SANITÀ & POLITICA

Pronto Soccorso ai privati, Pd: "Mai". E apre una crepa con Azione 

Muro (ideologico) dem sul ruolo delle cliniche. Ad Alessandria si incrina l'alleanza di centrosinistra al Comune: il calendiano Barosini apre, ma Ravetti lo gela. Il capogruppo a Palazzo Lascaris Gallo: "In Piemonte l'emergenza deve essere solo pubblica"

No pasaran. Il Pd sventola la bandiera del pubblico sulle barricate contro i Pronto Soccorso anche nelle cliniche private, mentre tutto intorno il sistema della sanità sta franando su fondamenta troppo fragili che per anni nessuno ha visto o ha non ha voluto vedere.

E proprio in Piemonte, regione tra le poche a non avere concesso l’emergenza al privato accreditato (salvo il caso, atipico, del Gradenigo), la questione tutta ideologica divampa e rischia di provocare fratture nello stesso centrosinistra. Quel che succede ad Alessandria, provincia che registra un'alta criticità proprio sul fronte della carenza di ospedali con Pronto Soccorsi prossimi al collasso, non è solo un caso che rischia di aprire una crepa nella maggioranza che governa il capoluogo. Ancor più è la plastica rappresentazione dell’ennesima divisione tra il Pd e il Terzo Polo, proprio su un tema come la Sanità, cruciale nella prospettiva di un futuro governo del Piemonte.

La scintilla che ha acceso le micce dem in riva al Tanaro la fa scoccare Gianni Barosini, vicesegretario regionale di Azione nonché presidente del Consiglio comunale, carica cui è approdato in virtù dell’appoggio, sia pure “informale”, fornito al Pd al ballottaggio alle elezioni della scorsa estate. In una nota annuncia la richiesta della convocazione della commissione Politiche Sociali per audire i responsabili della sanità locale, ma soprattutto Barosini si spinge oltre la cortina stesa dai piddini. Ipotizza la possibilità di “valutare un ordine del giorno da inviare poi alla Regione per sapere se, magari, non sia il caso di affidare parte del servizio di Pronto Soccorso direttamente alle strutture private del territorio”. L’estrema cautela del linguaggio, tuttavia, non lo risparmia dalla tanto rapida quanto dura reazione del consigliere regionale dem Domenico Ravetti

“Spero non arrivi in Consiglio regionale un ordine del giorno votato nel capoluogo della mia provincia per valutare l'apertura di Pronto Soccorso negli ospedali privati”, scrive l’ex capogruppo a Palazzo Lascaris, che avverte: “Per me sarebbe un punto di svolta politico e un motivo per una irrinunciabile battaglia a viso aperto”. Insomma, pronto a dissotterrare l’ascia di guerra e impugnarla contro l’alleato, in nome di quella difesa del pubblico corrispondente a un palese ostracismo verso il privato accreditato che il consigliere regionale spiega così allo Spiffero: “Non si parli di affidare il Pronto Soccorso ai privati se prima non si affronta il tema degli accessi che, non per colpa dei pazienti, spesso sono impropri a causa di scelte sulla politiche sociosanitarie sul territorio”. Ravetti per rafforzare la sua tesi ricorre a una metafora: “Non è che se una rete idrica ha una falla, costruiamo un nuovo pozzo, semmai ripariamo la rete bucata”. Poi la previsione tranchant: “Credo che un documento che impegni il sindaco di Alessandria a convincere il presidente della Regione ad aprire ai Pronto Soccorso ai privati non arriverà mai in Consiglio regionale”.

Semmai accadesse il contrario, a Palazzo Lascaris la pattuglia dem è pronta a dire “assolutamente no alla concessione dei Pronto Soccorso alla sanità privata”, come anticipa il capogruppo Raffaele Gallo. “Noi siamo e restiamo su questa posizione”. Posizione che è davvero difficile non vedere come, in buona parte, ideologica. “Il Pronto Soccorso deve essere gestito dal pubblico. Nel sistema sanitario il privato può essere complementare, ma non sostitutivo”, aggiunge Gallo. Va detto che nessuno ha mai ipotizzato una sostituzione, semmai un’integrazione da parte di quei gruppi che già accreditati dal servizio sanitario vengono chiamati – come accaduto nel Covid, ma anche per le liste d’attesa – a fornire quel che il pubblico non è in grado di garantire appieno. 

Peraltro anche nella storicamente “rossa” Emilia-Romagna ci sono strutture private con i Pronto Soccorso, così come nel Lazio dove sono una dozzina o in Puglia dove se ne contano cinque. La disponibilità offerta dal privato tramita il presidente di Aiop Giancarlo Perla, aveva trovato la disponibilità, almeno a parole, da parte dell’assessore alla sanità Luigi Icardi, anche se la situazione non pare aver fatto alcun passo in avanti. Al contrario cresce l’emergenza in quasi tutti gli ospedali del Piemonte. E poi, va ricordato che mentre il Pd (ma non solo) alza le barricate verso i  gruppi imprenditoriali che lavorano nel servizio sanitario regionale, un altro privato non accreditato e assai meno controllato (con tutte le conseguenze attestate da recenti episodi anche assai gravi) è dentro gli ospedali e trova le porte dei Pronto Soccorso spalancate, come le casse delle Asl. Le cooperative di gettonisti, ovvero una mera intermediazione di manodopera, ormai tengono in scacco le aziende sanitarie con costi sempre più proibitivi e una gestione del personale che ogni giorno mostra aspetti preoccupanti, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei pazienti. 

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