FINANZA & POTERI

Dietrofront sulla Superfondazione,
ora Profumo punta tutto su Cdp
 

il presidente della Compagnia San Paolo derubrica a "ipotesi fantasiosa" quello che in realtà è stato per qualche tempo un suo pallino: la fusione con Crt (e Crc). Decisiva la freddezza del fronte istituzionale. E nelle mire dell'ex ministro torna la cassaforte d'Italia

“Una ipotesi fantasiosa, nulla più”. Francesco Profumo liquida con una battuta la suggestione da lui stesso coltivata di una superfondazione del Nord Ovest un progetto per unire sotto un unico tetto la Compagnia di San Paolo, la torinese Crt e la cuneese Crc. A detta dell’inquilino di corso Vittorio, qualcuno deve aver capito male o forse ha confuso la strategia del governo di “stabilizzare il sistema” con un’operazione che a Torino avrebbe potuto portare alla nascita della prima fondazione bancaria d’Italia. Al netto delle capacità dissimulatorie, è stato proprio l’ex ministro e rettore del Politecnico, il primo a prospettare il percorso di una fusione tra i tre enti e a parlarne in via riservata a numerosi interlocutori istituzionali. Al punto che, il più svelto tutti, Fabrizio Palenzona, si era subito intestato il ruolo di “dirimpettaio” perfettamente allineato all’obiettivo per portare all’altare la fondazione cugina, di cui com’è noto sta puntando alla presidenza.

Evidentemente, a giudicare da come ha archiviato in fretta e furia l’argomento di fronte ai giornalisti a margine della presentazione delle linee strategiche di Csp per il 2023, qualcosa è andato storto. E se non ha incontrato l’esplicita contrarietà – da quelle parti non si usa –, di certo deve aver capito che i tempi non sono ancora maturi. Come pare gli abbiano spiegato il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e il governatore del Piemonte Alberto Cirio che assieme ai due presidenti delle Camere di commercio di Torino e Cuneo, Dario Gallina e Mauro Gola, rappresentano quel fronte delle istituzioni che finora marcia unito nella gestione dei più importanti dossier, a partire dagli assetti delle fondazioni, soprattutto in vista delle prossime scadenze dei vertici.

Che siano stati loro a imporre una brusca frenata? Probabile. Del resto, né il sindaco né il governatore sono (ancora) pronti e attrezzati per gestire un’operazione del genere, entrambi hanno avvertito il pericolo che potesse passare sopra le loro teste con scarse possibilità di dettarne le condizioni. Meglio, come stanno facendo, irrobustire il fronte per assumere direttamente il ruolo di interlocutori con i poteri forti, senza intermediari. Inoltre, negli ambienti bancari si racconta che dopo un primo iniziale interesse per il progetto, persino Carlo Messina, ceo di Intesa e sempre più incontrastato dominus delle vicende finanziarie, abbia di molto raffreddato le aspettative.

Insomma, Cirio e Lo Russo hanno in mente un’operazione in grado di emancipare la politica dal ruolo ancillare nei confronti dei salotti, buoni o malconci che siano. Il primo appuntamento è tra poche settimane quando verrà designato il nuovo vertice della Fondazione Crt, dove i due sono orientati a sparigliare nell’attuale braccio di ferro tra Giovanni Quaglia e Palenzona mettendo sul tavolo un terzo nome, nell’ottica del rinnovamento. Tra un anno toccherà anche alla Compagnia di San Paolo e se la “concordia istituzionale” reggerà all’usura del tempo e ai nemici interni alle rispettive fazioni, si tenterà di replicare. Profumo lo sa bene e a questo punto, tramontata l’ipotesi Superfondazione, non gli resta che puntare tutte le sue carte sul suo vecchio pallino, Cassa depositi e prestiti, la cassaforte d’Italia, in cui le fondazioni bancarie sono socie ed esprimono il presidente. Chi meglio di colui che è alla guida dell’associazione che le riunisce tutte quante?

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