SANITÀ

Payback sanitario, il Piemonte chiede 200 milioni alle imprese

Avviato il recupero degli extraprofitti sugli sforamenti delle forniture. Il rischio è di mettere in ginocchio molte aziende. Icardi: "Soldi utili, ma serve una soluzione per non impattare su economia e occupazione". La richiesta di Confindustria al Governo

“Sono soldi che, naturalmente, farebbero comodo alla sanità piemontese”, ammette l’assessore Luigi Icardi che, però, subito, avverte: “tuttavia, se questo rischia di mettere in ginocchio e addirittura portare alla chiusura di molte imprese, bisogna trovare una soluzione differente”.

Che siano tanti soldi, quelli che il Piemonte dovrebbe recuperare dalle aziende fornitrici di dispositivi sanitari con il sistema del payback , ovvero la restituzione della metà delle somme eccedenti i limiti di spesa fissate nelle gare, lo attestano gli atti con cui la Regione ha avviato la procedura: oltre 200 milioni. Una somma che si è accumulata negli ultimi anni, da quanto nel 2016 nella finanziaria venne disposto l’obbligo di non superare, per queste spese (dai camici alle siringhe arrivando a un elenco lunghissimo, da cui sono esclusi i farmaci) il 4,4% del fondo ordinario per la sanità. Un provvedimento che, però è rimasto senza decreti attuativi fino al decreto Aiuti-Bis del settembre scorso.

Da lì è scoppiata una grana che investe tutto il sistema sanitario del Paese e che vede le Regioni, come dimostra il caso del Piemonte, obbligate a procedere nei confronti delle ditte fornitrici anche se questo, come ricorda lo stesso Icardi, rischia di avere pesantissimi contraccolpi su moltissime aziende, soprattutto quelle medie e piccole cui vengono chieste cifre spesso esorbitanti.

Mentre si contano già a centinaia i ricorsi ai Tar da parte delle imprese, Confindustria con il suo presidente per il comparto, Massimiliano Boggetti, ha chiesto la revoca della misura, sfidando l’esecutivo di Giorgia Meloni: “Se il Governo non cancella il payback deve avere il coraggio di dire chiaramente ai cittadini che non è in grado di erogare salute pubblica”. E a proposito di pubblico va notato come la dimensione degli sforamenti sia nettamente inferiore in quelle regioni, come la Lombardia, dove maggiore è il peso della sanità privata.

Ma è proprio sulla miriade di ricorsi e i tempi che questi imporranno sulla procedura che, in qualche modo, il Piemonte confida “nella speranza che il Governo trovo una soluzione, magari riducendo gli importi e dilazionando i pagamenti – spiega Icardi – per garantire da una parte l’introito di denaro per la sanità, ma dall’altra tutelando una fetta importante dell’economia che di fronte a questa prospettiva pone a rischio moltissimi posti di lavoro”. In effetti non sono poche le aziende che hanno già annunciato la chiusura e la messa in mobilità del personale se saranno costrette a pagare quanto richiesto.

L’utilizzo dei ricorsi ai Tar non è fatto nuovo rispetto alle richieste degli sforamenti dei limiti delle gare e quelli che conseguentemente vengono definiti come extraprofitti. Da alcuni anni il payback sui farmaci è una voce positiva nei bilanci sanitari delle Regioni, ma anche in questo caso ogni anno si ripete la pioggia di carte bollate e le cifre preventivate non sono poi mai quelle realmente incamerate: “l’ultimo payaback farmaceutico – ricorda l’assessore – ammontava a 3,2 miliardi a livello nazionale, poi dopo ricorsi e trattative lo si è chiuso a 2,7 miliardi”. Se il Governo non cambierà linea sugli extraprofitti per i dispositivi sanitari non è improbabile che si ripeta uno scenario analogo. Intanto dagli uffici di corso Regina, sede dell’assessorato, stanno partendo obbligatoriamente le richieste indirizzate alle ditte.

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