SANITÀ

Pochi medici, pensione più avanti.
Ma il piano divide i camici bianchi

Un emendamento al Milleproroghe prevede di alzare la soglia a 72 anni. Icardi: "Provvedimento utile, speriamo passi". Il Piemonte tra le regioni con i dottori più anziani. Barillà (Smi): "Si potrebbe contare su un buon numero di colleghi". Alza le barricate l'Anaao

I medici potranno spingere in avanti di due anni la soglia, oggi fissata in maniera inderogabile a 70 anni, della pensione. Questo succederà, retroattivamente dallo scorso primo gennaio e fino al 31 dicembre del 2026, se l’emendamento della maggioranza al decreto Milleproroghe diventerà norma. È, questa, solo l’ultima in termini di tempo ipotesi di intervento per fronteggiare la carenza di professionisti negli ospedali, ma non di meno sul territorio partendo proprio dai medici di famiglia il cui numero, negli ultimi anni, è calato in maniera allarmante costringendo ad aumentare da 1500 a 1800 e oltre la quantità di assistiti per ciascun dottore.

Passare, pur sempre su base volontaria, dall’appendere il camice al chiodo a 70 a poterlo fare un paio d’anni più tardi, come previsto dall’emendamento depositato dal senatore Renato De Poli, presidente di Civici d’Italia-Noi Moderati con un’ipotesi di finanziamento di 10 milioni, ancor prima di diventare legge divide lo stesso ambiente medico, con sigle sindacali a favore, altre piuttosto tiepide ed altre ancora decisamente contrarie. 

La stessa Federazione nazionale degli Ordini dei medici, con il suo presidente Filippo Anelli la bolla come “una misura inefficace” a livello strutturale, anche se un’ulteriore riflessione porta lo stesso vertice della Fnomceo ad ammettere che “se l’obiettivo è quello di dare una boccata d’ossigeno al sistema, nell’attesa che, tra tre o quattro anni, arrivino i nuovi specialisti e medici di medicina generale che si sono formati grazie all’aumento delle borse, la misura può avere un senso. In ogni caso – ha spiegato Anelli – meglio un medico ultrasettantenne, ma abilitato e con esperienza, di un medico extracomunitario assunto senza certezza dei suoi titoli, della conoscenza della lingua italiana e non iscritto ai nostri Ordini”.

Per trovare chi non vede l’ora che l’emendamento si trasformi nella concreta possibilità di poter contare, sia pure per un periodo limitato ai prossimi tre anni, a professionisti che altrimenti resterebbero a casa o, come accade sempre più spesso, approdano alla sanità privata dove non esiste limite di età, basta citofonare in corso Regina Margherita a Torino. “Come non potremmo auspicare un intervento del genere? Contare su medici che possono ancora dare il loro apporto sarebbe più di una boccata d’ossigeno”, ammette Luigi Icardi, assessore alla sanità di una Regione come il Piemonte che vanta (si fa per dire) un’età media dei medici tra le più elevate e per questo con il concreto scenario che ulteriori pensionamenti a fronte di pochi ingressi di nuovi professionisti confermi le previsioni che indicano il 2024 come l’hannus orribilis sul fronte del personale sanitario.

Che la medicina piemontese abbia i capelli bianchi lo attestano i dati dell’Ordine dei medici di Torino: su 17.919 iscritti, compresi gli odontoiatri, nella fascia tra i 67 e i 72 anni sono oggi 2798. Di questi 472 hanno 70 anni e quindi hanno raggiunto l’attuale limite massimo per lavorare nel servizio pubblico, 416 sono settantunenni. Per avere un quadro dell’intera regione, empiricamente, bisogna raddoppiare le cifre e aggiungerne un po’. Dunque, numeri di tutto rispetto quelli su cui si potrebbe contare per affrontare, pur senza risolverla del tutto, l’emergenza. 

“In Piemonte credo che questa misura potrebbe essere un valido supporto”, sostiene Antonio Barillà, segretario regionale dello Smi, uno dei sindacati dei medici di medicina generale. “Nei prossime mesi e anni andranno in pensione molti colleghi, ora costretti comunque a lasciare a settant’anni, quindi si potrebbe contare su questo aiuto, proprio a fronte di un’età molto elevata, superiore ai sessant’anni e con un depauperamento sul fronte dei medici di famiglia che nel giro di un paio d’anni sono passati da circa 3.200 agli attuali poco più di 2700”. 

Un po’ meno convinto il vertice piemontese dell’altro sindacato: Roberto Venesia a capo della Fimmg in Piemonte non nega i possibili effetti positivi dell’allungamento della possibilità si esercitare nel pubblico, ma avverte: “Già dieci anni fa si prefigurava il 2024 come l’anno in cui la criticità sarebbe arrivata ai massimi livelli, ma non vorrei che questo provvedimento portasse a tralasciare altre misure strutturali, assai più importanti”. Un secco no arriva, invece, dalla principale sigla sindacale dei medici ospedalieri. “Siamo assolutamente contrari alla norma che permette ai medici di rimanere in servizio fino ai 72 anni perché questa non aiuterà assolutamente a supplire le gravi carenze di personale”, afferma Chiara Rivetti, segretaria regionale di Anaao-Assomed

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