LA SACRA RUOTA

Alleanza in difesa dell'automotive

Fronte comune delle regioni europee sedi di stabilimenti del settore. Obiettivo ridiscutere lo stop commerciale dal 2035 di auto a benzina e diesel. Guidesi (Lombardia) nominato vicepresidente: "Siamo per la neutralità tecnologica"

Nasce a Lipsia, in Germania, quella che può essere considerata una vera e propria alleanza delle Regioni europee per affrontare e ridiscutere, con una strategia comune, la decisione della Commissione Europea riguardante lo “stop commerciale” dal 2035 di auto a benzina e diesel. Un fronte molto ampio: dal Piemonte, rappresentato dall’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano, a Lombardia, Abruzzo, Basilicata e Molise in rappresentanza dell’Italia, Sassonia, Baden-Württemberg, Baviera, Sassonia-Anhalt e Saarland (Germania); Valencia, Navarra, Andalusia e Castiglia e León (Spagna); Trnava e Kosice (Slovacchia); Grand Est, Borgogna-Francia-Coté (Francia).

Un tema che lo scorso 29 marzo è stato al centro di un tavolo riunitosi a Palazzo Lombardia, in cui era stato redatto un “manifesto per la giusta e razionale transizione” di questo settore. Un documento inviato al Governo nazionale, alla Conferenza delle Regioni e presentato alla Commissione europea. Obiettivo, accompagnare con gradualità la transizione del settore automobilistico evitando bruschi crolli. Coinvolti nei lavori svolti in Germania anche i rappresentanti di Anfia-Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, Confindustria Energia, Eni, Une-Unione Energie per la Mobilità, Assopetroli, Federchimica-Assogasliquidi, Federmetano e Assogasmetano.

“L’Alleanza nata in terra tedesca – spiega l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi – non è un punto di arrivo, ma l’acquisizione di un nuovo strumento con cui rinforzare la strategia difensiva del settore automotive, non essendo più la nostra voce sola, ma affiancata da un coro ben intonato”. In particolare, prosegue l’esponente della giunta Fontana – chiediamo un meccanismo europeo a sostegno di una transizione giusta ed equa delle produzioni industriali del settore automotive, ben tenendo in considerazione gli effetti sui distretti produttivi nelle regioni. Lo diciamo con forza: sull’altare della transizione non possiamo sacrificare competenze e capacità e soprattutto una leadership conquistata in cento anni di ricerca, innovazione e scelte imprenditoriali”.

Pesanti le ricadute: “A nostro avviso corriamo tre grandi rischi. Il primo: le imprese della componentistica potrebbero non riuscire a convertirsi, con gli effetti che possiamo immaginare sull’occupazione, pensiamo anche solo alle piccole imprese a servizio dei grandi marchi. Il secondo: che intravediamo è che il mondo delle, costose, auto elettriche escluda una fetta importanti di cittadini dalla possibilità di acquistare un’automobile. Il terzo è economico, strategico, produttivo e industriale, consegnando ad altri competitor extra europei un settore che abbiamo presidiato con non pochi sacrifici”.

Come evitare questi rischi? “Noi pensiamo – prosegue Guidesi – che per raggiungere gli obiettivi ambientali che sono stati giustamente prefissati, su cui ci vogliamo sentire coinvolti e impegnati, per cui: l’impatto zero delle auto in circolazione, l’impatto zero della produzione e del fine vita di quelle auto (altra situazione che tendo a sottolineare con forza), la soluzione sia la piena neutralità tecnologica, ovvero potere dare continuità al motore endotermico attraverso l’utilizzo di nuovi carburanti eco compatibili che ci consentano di raggiungere l’impatto zero nella circolazione". È quella che viene definita neutralità tecnologica.

“Sviluppare alternative come quella dei biocarburanti – conclude Guidesi, nominato vicepresidente dell’alleanza con delega alle Competenze e alla forza lavoro – può rappresentare anche un’occasione imprenditoriale. Certamente, si tratta dell’ennesima sfida per le imprese, che dovrebbero tuttavia essere sostenute per gli investimenti in ricerca e i necessari aggiornamenti. Sforzi a parte, potrebbe tuttavia essere una direzione in grado di salvaguardare ambiente e occupazione. La transizione è un processo che dobbiamo guidare, non subire”.

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