CINQUE CERCHI

Si riaprono i Giochi per Torino

Il capoluogo piemontese nella partita di Milano-Cortina. Il Cio si riunisce oggi ma potrebbe rinviare la decisione. L'Oval torna in pista. L'enigma bob, che i sindaci montani non vogliono. Il ruolo di Ferriani, il sogno dell'hockey. Il 16 gennaio cabina di regia da Salvini

La fiaccola olimpica tornerà a bruciare su Torino, ma per l’ufficialità potrebbero volerci ancora alcuni giorni. Non è detto che la riunione del Cio, che si svolgerà oggi a Losanna, sancisca, come atteso da più parti, il coinvolgimento del capoluogo piemontese nei Giochi di Milano-Cortina 2026. Si parla di un rinvio, probabilmente di una settimana, in attesa che si chiarisca ciò che ancora chiaro non è. Ieri era attesa una conferenza stampa in cui il governatore del Trentino Maurizio Fugatti avrebbe dovuto formalizzare la rinuncia alle gare di speed skating, la velocità su pista lunga, in programma (almeno finora) a Baselga di Pinè. I costi per coprire quella pista, però, sono troppo ingenti, a oggi il progetto è rimasto sulla carta e da tempo il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, assieme al governatore Alberto Cirio fanno sapere di essere pronti a mettere a disposizione l’Oval, l’unica pista coperta d’Italia, tra le poche in Europa. La conferenza stampa di Fugatti, però, è saltata forse in attesa dell'incontro fissato per il 16 gennaio tra il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il comitato organizzatore di Milano-Cortina e il Coni per fare il punto della situazione sullo stato di avanzamento lavori.

In Trentino le comunità locali sono sul piede di guerra per quello che definiscono uno “scippo”, ma ormai sembra impossibile che in meno di tre anni possano essere ultimati i lavori a Baselga di Pinè e soprattutto trovati i soldi (oltre 60 milioni di euro) necessari per realizzare un impianto senza certezze sull’utilizzo futuro. L’Oval insegna: dopo qualche anno di progetti e sogni il ghiaccio s’è sciolto, la vocazione sportiva persa e quella pista da 400 metri ora viene utilizzata per fiere ed esposizioni. Riattivare le serpentine costerebbe 10 milioni secondo il progetto che aveva realizzato a suo tempo l’amministrazione di Chiara Appendino: un sesto rispetto alla struttura trentina. Non è più il tempo in cui ci si può permettere di buttare via decine di milioni pubblici, soprattutto se si tiene conto che finora l'evento è già costato 2,4 miliardi all'Italia.

Ma Baselga di Pinè non è l’unico buco nero dell’organizzazione veneto-lombarda. Le due regioni locomotive d’Italia, simbolo di forza economica ed efficienza, sono in panne su parecchi fronti. La pista di bob e slittino a Cortina difficilmente riuscirà ad essere realizzata e anche qui le istituzioni piemontesi hanno già fatto sapere di poter mettere a disposizione i propri impianti. In questo caso, però, la questione è più complessa: i sindaci montani hanno manifestato pubblicamente le loro perplessità. “C’è uno studio di fattibilità che prevede la demolizione della pista di bob e la riqualificazione di quel versante della montagna” racconta allo Spiffero Roberto Vaglio, sindaco di Cesana, che si dice “stupito per non essere stato mai interpellato né in modo ufficiale né informale”. La pista è di Parcolimpico, la società pubblico-privata che gestisce parte del patrimonio impiantistico di Torino 2006, ma non si può pensare di organizzare le Olimpiadi con i sindaci montani sulle barricate. “Se ora spendiamo altri milioni per rimettere in sesto quel mostro cosa ne faremo dopo? Tra bob e slittino ci sono una cinquantina di praticanti in Italia, tutti concentrati nel Nord-Est, noi qui abbiamo altri progetti”. Parole che certo non faranno piacere a Ivo Ferriani, altro attore che lontano dai riflettori, è parte in causa di questa tenzone: nato a Grugliasco, hinterland torinese, nel 1960, è presidente della Federazione internazione di bob e skeleton e dell’Aiowf, l’associazione che riunisce le federazioni internazionali degli sport olimpici invernali, ma soprattutto è membro dell’executive board del Cio che oggi si riunisce a Losanna. Insomma, non esattamente un personaggio marginale. “È un piemontese doc, sicuramente lavorerà per la causa” dice chi si rimette al suo finora insondabile volere.

È un risiko difficile da comporre, in cui interessi locali, spesso di piccole comunità montane, s’intersecano con dinamiche internazionali mentre la pioggia di quattrini per la costruzione di nuovi impianti e infrastrutture collegate fa gola a molti. Tra i gioielli dell’architettura sportiva in via di realizzazione c’è il PalaItalia Santa Giulia di Milano, un palasport da 16mila posti, 3 anelli e 180 milioni d’investimento, che dovrebbe ospitare l’hockey su ghiaccio. Per il momento si sono concluse le bonifiche e i lavori previsti per l’autunno scorso non sono ancora iniziati. Torino per ora è stata solo sondata, l’assessore allo Sport del Piemonte Fabrizio Ricca ammette: “Ci stiamo lavorando”.

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