Blocco auto e dell'ascensore (sociale)

L’idea di chiudere le città al traffico veicolare cosiddetto inquinante ha delle conseguenze non dette, ma prevedibili. La più evidente è quella di trasformare la mobilità privata da fenomeno di massa a qualcosa di riservato ad una élite più che benestante: chi potrà permettersi una Tesla per muoversi in città e una tradizionale per gli spostamenti più lunghi? Se poi si considera che le batterie delle auto elettriche, come quelle dei cellulari, dopo un certo numero di anni vanno cambiate ci si rende conto che l’auto elettrica è qualcosa di riservato a chi già adesso cambia auto ogni 4/5 anni e non certo all’operaio o all’impiegato che si tengono l’auto ben oltre i 10 anni. Non si riesce ad avere la certezza se questa conseguenza è un obbiettivo voluto ma sottaciuto o un semplice effetto a cui gente abituata ad alti redditi non ha semplicemente pensato. Il direttore di Quattroruote in una intervista televisiva ha dichiarato che lo scopo di questi provvedimenti è proprio di ridurre la mobilità di massa. La cosa assurda è il fatto che molte persone appartenenti al ceto medio-basso non si rendono conto di ciò e appoggiano politiche ambientali che li porteranno ancora più in basso. Tra l’altro uno degli slogan ambientali è quello delle 3 R: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Cambiare auto non va contro questa idea?

Approfondendo queste considerazioni generali si possono dedurre altre conseguenze negative sul cosiddetto ascensore sociale, ovvero la possibilità che chi viene da una famiglia più o meno povera possa ottenere un reddito maggiore dei propri genitori. Alcuni decenni fa era sufficiente che un figlio studiasse per passare ad una fascia di reddito superiore. Ora non è più così e spesso capita che un genitore con pochi studi abbia un reddito superiore al figlio laureato e a volte precario. Detto ciò, la riduzione della mobilità individuale peggiora ulteriormente questa situazione. Per poter accedere a determinati posti di lavoro a volte è necessario avere un’auto o perché si abita in un posto non servito da mezzi pubblici o la sede aziendale è in una zona periferica raggiungibile solo con mezzi propri. Alla persona che si impedisce di raggiungere il luogo di lavoro non si impedisce di migliorare la propria situazione? Non tutti possono permettersi un affitto o un acquisto in città. Forse Torino non ha prezzi alti, ma altre grandi città anche in periodi non proprio floridi hanno visto lievitare i prezzi degli immobili. Chi decide di abitare in periferia o in un borgo fuori mano non è solo per godere di un’aria migliore, ma anche per avere accesso ad un’abitazione a prezzi più ragionevoli sobbarcandosi l’acquisto di un’auto. Naturalmente l’auto non si cambia come un vestito e si può far durare anche vent’anni, perché costringere le persone a cambiarla?

Bisognerebbe anche valutare le conseguenze del blocco delle auto a combustione sullo spopolamento dei piccoli centri. Se sarà necessario comprarsi un’auto elettrica per andare a lavorare in città può darsi che qualcuno decida di abbandonare il piccolo borgo e cercare un appartamento in città. Il processo di sostituzione dell’auto a motore termico con le auto elettriche non è un processo neutro e ci saranno vincitori e vinti. Come al solito chi è nelle fasce alte di reddito non patirà alcunché, ma per tutti gli altri si aprirà una problematica che non sarà così indolore il tutto imposto dalle leggi di uno Stato che si dice amico dei poveri.

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