ROSSO & NERO

Chiorino nell'arena della Cgil,
e arriva pure qualche applauso

L'assessore regionale all'Istruzione di Fratelli d'Italia ospite al congresso della Federazione Scuola del sindacato rosso. Bastone e carota per sedurre i delegati dopo un profluvio della solita retorica antifascista: "Per me la conoscenza è alla base della democrazia"

Elena Chiorino svicola dal plotone d’esecuzione della sinistra radicale al congresso della Cgil Scuola piemontese usando bastone e carota. Se da una parte rivendica l’identità di Fratelli d’Italia, partito di cui è esponente di spicco, dall’altra apre al dialogo tra diversi. Diversi che però una volta si sarebbero chiamati opposti. Di certo i sindacalisti non avranno pensato di fare un favore all’assessore all’Istruzione di Alberto Cirio sistemandola in scaletta dopo la presidente onoraria dell’Anpi Torino Maria Grazia Sestero, che per 25 minuti ha contestato il Governo e la sua vicinanza culturale al passato fascista, chiamando il presidente del Senato Ignazio La Russa col suo secondo nome Benito, ricordando le uscite della premier sugli italiani sani e forti, liberi dalle devianze e l’accento sulla natalità nel ministero della Famiglia. Per non farsi mancare niente i compagni avevano montato un video con le manifestazioni Cgil sulle note di Bella Ciao e di Manifesto della Bandabardò. Dopo l’Anpi è stato il turno di Giulia Capriotti, 25 anni, rappresentante dell’Udu, studenti di sinistra, che chiede di recuperare le “lotte”. Rifiuta il merito decantato dalla premier e parafrasa Gramsci in chiusura (“Organizziamoci perché questo Paese avrà bisogno di tutta la nostra forza”), E quando la retorica tracima ecco che scatta sincero l’applauso vibrante dei delegati.

Cento anni di antifascismo e molti di più di lotta di classe riecheggiano nella Camera del lavoro di via Pedrotti, aperta a fine ‘800 e oggi riempita dalle bandiere rosse sindacali e da simboli e discorsi della sinistra più identitaria. Chiorino con la sinistra radicale non ha un rapporto facile. Pochi mesi fa alcuni studenti antagonisti hanno caricato una sua foto ruotata di 180 gradi: il senso era che i fascisti devono stare a testa in giù. Oggi però è diverso: è stata invitata ufficialmente da una sigla rappresentativa, un naturale interlocutore per chi ha le sue deleghe. E gli attacchi non sono stati personali, ma al Governo e alla cultura della destra. Forse è per questo che l’assessore, in linea con la premier Meloni, sfoggia un piglio istituzionale e costruttivo. D’altronde, le due sono nate a poche settimane di distanza: “Permettetemi un piccolo passaggio introduttivo anche rispetto a chi mi ha preceduta. Sono una mamma, sono cristiana, sono italiana, sono ahimè assessore al Merito della Regione Piemonte, espressione proprio di Fratelli d’Italia”. Dopo il bastone del proclama meloniano “donna, madre, cristiana” dilagato su internet e addirittura remixato, Chiorino passa alla carota richiamando una frase della presidente Anpi: “Abbiamo bisogno di giovani capaci e che siano cittadini liberi”. Se l’è appuntata, forse perché era una goccia nel mare di un discorso di quasi mezz’ora tutto contro la cultura della destra di governo, una “destra sovranista che in Italia non può che rifarsi alla tradizione patria, fatemi usare questo aggettivo, cioè al fascismo”.

Chiorino invece parla dieci minuti scarsi. Le contestazioni si strozzano in un borbottio. “Lei è come Cirio” dice uno, nel senso che cerca di passare bene con tutti. In effetti Chiorino ricorda l’importanza dell’ambientalismo nell’educazione civica degli studenti, e cita di nuovo le oratrici che l’hanno preceduta: “Una scuola che non esprime qualità è una macchina che genera disuguaglianza”. Poi però punge di nuovo: si mette a fare una riflessione sulla scuola “per non mettermi a parlare di nuovo di fascismo e antifascismo. Io sono nata nel 1977, per me è una storia molto lontana: penso che l’istruzione sia alla base della democrazia”. Ma non forza la mano e prosegue con un discorso distensivo, in cui loda l’atteggiamento “costruttivo” di Flc Cgil e il ruolo del dialogo in generale, che porta alla sintesi migliore, quella con più “valore aggiunto”. Alla fine guadagna una decina di secondi di applausi insperati e si toglie la soddisfazione di uscire dall’arena della Cgil stringendo pure qualche mano.

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