Regionali, no ai populisti

Nel maggio del 2024 si voterà per il rinnovo della Regione Piemonte e per moltissimi comuni nonché, e soprattutto, per il Parlamento Europeo. Ma, al di là dell’Europa dove vige il rigido sistema proporzionale e quindi ognuno corre per sé, la vera contesa politica resta quella dove si costruiscono le coalizioni per vincere le rispettive competizioni elettorali. E, ancora, si tratta di una consultazione che avviene dopo circa due anni dal voto per il rinnovo del Parlamento italiano e quindi sarà un autentico banco di prova anche e soprattutto per l’alleanza di centro destra.

Ora, senza inseguire il gossip sulle candidature alla presidenza della Regione e sulle alleanze che si andranno a definire nel corso dell’anno, c’è un aspetto che ritengo importante richiamare ai fini della stessa contesa politica ed elettorale. E cioè, credo sia importante riaffermare un “preambolo”: ovvero, se si vuole rilanciare la politica, i programmi di governo, la credibilità delle stesse coalizioni non si possono costruire alleanze credibili con i partiti e i movimenti populisti. E questo lo dico non per una pregiudiziale ideologica o per una virtuale e pretestuosa avversità. No, evitare di stringere alleanze con le forze, o la forza, populista, è la precondizione per cercare di rivitalizzare la politica e i suoi istituti più rappresentativi: dal ruolo dei partiti alle rispettive culture politiche, dalla cultura di governo alle ricette riformiste e non demagogiche.

Insomma, se è vero, com’è vero, che dopo il voto del 25 settembre scorso la politica finalmente può ritornare protagonista dopo una lunga stagione caratterizzata dal populismo demagogico, antipolitico e qualunquista che ha prodotto guai devastanti e nefasti per la stessa vita democratica del nostro Paese, sarebbe quantomai curioso se adesso qualcuno pensasse di riportare indietro le lancette della storia solo per una sommatoria di sigle e quindi per una pura questione di potere.

La sfida, quindi, è rivolta soprattutto alla sinistra, cioè al Pd. Perché è da quelle parti che si continua a coltivare la necessità e l’importanza di un’alleanza organica e di lunga durata con chi rappresenta la deriva populista nel nostro Paese. Ed è proprio su questo versante che si giocherà la vera sfida politica. Ovvero, detto in altre parole, se si pensa che il populismo continui ad essere un asset importante per il futuro della nostra politica, e quindi anche del governo dei territori o se, al contrario, rappresenti il vulnus principale per rilanciare la politica, rafforzare la democrazia e, non ultimo, dare serietà e credibilità alle stesse istituzioni. Locali e nazionali. E quindi delle due l’una. O si consolida la deriva populista e tutto quello che l’ha caratterizzata in questi ultimi anni oppure si inverte la rotta. E definitivamente. Sotto questo versante, e lo ripeto, è la sinistra ex e post-comunista che dovrà dare una risposta politica, culturale e anche programmatica. Seria e lineare.

Per questi motivi, a cominciare proprio dal rinnovo degli organi politici della Regione Piemonte, la consultazione del 2024 sarà importante e decisiva per capire anche e soprattutto i comportamenti e le scelte concrete dei partiti e dei singoli movimenti politici.

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