Sinistra agiata e benestante

In un’intervista sul caso Soumahoro, il sindacalista dei braccianti da qualche settimana al centro di un feroce scandalo, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini ha espresso le sue considerazioni sul “diritto all’eleganza”, uno degli argomenti citati a propria difesa dall’uomo attualmente sotto accusa.

L’esponente della sinistra ha dichiarato la personale presa di distanza dal lusso in generale, evidenziando che per comprare un paio di scarpe non spenderebbe mai duemila euro, come è abituata a fare la moglie di Aboubakar, perché tutto sommato per acquistare delle belle calzature ne occorrono solo un centinaio. In queste poche parole viene a galla la causa di tutte le difficoltà che sta attraversando la gauche italica, ossia l’essere guidata da una classe politica agiata e benestante. 

Tra i leader della sua frantumata galassia è infatti improbabile trovare un José Mujica, l’ex presidente socialista povero dell’Uruguay, oppure figure simili al compianto presidente sudafricano Nelson Mandela, comunista, che non si è piegato neppure durante una lunga (quanto ingiusta) detenzione dovuta alla determinata volontà di liberare il suo popolo dall’apartheid. In Italia, come nel resto d’Europa, è raro che un dirigente della sinistra si debba porre la scelta tra il dover rinunciare ad agio e comodità ed il poter difendere un’ideale di uguaglianza sociale. Fenomeno che avviene non per la carenza di battaglie da portare avanti nei confronti del potere, a difesa delle classi più deboli, ma per essere costoro, i dirigenti, oramai parte integrante del fitto sistema di governance degli affari pubblici.

La condizione medio alta borghese della maggior parte dei leader nostrani ha determinato la loro alienazione dalla realtà, dal quotidiano. Ha comportato il loro allontanamento dalle persone che sono costrette a vivere con la pensione sociale oppure con uno stipendio da perenne precario. L’azione a tutela di quello che un tempo era denominato proletariato sta entrando in un’ottica caritatevole tipica dell’Ottocento: un’azione da benefattori oppure da affidare alle dame di carità.

L’avere tutto ciò che si può desiderare, una bella casa e figli iscritti ai migliori college americani, è uno status che impedisce di guardare con lucidità al di fuori del proprio quartiere esclusivo. I nuovi borghesi, figli di lontane lotte di piazza, per tanto che si impegnino faticano a superare il livello teorico, perdendo così qualsiasi concretezza. Per loro, le tensioni attraversate dalla società, il disagio giovanile nelle periferie, la povertà crescente si trasformano in oggetto di dibattito televisivo, o da salotto, e nulla più.

Leggendo la cronaca della fuga da Kiev del giovane segretario del Partito comunista, Dmitry Lugaru, viene facile fare il raffronto tra un impegno politico che costa sacrifici e quello che, al contrario, premia dispensando prestigio. Dmitry è fuggito in Italia (non in Russia) con la sua famiglia dopo la decisione del governo di Zelensky di mettere al bando molti partiti di sinistra, etichettati strumentalmente come filo-russi, e in seguito a tale dichiarazione di illegalità sono centinaia (se non migliaia) i militanti arrestati dal regime o costretti a cercare asilo all’estero.

Una sorte, quella dell’esilio a vita, simile al destino che ha segnato la vita del giornalista australiano Assange, il quale rischia qualche decina di anni di carcere per aver informato il pubblico riguardo alcuni segreti conservati gelosamente da vari governi statunitensi. Obbligato a cercar rifugio all’estero, oggi è a un passo da quello che potrebbe essere un epilogo drammatico, ossia l’estradizione in terra americana. 

“Compagno” è un termine bellissimo, almeno per me, che anticamente indicava chi spezzava il pane dividendolo con altri. Un gesto di aiuto, di solidarietà e fratellanza racchiuso in un’unica parola, purtroppo, oramai in disuso.

Sabato scorso una manifestazione di lavoratori ha sfilato per le vie del centro di Torino, nella quasi totale indifferenza mediatica. Verso fine mattinata, una parte del corteo è stata fermata dalla polizia, a suon di manganellate, per aver scelto di staccarsi dal gruppo più grosso e dirigersi verso la sede di Iren. Lo scopo che si prefiggevano i dimostranti “ribelli” era di protestare contro il caro bollette e il distacco del teleriscaldamento a danno di migliaia di famiglie. Quelle persone, duramente colpite, contestavano una situazione terribile che consente oramai di paragonare il capoluogo piemontese a metropoli statunitensi cadute in crisi nel loro travagliato periodo postindustriale (Boston, Chicago e tante altre): città dove in una piccola area protetta vivono i ricchi, e nel rimanente tessuto urbano sopravvivono a fatica tutti gli altri.

Uno scenario fatto di gravi disparità e nuovi modi di sfruttamento è sotto gli occhi di tutti, ma sono in pochi a vederlo nella sua piena potenza aggressiva. Tra un risotto al tartufo e un bicchiere di Barolo, anche il più capace dirigente della Sinistra può distrarsi un attimo dalla missione affidata dagli elettori. Un attimo che, un molti casi, dura oramai da un decennio: un record anche per chi teorizza la relatività del tempo.

print_icon