolo Gentiloni, oggi esponente di primo piano di Azione e un profilo di convinto garantista che ben s’attaglia alla guida dell’organismo deputato a valutare le richieste di arresto o limitazioni di altre libertà personali dei parlamentari.

print_icon