ECONOMIA & FINANZA

Fondazioni: piccolo non è bello. L'esecutivo impone aggregazioni

Sono nove gli enti che rientrano nei parametri indicati dal governo Meloni in legge di stabilità: patrimonio inferiore ai 50 milioni ed erogazioni in discesa negli ultimi cinque anni. Nessuno è nel Nord-Ovest

Sono nove le piccole fondazioni di origine bancaria che, secondo il governo di Giorgia Meloni, non hanno più la forza per andare avanti da sole. Sono quelle che hanno un patrimonio al di sotto dei 50 milioni e che hanno osservato una riduzione della loro capacità erogativa negli ultimi cinque anni uguale o superiore al 30%.

Nella legge di stabilità, è stato previsto un accompagnamento, attraverso un credito di imposta di 6 milioni, per incentivare l’aggregazione con un ente più grande, solido e forte. Non c’è nessuna piccola fondazione in Piemonte che possa essere aggregata e questo riduce di molto le possibilità di manovra di Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt per la mancanza di una contiguità territoriale, raccomandata invece dall’esecutivo. Le fondazioni che rispondono ai criteri del governo per essere aggregate sono “cinque in Emilia-Romagna, una in Toscana e le altre tra Marche e Umbria” ha detto il presidente dell’Acri Francesco Profumo a margine della presentazione delle linee programmatiche della Compagnia di San Paolo per il 2023.  

“Il ministero ha inviato le prime due lettere – ha proseguito Profumo – il processo è partito dal punto di vista formale. Dal punto di vista sostanziale dobbiamo aspettare qualche mese per capire se ci sono le condizioni perché possano avvenire aggregazioni”. Come ha spiegato lo stesso Profumo la norma è chiara e in assenza di un accordo tra potenziale aggregata e aggregante si procederà al commissariamento dell’aggregata.  

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